Il dolore del ritorno

L'uomo stanco si siede su una panchina sotto la scala mobile. Guarda l'esposizione di frutta del negozio di fronte, senza vedere. Ha lo sguardo spento. Sopra la sua testa passano i clienti del supermercato: salgono da una parte, scendono dall'altra. Paradiso e inferno. L'uomo è in purgatorio, sta rimpiangendo  i peccati che non ha mai osato commettere. Gli altri sfilano lenti sulla scala pregustando gli acquisti. O forse no: il piacere non è quello dell'oggetto da acquistare, ma quello in sé di fare shopping. Come se fosse un modo di essere liberi, di sentirsi padroni del mondo. Che abbondanza di prodotti! È questa la felicità: stordirsi da soli tra gli scaffali dell'abbondanza. Lasciarsi cullare dalle merci, come da una litania.
L'uomo ha l'aria assente. Ricorda quando in paese andava alla Novena, sotto Natale. Ha  un viso da ragazzo, anche se è già in pensione. Appartiene alla categoria degli uomini che invecchiano solo dentro:  fuori l'aspetto è fanciullesco, non fosse per i capelli grigi. Stringe a sé un sacchetto di plastica sulla panchina.
L'ultima volta con il carrello ha avuto un po' di difficoltà al culmine della scala. Si è distratto. Un momento d'esitazione, quando il nastro d'acciaio ha terminato il suo corso e il cliente dietro di lui ha esclamato: - Ma lei  viene dalla campagna? L'uomo ci è rimasto male, è arrossito, ha chiesto scusa, s'è allontanato. -Sissignore vengo dalla campagna,- ha poi pensato spingendo il carrello carico verso l'uscita, - la campagna dove adesso maturano le bacche rosse del sorbo.
L'uomo stanco decide di andare al primo piano e mette i piedi sulla scala mobile. Mentre sale obliquamente, guarda la sfilata degli abeti: è metà novembre ma già si respira il Natale. Sotto la casetta di legno, un nano meccanico con la barba bianca sta picchiando con il martello. Poi c'è quello segainmano, un nanetto  sulla slitta, uno che muove la scure su è giù sopra un pezzo di legno. L'uomo guarda e pensa: il dolore del ritorno. Torna con la mente a quand'era giovane e andava ad aiutare il nonno falegname. Gli sarebbe piaciuto il mestiere del falegname, ma aveva trovato un posto di fattorino nella casa di spedizioni e si era accontentato. Torna agli anni in cui fabbricava piccoli aeroplani con i pezzi di legno che  il nonno scartava. Ora se ne va davanti al banco del cioccolato e poi dà un'occhiata agli strumenti musicali, che non ha mai imparato a suonare. Troppo timido per suonare nella banda del paese. Tra poco qui suoneranno le pive e forse apparirà anche il babbonatale  che suona il saxofono. Avrà anche lui un vestito rosso. Rosso come le bacche del sorbo  beccate dai tordi, nella campagna che non c'è più.

Pubblicato il

03.12.2010 14:30
Alberto Nessi
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