Il problema è Masoni

Il Cantone barzelletta ha colpito ancora. Chi, esautorando la direttrice del Dipartimento della sanità e della socialità Patrizia Pesenti da gran parte delle sue competenze, voleva imporre di forza il suo disegno politico al Ticino e ai ticinesi s’è fatto un clamoroso e umiliante autogol. Il primo dato che colpisce ripensando alla settimana di passione che ci siamo lasciati alle spalle è la dabbenaggine politica e l’imperizia giuridica ed istituzionale della maggioranza del Consiglio di Stato. Che razza di classe dirigente incolta ci ritroviamo, vien da chiedersi. C’è da rimpiangere la precedente generazione di politici ticinesi. Ma nel contempo c’è da rallegrarsi per la sana reazione di ampie fasce dell’opinione pubblica, che a quel mostruoso, autoritario gesto della maggioranza del governo non hanno voluto piegarsi: i cittadini e le cittadine di questo Cantone, malgrado certi figuri che ne animano la scena politica, hanno saputo conservare un alto senso dello Stato, delle istituzioni e della democrazia. È bello oggi constatarlo. In effetti la reazione popolare a questo atto di forza è stata impressionante, con un impensabile balzo in avanti del Partito socialista alle elezioni federali, con il tracollo della Lega ormai ridotta a costina dei liberali luganesi e con una grande manifestazione di piazza spontanea a sostegno di Pesenti alla quale hanno partecipato moltissimi cittadini che non sono elettori socialisti. Questi dati di fatto, uniti al maggior numero di preferenziali raccolti da Pesenti rispetto a Masoni alle recenti elezioni cantonali di aprile, fanno dire che, soprattutto in tempi di gravi difficoltà come questi, i cittadini e le cittadine ticinesi non ne vogliono sapere di tagli nel settore sociale. E che hanno fiducia in una socialista alla testa del Dipartimento della sanità e della socialità. Agire in direzione opposta significa fare politica ignorando i sentimenti e le necessità del popolo. Era ora che anche la maggioranza in Consiglio di Stato lo capisse. Il problema di questo governo quindi non è Pesenti. Il problema è semmai Masoni. Lei con il suo staff domina ideologicamente l’esecutivo ticinese ormai da diversi anni, ignorando non tanto la direttrice del Dipartimento della sanità e della socialità e i postulati del Partito socialista, quanto piuttosto le reali necessità della popolazione e dell’economia di questo cantone. Se oggi le casse dello Stato sono vuote è perché si sono fatti sgravi fiscali incoscienti senza che questi abbiano portato ad un rilancio dell’economia cantonale: eppure Masoni persiste cocciuta sulla sua strada senza via d’uscita, reclamando a gran voce una Legge sul freno alla spesa avversata persino dagli ambienti imprenditoriali. Di fronte a questo fallimento politico chiunque valuti serenamente la situazione venutasi a creare nel governo ticinese può arrivare ad una sola conclusione: se in futuro di un eventuale rimpasto delle competenze si vorrà tornare a parlare, questo dovrà necessariamente passare dalla rinuncia di Masoni alla guida del Dipartimento finanze ed economia. Sarebbe la conclusione più logica di questo autogolpe.

Pubblicato il

24.10.2003 03:30
Gianfranco Helbling
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