Più cinico non si può. Visto che il prodotto usato per l’iniezione letale stava per raggiungere la data di scadenza, a fine aprile, lo Stato americano dell’Arkansas ha appena messo a morte quattro detenuti in otto giorni. Le prime esecuzioni dal 2005. Le autorità avevano previsto altre quattro esecuzioni, ma i ricorsi dei detenuti hanno permesso di evitarle in extremis.
Gli Stati Uniti hanno messo a morte 10 persone nel corso dei primi quattro mesi del 2017. Nel 2016 le esecuzioni erano state venti in totale. Nonostante questa impennata, il numero di esecuzioni in questo paese è in costante diminuzione: era due volte più alto nel 2007, e tre volte più alto nel 1997. Il dibattito sui metodi di messa a morte e la difficoltà nel trovare dei prodotti per l’iniezione letale hanno pure contribuito a rallentare il ciclo delle esecuzioni.


Alcune componenti utilizzate per l’applicazione della pena di morte provengono certamente da aziende farmaceutiche svizzere. Queste si difendono affermando che non le vendono a questo scopo e che i prodotti sono stati acquistati e rivenduti da un intermediario. Fortunatamente, nel 2013, il Parlamento svizzero ha adottato una mozione il cui scopo è vietare l’esportazione di prodotti medici utilizzati per l’esecuzione di esseri umani.
Il capo del Dipartimento federale degli affari esteri, Didier Burkhalter, ha fatto della lotta alla pena capitale uno dei suoi cavalli di battaglia. La nostra diplomazia ha anche ottenuto qualche risultato importante. Impegnandosi contro l’esecuzione di minori in Iran ha per esempio contribuito più volte a salvare delle vite.
La pena capitale è cosa del passato: il numero di esecuzioni è in diminuzione in tutto il mondo. Gli Stati che mantengono questa sanzione sono diventati una minoranza. Oggi più di due terzi dei paesi del mondo sono abolizionisti, in diritto o nella pratica. Uno Stato continua a mettere a morte migliaia di persone: la Cina. E siccome i dati su questa punizione sono considerati segreto di Stato, è impossibile sapere quanti individui sono passati davanti al boia. Per quel che riguarda Iran, Arabia Saudita, Iraq e Pakistan, insieme sono responsabili dell’87% di tutte le esecuzioni avvenute nel mondo.


Se il numero di esecuzioni diminuisce, le condanne a morte sono in aumento. Ciononostante la tendenza verso l’abolizione totale è reale. La pressione sugli Stati contro questa sanzione crudele e disumana ha portato i propri frutti. L’opinione pubblica americana è già favorevole all’abolizione. La pena capitale potrebbe presto raggiungere la sua data di scadenza e vivere le sue ultime ore.

Pubblicato il 

24.05.17
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