Il Ticino, un puzzle

Preoccuparci della qualità dell’aria che respiriamo tutti i giorni e soprattutto di quella che faremo respirare ai nostri figli domani, credo sia un dovere civile. Certo, è vero che chi fuma mette in pericolo la propria salute in misura ancora maggiore. Ma chi fuma ha il grande privilegio di poter scegliere se fumare o no. Chi respira e abita in certe regioni del Cantone non ha invece nessun diritto di scelta! Subisce semplicemente e forzatamente le conseguenze ambientali delle decisioni politiche e soprattutto pianificatorie fatte proprie dal Cantone sia nel passato che nel presente. Perché è dalla politica pianificatoria, o forse sarebbe meglio dire dalla forte latitanza di una politica pianificatoria complessiva in Ticino, che nasce questa situazione insostenibile e fortemente dannosa per la salute della popolazione. Una politica pianificatoria che non ha voluto, o forse saputo, costruire una visione completa, articolata e coerente del territorio ticinese e delle sue piste di sviluppo. Una politica pianificatoria troppo spesso alla rincorsa dell’attimo fuggente proposto dalla realtà locale, piuttosto che una politica pianificatoria capace di proporre e dare ordine e logica ai bisogni che scaturiscono dalla realtà. Oggi, dopo tanta latitanza, irrazionalità e disordine territoriale, è difficile, davvero difficile porre rimedio in tempi brevi e in modo risolutivo a questo stato di cose. Ma un conto è decidere di voler voltare pagina, imboccando con decisione e coerenza, tra mille innegabili difficoltà, la strada della serietà e della coerenza. Un conto è invece continuare a scegliere di proporre una politica pianificatoria polverizzata, così come l’abbiamo fin qui conosciuta, senza che siano date direttive politiche forti e autorevoli sul Ticino che vogliamo. Purtroppo i segnali che vi è la volontà di continuare a percorrere il modello territoriale fin qui adottato sono numerosi e preoccupanti. Spesso sono segnali apparentemente slegati tra loro, che però si collocano tutti nello stesso quadro di riferimento. Vediamone solo un paio. Da una parte, di fronte alla presentazione dello studio del Dipartimento del Territorio (Dt) sullo smog invernale in Ticino che quantifica in modo chiaro le allarmanti conseguenze sanitarie sulla salute dei cittadini del Sottoceneri (vedi a pagina 7 e area, n. 7, 18 febbraio 2005), ci si dice soddisfatti delle scelte fatte fin qui e si conferma la necessità di continuare nel solco segnato. In tal senso il Dt dichiara con forza l’importanza e la centralità, per il recupero ambientale del territorio, dell’esistenza e dell’attuazione di un Piano di risanamento dell’aria sia per il Luganese che per il Mendrisiotto. In un’altra regione del Cantone, il Locarnese, quasi contemporaneamente si spinge, attraverso la locale Commissione intercomunale dei trasporti, per accelerare i tempi di realizzazione per il potenziamento dell’aeroporto di Locarno e per l’autostrada sul Piano di Magadino. E questo senza che il Consiglio di Stato sembri essere sfiorato dall’urgenza di realizzare prima un Piano di risanamento dell’aria, tenendo conto sia dell’importante impatto ambientale delle due opere in questione, sia del fatto che nella precedente concretizzazione del Piano dei trasporti del Locarnese praticamente nessuna delle misure “fiancheggiatrici” di risanamento ambientale previste originariamente dal Piano stesso (ed è uno studio commissionato direttamente dal Dt a dirlo!) sono state realizzate. Quanto dichiarato per il Sottoceneri non vale evidentemente per il Locarnese (alla faccia della vocazione turistica dello stesso!). È evidente allora come nelle pieghe di una politica pianificatoria polverizzata e costruita ad hoc sulle singole richieste e “invocazioni” politiche locali o regionali, c’è posto per tutto e il contrario di tutto. Ma è di questo che ha bisogno quello che resta del delicato e prezioso territorio del nostro Cantone? E di questo che hanno bisogno le migliaia di persone colpite da patologie legate all’inquinamento dell’aria del Ticino? Insomma, cosa deve ancora succedere perché questo Cantone decida finalmente di adottare una politica pianificatoria seria, ragionata, coerente e rigorosa?

Pubblicato il

25.02.2005 15:00
Anna Biscossa
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