Il grande bisogno di alloggi a pigione moderata

L’iniziativa lanciata dall’Associazione svizzera inquilini che chiede più alloggi a pigione sostenibile sta raccogliendo consensi un po’ ovunque. A sei settimane dal lancio ufficiale, ha raccolto 42.000 firme: un bel risultato. Le città e i cantoni dove il problema dell’alloggio è più sentito sono in testa alla lista di chi ha risposto tempestivamente all’appello. Zurigo, Berna. Ginevra, Losanna, Lucerna risentono in modo marcato della penuria di alloggi sociali, ma sono pure cantoni dove la tradizione di demandare alle cooperative e agli enti senza scopo di lucro la costruzione e l’amministrazione di appartamenti a pigione moderata è una realtà consolidata.


In più di cinquant’anni questi enti hanno saputo costruire oltre che case anche una fiducia nell’efficacia dei loro progetti. Anche il Ticino si sta mobilitando. Le bancarelle, organizzate a Bellinzona e Lugano, per la raccolta delle firme necessarie alla riuscita dell’iniziativa hanno avuto una buona rispondenza e hanno permesso di raccogliere i sentimenti dei passanti. Tante sono le preoccupazioni emerse, ma anche tanta la sfiducia nella volontà politica di risolvere questo annoso problema che si acuisce di anno in anno.

 

Preoccupazioni espresse dai giovani che vogliono creare una famiglia e sono consapevoli degli oneri finanziari a cui andranno incontro, così come dalle famiglie che sempre più spesso devono poter contare su un doppio salario per far fronte alle tante spese domestiche prime fra tutte quelle dell’alloggio e della cassa malati. Ma abbiamo incontrato anche chi, pur lodando lo sforzo dell’Asi nel cercare una soluzione concreta al problema, non ha firmato l’iniziativa. Sono gli stranieri che non hanno diritto di voto, ma che come tutti devono sborsare fior di soldi per avere un alloggio. Sono anche quelli che di regola hanno famiglie più numerose e quindi con più oneri, che non possono contare su una rete familiare che può venire in aiuto in caso di difficoltà, che probabilmente mai potranno accedere alla proprietà, ma che vivono e lavorano da noi e contribuiscono come noi alla crescita economica e culturale della società.

Pubblicato il

05.11.2015 10:13
Elena Fiscalini
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