Il ritmo di Unia lo detta la base

Lo scorso sabato, nella bella cornice del teatro cittadino di Olten, è andata in scena Unia Forte, magistralmente interpretata da militanti sindacali di Unia. Circa 400 attori si sono succeduti sul palco nel ruolo di protagonisti della lotta di conquista dei propri diritti quali salariati.

Una lotta condotta al fronte, il proprio posto di lavoro, in condizioni anche difficili. In un paese dove la protezione giuridica dello statuto di delegato sindacale è debole, chi si profila come militante sindacale è spesso guardato con sospetto e diffidenza dai datori di lavoro. E soprattutto, su di lui o lei, grava costante il rischio di rappresaglia, vedi licenziamento, quando il gioco si fa duro.
Per discutere di questi e altri temi, i militanti si sono ritrovati lo scorso sabato a Olten, nella giornata di "Unia Forte". Scopo della riunione: avanzare nel processo di rafforzamento della presenza di fiduciari nelle aziende, garantendo un maggior peso a quest'ultimi nei processi decisionali dell'organizzazione sindacale. Un'altra tappa del progetto Nuova Frontiera, la proposta scaturita dalle riflessioni del congresso sindacale del 2008, dove erano emersi i limiti di un modello di costruzione sindacale imperniato sull'apparato.
Una sorta di ritorno alle origini del sindacato, inizialmente composto dai soli lavoratori. Dalla necessità di liberare dal tempo di lavoro e dal ricatto del licenziamento i militanti più esposti, nacque poi la figura del funzionario sindacale. Trovare il giusto equilibrio tra il ruolo del funzionario e il lavoratore nel processo decisionale del sindacato è la sfida della Nuova frontiera. La giornata di sabato è stata l'occasione per fare il punto sul processo di costruzione del nuovo "sindacato dei militanti", sui suoi progressi e sulle difficoltà incontrate dai diretti interessati.
Dai diciannove tavoli di lavoro è emersa con forza la rivendicazione prioritaria della protezione dal licenziamento dei rappresentanti sindacali. Uno strumento indispensabile, è stato detto, per garantire la forza e l'indipendenza di chi si espone per difendere i diritti suoi e dei colleghi. Una tutela che ne rafforzerebbe la credibilità tra i colleghi, assumendo il ruolo di punto di riferimento nella vita aziendale. Le vie per raggiungere la migliore protezione non sono infinite, ma dai tavoli sono emerse diverse opzioni. Dalla proposta d'inserire quale priorità nei rinnovi contrattuali la tutela del delegato sindacale, all'opzione della via legale inserendo delle norme specifiche nella legge sul lavoro o nella Costituzione federale.
Se la tutela giuridica è carente, altrettanto non si può dire della motivazione dei delegati. La voglia d'impegnarsi nel far progredire collettivamente gli interessi e i valori di giustizia sociale sostenuti dal sindacato era più che palpabile nel sabato solettese. Non si è trattata di un'assemblea di routine. C'era qualcosa di nuovo, di fresco nell'aria. Lo si è capito fin da subito, dai primi interventi a ruota libera sulla validità del progetto Nuova frontiera. Anche la conduzione dell'ordine del giorno, ben orchestrata da quattro militanti e nessun quadro sindacale, riassume bene lo spirito della giornata.
L'entusiasmo, la voglia di partecipare attivamente dei presenti si è riconfermata tra i tavoli dei gruppi di lavoro, anch'essi moderati dai militanti. Le tematiche discusse spaziavano dai problemi pratici di costituzione di una rete di militanti a questioni di politica sindacale, quali il salario minimo, la previdenza, i migranti quali capri espiatori in tempi di crisi e la riconversione ecologica. Ai tavoli, i funzionari sindacali presenti, quasi fossero timidi, ascoltavano discreti lo scambio di opinioni tra lavoratori provenienti da regioni e mestieri diversi. Anche questa è una novità, la messa in comune di esperienze tra salariati attivi professionalmente in ambiti differenti. Una novità sul piano nazionale, poiché in Ticino l'esperienza di seminari per militanti sindacali delle varie categorie professionali è già in corso da qualche anno. Non solo, a Unia Ticino il coinvolgimento fattivo dei militanti nel processo decisionale dell'attività sindacale è una realtà consolidata. Un laboratorio locale preso ad esempio dalla struttura nazionale.
«Non si tratta di mettere in opposizione funzionari sindacali e militanti, ma di metterli sullo stesso piano» ci spiega un partecipante. «Come militanti abbiamo bisogno di questi momenti di crescita collettiva, di guadagnare fiducia nell'avere un ruolo decisivo nella presa di decisioni che riguardano il sindacato». La seconda rivendicazione principale uscita dai gruppi di lavoro è la formazione politica e sindacale dei militanti. Solo delle persone in grado di rispondere con cognizione di causa alle varie problematiche poste dai colleghi, possono diventare dei riferimenti per il personale nelle aziende.
Malgrado i protagonisti indiscussi della giornata siano stati i militanti, le parole conclusive del copresidente di Unia Andreas Rieger hanno ben riassunto lo spirito della riunione: emozione e orgoglio. «Emozione nell'aver visto e sentito così tanta voglia di partecipazione e di lottare per una società fondata sui valori di giustizia sociale. E orgoglio di far parte di questa organizzazione, alla quale anche oggi avete dimostrato un fiero attaccamento. Unia è un modello unico in questo paese. Nessuna organizzazione può vantare un così alto numero di militanti, senza distinzione di età, di genere o provenienza. Dobbiamo continuare su questa strada, l'unica per rendere Unia ancor più forte». L'orizzonte della nuova frontiera è più vicino.

Pubblicato il

24.09.2010 02:00
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