Il prezzo è giusto se è fisso

Come per molti prodotti dipendenti dalle diverse lingue e culture, anche per i libri la Svizzera non ha un mercato nazionale omogeneo, ma tre mercati diversi con caratteristiche proprie, legati al rispettivo mercato del paese confinante con la stessa lingua. Di conseguenza, anche per quanto riguarda il prezzo dei libri la Svizzera è un "Sonderfall". In tutti i paesi confinanti il prezzo dei libri è fisso e disciplinato per legge. In Svizzera c'è invece un po' di confusione, alla quale potrebbe porre rimedio la votazione popolare dell'11 marzo.

In gran parte dell'Europa e nei paesi confinanti con la Svizzera, eccetto che in Gran Bretagna e nel Liechtenstein, vige il prezzo fisso dei libri. Nella Svizzera tedesca era così fino al 2007, grazie ad un concordato tra editori, grossisti e librai. Ma poi il Tribunale federale, in assenza di una legge specifica, ha dichiarato illecita questa pratica, nel senso che costituisce una sorta di cartello che distorce il libero mercato. Nella Svizzera francese, invece, l'arrivo di una grande catena francese di librerie ha fatto saltare sin dagli anni Novanta ogni accordo precedente, aprendo il mercato ad una concorrenza totale che ha messo in difficoltà i librai tradizionali, molti dei quali hanno dovuto chiudere.
Nasce da quella crisi l'iniziativa parlamentare presentata nel 2004 dal consigliere nazionale ginevrino Jean-Philippe Maitre, del Ppd, che chiedeva di disciplinare il prezzo del libro in tutta la Svizzera, quindi anche nella Svizzera italiana dove il mercato, per le sue ridotte dimensioni, è rimasto stabile, legato ai prezzi in Italia e condizionato dal solo ostacolo del tasso di cambio. Il risultato di quella proposta è stata la legge approvata nel marzo del 2011, con il consenso di socialisti, verdi, una maggioranza del Ppd, evangelici, borghesi democratici (Pbd) e qualche membro dell'Udc. Ma contro tale legge un comitato, composto essenzialmente da rappresentanti del Plr, dei Verdi liberali e dell'Udc, e sostenuto da Ex Libris (il settore librario del gruppo Migros), ha lanciato il referendum.
La legge mira a «promuovere la varietà e la qualità del bene culturale libro» e intende «garantire che il maggior numero possibile di lettori abbia accesso ai libri a condizioni ottimali». Tali obiettivi dovrebbero venir perseguiti mediante accordi contrattuali tra editori, grossisti e librai. Il prezzo fisso si applica ai libri nuovi scritti in una lingua nazionale svizzera, e deve rimaner valido per per almeno 18 mesi. Difesa da librai indipendenti, editori e autori svizzeri, la legge è combattuta dai negozi discount e dalle grandi catene di diffusione.
Così, se il comitato referendario dice no al prezzo fisso perché, sostiene, i libri diverrebbero troppo cari, perché il mercato sarebbe controllato dalle case editrici estere, e perché il vincolo del prezzo fisso frenerebbe lo sviluppo delle piccole librerie, i sostenitori della legge (cioè tutta la sinistra e i sindacati) affermano esattamente il contrario. Il libro, dicono, è un bene culturale, non un qualsiasi bene di consumo, e merita uno statuto speciale come riconosciuto dall'Unesco (l'agenzia culturale dell'Onu) e dalla maggior parte dei paesi europei. Senza il prezzo fisso i supermercati e le grandi catene librarie farebbero sconti aggressivi, mentre il prezzo fisso permetterebbe alle piccole librerie di compensare con il fatturato sui best seller il modesto guadagno realizzato sui titoli meno facili da vendere ma culturalmente importanti (e questo significa mantenere un'offerta variata).

«Sì, per un'offerta diversificata»
A favore della nuova legge anche i sindacati. Per Angelo Zanetti di Syndicom il prezzo fisso gioverà alle piccole librerie, preservando posti di lavoro

«Come sindacato, sosteniamo questa legge anzitutto perché permette per lo meno di mantenere i posti di lavoro. Poi, si può discutere. Anche l'aspetto culturale: per noi, un valore svizzero non è quello di avere un fucile nell'armadio, ma è quello di avere un libro in casa». Angelo Zanetti, responsabile regionale Syndicom (sindacato dei media e della comunicazione) nella Svizzera italiana, spiega così il sostegno aperto alla legge federale sul prezzo fisso dei libri.

I sostenitori del referendum parlano di "dittatura dei prezzi", per cui i maggiori perdenti saranno i lettori, in quanto consumatori, poiché dovranno pagare i libri a prezzi eccessivi. Il sindacato non è attento agli interessi dei consumatori?
Quando c'è una deregolamentazione, si dice sempre che questa va a favore dei consumatori. È stato così anche nella deregolamentazione del mercato dell'elettricità. Nel caso del prezzo fisso dei libri, basti ricordare che l'Acsi (Associazione consumatrici e consumatori della Svizzera italiana) sostiene la legge. Quindi, quello che dicono gli oppositori non è assolutamente vero. L'Acsi – e noi concordiamo – sostiene che la legge permetterà soprattutto di stabilizzare i prezzi e permetterà di mantenere un'offerta culturale diversificata. A livello europeo, il prezzo fisso del libro c'è dappertutto, salvo in Gran Bretagna e in Liechtenstein. E lì, sì, effettivamente i prezzi sono aumentati, ma proprio perché il mercato è libero. Dove invece c'è una legge che fissa il prezzo dei libro, c'è una vera e propria stabilizzazione del mercato e dei prezzi. Inoltre, qui abbiamo la garanzia del controllo di "Mister Prezzi", che è incaricato di verificare: la legge lo prevede espressamente. I sostenitori ammettono magari un piccolo aumento sul prezzo dei best seller, che permetterebbe però poi di mantenere a un prezzo ancor più accessibile i libri che hanno meno mercato. Perciò i consumatori ne traggono solo beneficio.
Si parla anche di controllo del mercato da parte delle case editrici estere e di incremento del "turismo degli acquisti" oltre confine.
I libri che sottostanno a questa legge sono quelli in lingua "svizzera", cioè in tedesco, francese italiano e romancio. E poi ci sono i libri in altre lingue che non sono sottoposti al prezzo fisso. Il mercato è quindi sufficientemente frazionato. L'aspetto importante che però mi preme sottolineare è che coloro che si oppongono alla legge lo fanno per una questione ideologica, cioè sono contrari per principio a regolamentare. Ma questa legge regolamenta solo per un periodo ben definito (diciotto mesi ) e mantiene comunque la possibilità di fare degli sconti. Quindi non è un prezzo fisso punto e basta. C'è la possibilità di fare sconti del 5 per cento, ma anche fino al 10 per cento a favore di chi spende molto per comprare libri, o per chi compra tanti esemplari di una stessa edizione (a scalare fino al 20 per cento) e per chi compra un'intera edizione non c'è addirittura un prezzo fisso.
Ma l'obiezione dei referendari è che il 5 per cento è troppo poco, e senza la possibilità di fare delle svendite le piccole librerie rischiano di soccombere.
Per le piccole librerie questa legge non sarà la panacea. Il prezzo fisso del libro c'è sempre stato, da cent'anni. Solo di recente è stato tolto per effetto di ricorsi, ma visti i primi segnali negativi si vuole reintrodurlo. Perciò le piccole librerie, se hanno una possibilità di poter continuare l'attività è grazie sì alla loro grande professionalità ma sarà anche grazie a questa legge. Non dimentichiamo che i primi a pagare sarebbero i dipendenti di queste piccole librerie, e poi le librerie a conduzione familiare. Inoltre diminuiranno certamente i posti per l'apprendistato. D'altronde, chi c'è dietro il comitato referendario? L'Ex Libris e la Migros. Mentre l'associazione delle librerie sostiene il sì al prezzo fisso dei libri.
Rimane però il problema dell'importazione via Internet e del libro elettronico.
La regolamentazione dei libri elettronici sarà un ulteriore passo. In Francia c'è già una proposta di legge per imporre un prezzo unico agli e-book, e in Germania stanno discutendo l'introduzione di una tassa anche sui libri elettronici. Anche in Italia c'è stato il tentativo di toglierla, ma poi ci hanno ripensato. Quindi, non siamo fuori dal mondo.
Nella Svizzera italiana il prezzo dei libri è sempre stato libero. Questo significa che gli inconvenienti che c'erano prima ora cesseranno, o che ne sorgeranno di nuovi?
Se la legge non viene accettata, l'inasprimento del mercato, o l'aggressività dei grandi rivenditori aumenterà. Quindi, se adesso le piccole librerie della Svizzera italiana sono riuscite a tirare avanti, forse con fatica, per determinati motivi, sicuramente nei prossimi anni vedremo questo settore concentrarsi. A noi, come sindacato, ciò che importa è la difesa dei posti di lavoro: una cosa fondamentale, per la quale ci barrichiamo dietro questa legge. È chiarissimo che senza questa legge andranno persi dei posti di lavoro e di apprendistato.
Li può quantificare? Quanti sono i posti di lavoro nel settore?
A livello nazionale, non ho un  dato preciso. Qui in Ticino saranno un centinaio le persone che lavorano come dipendenti nel settore. Però, in una regione come la nostra, cento posti sono tanti; ed anche se riportati sul piano nazionale, sono pur sempre posti di lavoro.   


Pubblicato il

10.02.2012 01:30
Silvano De Pietro
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