Il no ai tagli di Bruno Cereghetti

«È tutto il modello che va rivisto»

Abbiamo chiesto a Bruno Cereghetti, deputato in Gran Consiglio per il Partito Socialista ed ex capo-Ufficio dell’assicurazione malattia del Canton Ticino, di aiutarci a capire alcuni aspetti e le ripercussioni della recente decisione governativa di tagliare i sussidi per la cassa malati.


Signor Cereghetti, è davvero così facile come vogliono farci credere cambiare cassa malati e/o modello assicurativo?


No, non è per niente facile perché bisogna tenere in conto che una gran parte degli assicurati dispone, oltre che dell’assicurazione obbligatoria, anche di assicurazioni complementari. Ora, se per l’assicurazione obbligatoria è facile cambiare assicuratore (basta semplicemente una lettera) non è così per le complementari, che sono di diritto privato e che non ammettono più gli assicurati dopo una certa età. Oltretutto i termini di disdetta e di cambiamento non sono gli stessi: quando si vuole cambiare per l’assicurazione obbligatoria entro fine novembre, i tempi per cambiare le complementari sono ampiamente scaduti. Inoltre, avere due assicuratori è possibile, ma non agevole da gestire, soprattutto in caso di malattia, magari pronunciata o cronica.


Quali sono gli ostacoli per il passaggio al modello «medico di famiglia», auspicato dal Governo con la recente decisione?


Teoricamente il passaggio è facile, basta scrivere al proprio assicuratore che offre questa possibilità (ricordo che non tutti la offrono ancora) e dare indicazione sul proprio medico. Però bisogna stare attenti a una cosa: gli assicuratori hanno tutti i diritti e le possibilità di modificare la lista di medici a loro graditi, quindi può succedere che una persona si veda stralciare il proprio medico di famiglia dalla lista dei medici riconosciuti dalla cassa.

Quindi cambiare cassa è una cosa complessa che richiede tempo, tempo che non è stato preso in considerazione dalla recente decisione governativa, giunta a cinque giorni dallo scadere del termine ultimo per il cambio dell’assicurazione di base. È stata una decisione dell’ultima ora, un escamotage per tagliare linearmente i sussidi: se veramente fosse stata una misura strutturale sensata ci avrebbero pensato per tempo e avrebbero emesso il messaggio prima dell’estate in modo da poterlo analizzare con la dovuta calma e a quel punto fare una vera informazione agli assicurati.


È vero che saranno solo le fasce di popolazione più abbienti a essere colpite da questa modifica, come sostiene il Consigliere di Stato Beltraminelli?


Questo è un difetto grosso e serio del nuovo modello di sussidiamento nell’assicurazione malattia: più si alza il premio, più aumenta automaticamente la fascia degli assicurati che possono beneficiare del sussidio. Ciò crea spese supplementari allo Stato e va a toccare fasce di reddito verso le quali è lecito chiedersi se abbia senso intervenire con un aiuto. Per capire meglio: nel 2014 il premio aumenterà dell’1,1 per cento, il che comporterebbe l’entrata di 6.000 nuovi assicurati delle fasce più alte di reddito tra gli aventi diritto al sussidio. Quindi, per evitare di dare un sussidio di 20 franchi al mese a persone con un reddito disponibile di 120.000 franchi all’anno, si è deciso di far perdere 410 franchi all’anno alla famiglia più povera. Questo è un sistema perverso: per non dare qualcosa a chi sta meglio, devo togliere tanto a chi ha bisogno. Le critiche che si possono fare al modello attuale sono molte, a partire dal calcolo del reddito disponibile, elemento determinante per definire l’importo individuale di sussidio, ma che si basa sui dati di tre anni prima e non sulla condizione attuale delle persone. Bisogna quindi assolutamente ripensarne uno nuovo, anche in vista degli aumenti dei premi previsti per il 2015, che verosimilmente     andranno oltre il 3 per cento.


Questa decisione spinge gli assicurati verso il modello del medico di famiglia, che sarà però il più soggetto ad aumenti nei prossimi anni...


Esatto. Questa misura tardiva è stata giustificata dicendo che anche gli assicurati sussidiati devono essere spinti verso il modello del medico di famiglia, partendo dal presupposto che siano in pochi ad averlo scelto, ma nessuno ha mai detto quanti assicurati hanno già questo modello e quindi si trovano con una decurtazione pura e semplice del sussidio. E questa è una grandissima lacuna: in realtà sono moltissimi ad aver aderito a questo tipo di assicurazione, perché già il modello precedente prevedeva delle agevolazioni per chi sceglieva il medico di famiglia.
Questo modello è nato un po’ come specchietto per le allodole per attirare molti assicurati, soprattutto i cosiddetti «buoni rischi» e incrementare così la parte di assicurazioni complementari. Se avere il medico di famiglia è una buona cosa per una serie di motivi, questo principio non è la stessa cosa del modello medico di famiglia che hanno in mente gli assicuratori, i quali innanzitutto inseriscono i medici che vogliono loro nella lista, vendendo un «premio dumping», sottocosto. Infatti attualmente offrono degli sconti attorno all’11-12 per cento rispetto all’assicurazione ordinaria, ma questo sconto è destinato a svanire come neve al sole perché insostenibile. Nel 2015 questo modello denoterà quindi un aumento di premio percentualmente maggiore perché, come ha dichiarato anche il Consigliere federale Alain Berset, bisogna mettere a posto questa situazione di vendita sottocosto dei prodotti assicurativi.

Pubblicato il

19.01.2013 14:29
Veronica Galster
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