Il progresso sociale non cade dal cielo

La maggior parte dei nostri genitori e dei nostri nonni tra gli anni Cinquanta e gli anni Ottanta poteva ancora dire: “I nostri figli staranno meglio di noi”. In Europa prevaleva il credo nel progresso sociale. Oggi questa fiducia sembra svanita. L’evoluzione tecnologica ha sì fatto passi da gigante, ma gli uomini sono tormentati da uno stress crescente, sono scossi dalle ricorrenti crisi economiche e temono il declino sociale. Taluni specialisti ritengono così che l’epoca dei progressi sociali sia definitivamente passata. La nostra società sarebbe ormai appagata.


L’insensatezza di questa affermazione è dimostrata dai rilevamenti demoscopici sulla qualità di vita in Europa. Il progresso e il regresso dipendono dalle politiche portate avanti in ogni singolo Paese. I Finlandesi giudicano per esempio la loro posizione molto positivamente e manifestano ancora ottimismo per il futuro dei loro figli. Esattamente opposto è il sentimento prevalente in Grecia, dove i cittadini danno il giudizio peggiore di tutti i paesi dell’Unione europea sulla loro condizione. E per la generazione successiva prevedono tempi ancora più grami. Ma qual è la differenza tra Finlandia e Grecia? In Finlandia c’è uno stato sociale avanzato, mentre la Grecia è stata costretta dall’Unione europea a un arretramento sociale di una brutalità estrema.
Non così male invece giudicano la loro situazione i  Francesi e i Tedeschi, anche se sul futuro dei loro figli, dopo anni di politiche neoliberali, sono piuttosto pessimisti. Tutt’altri sono gli umori in Bulgaria, Polonia e nei Paesi baltici, Stati che stanno risalendo “dal fondo”: qui, mentre i genitori si sono dovuti privare di tutto, vi è una grande probabilità che i figli abbiano maggiori opportunità.


Il progresso sociale ha insomma bisogno di una politica giusta. Una politica di cui l’Ue, con la sua dottrina dell’austerità, non ha certo dato l’esempio. L’unica conquista sociale che i cittadini riconoscono all’Unione europea è forse il programma di mobilità degli studenti universitari “Erasmus”. La palla è oggi nelle mani delle forze progressiste presenti in Europa, sindacati compresi. Tocca a loro portare avanti un progetto sociale efficace, affinché sempre più persone possano tornare a dire: “I nostri figli staranno meglio”.

Pubblicato il

19.04.2018 10:15
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