Il volto povero di Lugano

Studio rivela l'iniquità della distribuzione della ricchezza

Il 14 aprile i luganesi sono chiamati a eleggere il consiglio comunale, il municipio e il sindaco della nona città della Svizzera, la prima del cantone. Una città che al pari di molte altre, al suo interno presenta forti disparità sociali ed economiche.

 

Non tutti però potranno o vorranno esprimere con la loro preferenza chi far sedere sulle poche poltrone libere a cui ambiscono tanti pretendenti. Nell’ultima elezione comunale del 2008, soltanto poco più della metà degli aventi diritto di voto (50,88 per cento) si sono recati alle urne.
Se consideriamo quei quattro luganesi su dieci che sono esclusi in partenza dall’esercizio democratico perché stranieri, nel 2008 solo tre dei restanti sei cittadini sono andati a scegliere a chi affidare l’amministrazione della città. Un dato certamente su cui varrebbe la pena riflettere, al quale però è difficile dare risposte certe.
«Vorrei essere il sindaco di tutti i cittadini» è l’ambizione dei candidati alla poltrona più importante. Ma la somma generale nasconde una realtà ben diversificata, almeno dal punto sociale ed economico, a cui ogni cittadino è confrontato. Ed è di questa realtà diversificata di cui il futuro esecutivo dovrà tener conto.
Dietro la sfavillante vetrina d’immagine della ricca e grande Lugano, si muovono più fenomeni sociali di cui poco si conosce. Seppur di dimensioni modeste, Lugano vive anch’essa di contrasti e di contraddizioni interne. C’è la City, con le sue banche e le fiduciarie a simboleggiare la potenza della terza piazza finanziaria elvetica (seppur oggi in un certo affanno), col suo esercito di uomini in completo blu e donne in tailleur che animano le vie all’ora di pranzo. E poi ci sono i quartieri popolari, nei cui palazzi convivono nuovi e vecchi poveri, operai e giovani precari, immigrati della prima e dell’ultima ondata e anziani che sopravvivono a malapena con la pensione.


Le importanti differenze sociali ed economiche sono state ben riassunte nell’analisi condotta dalla società Tiresia, incaricata dal comune di Lugano di identificare nel dettaglio le sacche di povertà residue tra i suoi abitanti, al fine di indirizzare al meglio gli aiuti sociali ai suoi cittadini bisognosi. Dall’analisi emerge una città economicamente polarizzata, ben diversa dal luogo comune che vorrebbe i luganesi tutti benestanti.
Se per i credenti tutti gli individui sono uguali davanti al Creatore, non lo sono invece materialmente di fronte agli eventi negativi imprevisti. Un dato su tutti rende evidente l’iniquità della distribuzione della ricchezza tra gli abitanti di Lugano. «Meno dell’uno per cento dei nuclei familiari, dispone del 52,1 per cento della sostanza mobiliare» annotano gli autori dello studio. In soldi significa che poco più di 200 nuclei familiari possiedono 3 miliardi e 640 milioni di franchi di sostanza mobiliare, ossia capitali, titoli, obbligazioni ecc. Una minoranza benestante la cui sostanza permette di affrontare gli eventi imprevisti con maggiore serenità. Scrivono infatti i ricercatori «gli eventi negativi che potrebbero succedere ad ogni individuo (per esempio separazione, perdita del posto di lavoro ecc.) sarebbero impossibili da risolvere autonomamente se non si dispone di una sostanza in grado di far fronte agli eventi negativi inattesi».


Altre cifre rendono l’idea della sostanziale differenza tra i cittadini luganesi nell’affrontare economicamente gli eventi negativi. Meno del 10 per cento dei nuclei familiari residenti a Lugano detiene l’80 per cento della ricchezza mobiliare, mentre il 70 per cento si spartisce poco più del 4 per cento.
Una bella polarizzazione, dunque. Una divisione che si riflette geograficamente nel territorio della grande Lugano, dopo le varie aggregazioni succedutesi dal 2002. In tre quartieri sui complessivi 19 si concentra la metà della sostanza, circa 5 miliardi di franchi, sebbene vi risieda solo il 15 per cento della popolazione luganese. Una città coi suoi rioni poveri e quelli altolocati, dunque. E se il centro città e la gold coast ceresiana alle pendici del Monte Brè, Castagnola, non siano una novità come quartieri ricchi, Loreto desta invece più sorpresa, col suo miliardo e oltre 400 milioni di franchi di sostanza posseduta da qualcuno dei suoi residenti.


Ma non di sola sostanza si vive, anzi. La stragrande maggioranza dei luganesi riesce a far fronte alle proprie esigenze quotidiane unicamente grazie al reddito da lavoro. Si conferma dunque la centralità del lavoro per l’equilibrio socialedelle persone.
Guardiamo quindi più da vicino la ricchezza prodotta dal lavoro, in gran parte da salariato. Dapprima scopriamo che i luganesi generano annualmente poco più di due miliardi di franchi di reddito, di cui direttamente dal lavoro circa un miliardo e trecento milioni. Il resto se lo dividono i redditi da assicurazioni sociali (circa 400 milioni) e altri 360 milioni qualcuno li incassano quale profitto della sostanza, coloro che in francese sono chiamati i rentiers.


Le entrate da reddito si concentrano naturalmente nei quartieri più popolosi, quali Molino Nuovo, Pregassona e Breganzona. Analizzando però i dati nel dettaglio, anche nel reddito emerge una certa disparità tra i cittadini a seconda del quartiere in cui vivono. I rioni che a giusto titolo vengono definiti popolari, (Viganello, Cassarate e Molino Nuovo) presentano una media di reddito meno della metà degli abitanti dei quartieri esclusivi, ossia Carabbia, Castagnola e Cureggia. Se il reddito medio dell’abitante di Molino Nuovo si aggira sui 70.000 franchi all’anno, il suo concittadino residente a Cureggia ne incassa invece 200.000. Va da sé che la media è sempre ingannatrice, perché annulla le importanti differenze che vi possono essere tra gli opposti estremi.


Infine, altri indicatori segnalano le disparità economiche nel tessuto urbano. Ad esempio, gli anziani beneficiari di una complementare perché la sola pensione Avs è insufficiente, sono complessivamente circa 3.800, concentrati maggiormente nei quartieri popolari prima citati.
Le esigenze, i bisogni degli abitanti dei quartieri variano anche in funzione delle loro specificità socio-economiche. La promozione della partecipazione diretta dei residenti nella scelta delle priorità di quartiere potrebbe essere un buon punto di partenza nell’orientamento politico di chi aspira a diventare il sindaco di tutti i luganesi.

 

Pubblicato il

27.03.2013 22:25
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