Il piano della nuova guida Pss

Il Partito socialista svizzero, perse le elezioni, si è visto il presidente Hans-Jürg Fehr annunciare le sue dimissioni. Oltre a ricomporre i pezzi  andati in frantumi il 21 ottobre scorso, il Pss si è dunque dovuto confrontare con la scelta di un nuovo timoniere. Abbastanza rapidamente è emerso come papabile successore il giovane friburghese e sindacalisa, Christian Levrat. Gli altri nomi, in particolare quello di Jacqueline Fehr, si è fatto presto da parte. Altri sembravano dover emergere ancora fino a poco tempo fa ma nelle scorse settimane si sono sciolti ancor prima di venire a galla. La poltrona di presidente è troppo bollente? Nessuno vuole più realmente impegnarsi per il partito? Tutte ipotesi che abbiamo avanzato al  candidato unico Christian Levrat.
Il prossimo primo marzo, a Basilea, il Congresso straordinario sarà l'occasione, oltre che per scegliere ufficialmente il nuovo presidente ma anche quello di abbozzare la nuova forma che si vorrà dare alla squadra, vicepresidenza compresa che, salvo colpi di scena, dovrebbe allargarsi a più persone provenienti da varie regioni del paese così da poter riavvicinarsi alla base e alle sezioni locali in questi ultimi anni abbandonate. «La Direzione deve dare il buon esempio», ha affermato Christian Levrat. «Fino al 16 febbraio sarà possibile presentare la propria candidatura alla vice-presidenza».

Christian Levrat lei è l'unico candidato alla Presidenza Pss. La patata è troppo bollente oppure nel Pss non vi sono più persone pronte a mettersi a disposizione del partito? Eppure appena qualche settimana fa lei aveva affermato di aver incontrato diverse persone interessate alla carica: dove sono finite?
Vi sono diverse interpretazioni possibili: tanto per cominciare dove siano finite quelle persone che si dicevano interessate non lo so. Ora sono rimasto solo io e questo, negativamente parlando, potrebbe spiegarsi con il fatto che effettivamente molti considerano questa "patata troppo bollente". Se vogliamo invece essere ottimisti possiamo pensare che nessun'altro si è candidato in quanto si considera la mia candidatura come quella giusta per portare il partito al 2011 verso una vittoria elettorale.
Lei esclude così l'ipotesi che non vi siano più persone pronte a sacrificarsi per il partito?
Non credo sia così: basta guardare l'animazione e l'interesse attorno alla vice- presidenza. Peraltro io sono convinto che il risultato negativo dello scorso ottobre abbia avuto almeno il merito di creare un "effetto choc" nel partito e abbia fatto capire o stia iniziando a far capire che nel Pss abbiamo un problema piuttosto grave e che se non ci applichiamo per realizzare riforme con la necessaria energia ci ritroveremo facilmente nel 2011 a vivere la medesima sconfitta.
Una sconfitta così importante come quella di ottobre, possibile che nessuno del partito l'aveva vista arrivare?
Il fatto è che fino alla primavera scorsa nel partito pensavamo che alle elezioni di ottobre non avevamo né molto da perdere, né molto da vincere. Penso che globalmente, forse in misura maggiore a livello dei membri e delle sezioni locali, non abbiamo saputo affrontare le elezioni con la giusta importanza. A livello nazionale abbiamo cominciato a capire che avevamo un problema molto serio solo nel corso dell'estate e abbiamo così cercato di recuperare cambiando tono alla campagna. Penso ad esempio al Vertice sul lavoro quando abbiamo cercato di riportare in primo piano e rimettere nella nostra campagna elettorale le questioni sociali, il lavoro, i problemi salariali.
Qualche mese prima del voto di ottobre, l'ex Consigliere nazionale Franco Cavalli aveva sollevato critiche al partito definendolo "addormentato". Il Pss lo aveva messo all'indice ma in fondo aveva ragione…
Senza dubbio su certi punti Franco aveva ragione. In particolare quando affermava che all'interno del partito non si era più in grado di dibattere, di scontrarsi preferendo un approccio molto armonioso: si ricercava il consenso ancor prima di avere affrontato la discussione in modo aperto. E questo tratto ci ha progressivamente rovinato.
Cavalli aveva anche sottolineato la mancanza di coordinazione tra quello che fa il Pss centrale e quello che fanno le sezioni locali. Che fare per risolvere questo problema?
Questo è certamente tra gli elementi che hanno fatto fallire la nostra campagna e che ha fatto sì che non sapessimo mostrare chiaramente il nostro pensiero in opposizione a quello degli altri partiti. Nella fase finale della campagna il partito deve apparire molto disciplinato attorno a qualche tema semplice da mettere al centro delle elezioni. Non si può fare una campagna in cui i partiti locali avanzano con dei temi diversi, cantone per cantone senza mai uniformarsi dal punto di vista tematico. Per questo è necessario rafforzare la cooperazione e questo nei due sensi così da avere uniformità in tutti i sensi e questo a mio avviso va dall'avere lo stesso logo (pensi ad esempio che a Neuchâtel il colore del Ps è il blu e avrei esempi simili praticamente per ogni singolo cantone…) fino a condividere i temi politici centrali.
Nelle ultime settimane lei ha avuto numerosi colloqui con persone più o meno vicine al partito così da tastare il terreno per poi trovare la via per riorganizzare il partito. Cosa è emerso?
Penso che ora sia prematuro trarre dei bilanci da questi incontri e credo non sia una buona cosa precipitarsi nelle soluzioni. Dobbiamo prenderci il tempo di riflettere a fondo e arrivare all'Assemblea dei delegati di fine anno con le idee in chiaro sul partito e il suo futuro. Avremo così un partito nuovamente pronto per la campagna a partire dal 2009.
Ma concretamente che immagine si è fatto della rinascita del Partito?
Vi sono a mio avviso tre livelli di azione. Il primo, il più complesso e anche il più importante è la mobilitazione. Mobilitare il partito nella sua integrità, rimobilitare le sezioni locali, ricostruire la convinzione che valga la pena impegnarsi per il Pss. Ridare la convinzione che vi sono gli strumenti per migliorare le condizioni di vita. Mobilitare le persone implica un enorme lavoro di collaborazione con le sezioni locali, con le dirigenze locali e una presenza di delegati su tutto il territorio. In questo rientra il mio intento di ampliare la dirigenza introducendo più vicepresidenti, più capillari a livello locale: la presidenza deve dare il buon esempio del nuovo impegno. 
Il secondo livello è la capacità nel fare campagna: dobbiamo comunicare meglio, essere più coordinati a livello nazionale, adottare un certo senso di marketing che fino ad ora è mancato. Non siamo obbligati nemmeno a rifare gli stessi errori di quest'anno quando invece di fare campagna sui nostri temi, sui progetti concreti per il Paese, ci siamo lasciati trascinare nella campagna "contro Blocher"… La campagna per le nazionali non è la "campagna" per il Consiglio federale!
Infine, dobbiamo reintrodurre la cultura della discussione senza temere di scontrarci. Il Partito socialista è il luogo del dibattito che porterà poi, in un secondo tempo, al consenso attorno al quale riunirsi.
Per dialogare con la base dobbiamo conoscerla e trovare così il giusto vocabolario. Ma scusi come è possibile questo se, come lei sostiene, non esiste un elettore medio del partito socialista?
La segmentazione dell'elettorato è un problema cui sono confrontati tutti i partiti: non vi è più un elettorato "medio" perché la società di oggi è più individualista. Questa nuova struttura deve essere presa in considerazione nelle nostre riflessioni, ma anche nel nostro modo di lavorare e di discutere: le diverse correnti esistenti nel partito – quella femminista, quella sindacalista, quella europeista, e quella delle consumatrici… – devono essere più visibili e in grado di dibattere tra di loro: dobbiamo utilizzare questa nostra ricchezza per recuperare il terreno politico.
Quale terreno ha soprattutto perso il Pss?
Dobbiamo riappropriarci dei temi che sono "nostri" lavorando parallelamente su tre settori: il primo, quello sociale. Secondariamente: la ripartizione  delle ricchezze tra i più ricchi e i meno fortunati del Paese. Terzo settore: la politica ambientale con una revisione ecologica e durabile della nostra economia. Sono un po' preoccupato di vedere un Paese come la Germania, guidata dalla Cdu portare avanti a gran velocità progetti nel settore dello sviluppo sostenibile e delle energie alternative mentre la Svizzera prosegue al rilento….Compito del Governo è agire in questo senso e far passare il messaggio che vivere in modo ecologico non significa vivere senza i confort di cui oggi beneficiamo.
Il 12 dicembre Christoph Blocher è stato estromesso dal Governo grazie a un'alleanza trasversale all'interno dell'Assemblea federale. Che cosa resterà di quest'alleanza nella legislatura appena iniziata?
Tanto per cominciare con questa azione trasversale abbiamo fatto un po' di ordine.  Secondariamente abbiamo lanciato le base per una collaborazione con il Ppd. Ora ci aspettiamo che il Ppd mantenga un certo numero di promesse fatte durante la campagna. L'auspicio, dopo aver estromesso Blocher, è quello di poter collaborare con il partito di Darbellay in campo economico, sociale, ambientale e nel settore della famiglia.
Il Partito è però noto per non mantenere sempre le promesse…
È vero è un partito spesso "impercettibile": sta al Ppd ora mantenere le promesse, anche molto concrete fatte durante la campagna. Un primo banco di prova per il Ppd sarà quello del pensionamento. Vorranno aumentare l'età di pensionamento delle donne e con questo risparmio permettere la flessibilizzazione dell'età di pensionamento generalizzata?
L'uscita dal Governo di Blocher  porterà dei veri cambiamenti?
Togliergli le chiavi di Palazzo federale è stata una buona cosa. Tuttavia non penso che l'Udc modificherà di conseguenza la sua politica. L'Udc continuerà a portare avanti una politica, seppur di opposizione, in favore di una certa classe privilegiata, grandi imprese, grandi azionari e non certo delle classi popolari.
Professionalmente lei è un sindacalista. Qualche mese fa è stato rotto lo storico contratto collettivo di lavoro per il settore edile. Non ha avuto anche lei l'impressione che i media e l'opinione pubblica non si rendessero realmente conto della posta in gioco attorno alla rottura del Contratto collettivo dell'edilizia. Non sarebbe un buon segnale di predisposizione popolare ad aprirsi con il Ps sui temi sociali…
Per quel che riguarda i media, in particolare quelli svizzero—tedeschi, condivido la sua affermazione. Per quel che ne è dell'opinione pubblica ho invece riscontrato una grande solidarietà nei confronti degli operai. È tuttavia forse vero che non tutti si sono accorti dell'effetto domino che la rottura di un Ccl storico come quello dell'edilizia può avere su tutti gli altri settori.
Christian Levrat come giudica le trattative tra patronato e sindacato?
Dal mio punto di vista, esterno, non capisco perché gli imprenditori abbiano dovuto rompere il Ccl per giungere al risultato cui sono oggi. Quello che hanno ottenuto corrisponde già a quello che Unia proponeva ad aprile dello scorso anno e in quell'occasione si sono visti rifiutare qualsiasi accordo. A questo punto consiglio vivamente al padronato di siglare l'accordo – ottenuto con la mediazione di Jean-Luc Nordmann, non certo noto per essere un uomo di sinistra, anzi  – e non scherzare con il fuoco visto che siamo seduti sul già incandescente dossier della libera circolazione delle persone….
Negli scorsi giorni La Posta ha mostrato utili esorbitanti da un lato ottenuti grazie al settore delle "lettere", dall'altro alla crescita di PosteFinance. La Posta si trasforma in banca: ciò sta bene al Sindacato della Comunicazione?
Noi siamo favorevoli alla creazione di una banca postale in quanto è un mezzo per finanziare il servizio pubblico. Io non sonov contrario ai benefici della posta ma non mi sta bene che malgrado i benefici pubblici siano in crescita, il servizio offerto è meno efficiente e le condizioni dei lavoratori sono in caduta libera.

Pubblicato il

25.01.2008 02:00
Fabia Bottani
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