Inabile alle vacanze e prepensionamento

Al mare con il gesso

La scorsa settimana sono caduto sul cantiere dove lavoro e mi sono rotto una gamba. Ora sono inabile al lavoro per diverse settimane. Ho dovuto annullare le mie vacanze estive che avevo programmato per la prossima settimana: a causa dei dolori non posso viaggiare e il dottore dice che devo tenere tranquilla la gamba a riposo. Il mio capo invece vuole che faccio comunque le mie vacanze, in quanto così era stato previsto. Ha ragione?

No. Non si può obbligare i cosiddetti inabili alle ferie a prendere le proprie vacanze. Fino a quando lei per malattia o infortunio è inabile al lavoro non può neppure godersi le vacanze e dunque riposarsi. Il criterio decisivo è se il suo stato di salute tende al miglioramento oppure no. Nel caso in cui sia costretto a letto o debba recarsi regolarmente dal medico, ecco che la malattia o l'infortunio escludono che lei si possa godere le ferie. Ma bisogna sempre valutare in ogni singolo caso concreto se questi presupposti sono dati oppure no. Se la sua inabilità al lavoro non limita le sua vacanze, se dunque queste le permettono di riposare e riprendersi, lei può anche andare in ferie. Così una piccola ferita può impedire l'esecuzione del lavoro, ma non la deve necessariamente costringere a rimanere a casa. Con una gamba rotta invece lei è obbligato a girare con le stampelle. Il gesso le impedisce di godersi le vacanze al mare e anche di compiere altre attività, in particolare sportive. E nel suo caso è chiaro che non si può pretendere che lei si prenda adesso le sue vacanze, anche a causa dei dolori e della necessità di far riposare le gamba come indicato dal medico, .


Capo nuovo, accordo vecchio

Da 32 anni lavoro nella stessa ditta. Poco tempo fa siamo stati informati della sua vendita. Con il mio vecchio capo avevo convenuto per scritto che a 62 anni sarei potuto andare in pensione anticipata. Il nuovo capo di questo accordo non ne vuole invece sapere e dice che devo lavorare fino a 65 anni. Lo può davvero pretendere?
No. Nella misura in cui i lavoratori sono d'accordo, in caso di vendita di una ditta i rapporti di lavoro con i diritti e i doveri che ne derivano passano all'acquirente. Un'altra condizione è che i nuovi proprietari continuino ad esercitare la stessa impresa. Questa condizione è data se la ditta conserva la sua identità, cioè se in sostanza rimangono invariati gli affari, l'organizzazione e il carattere individuale della ditta. Se queste condizioni nel suo caso sono date, allora il suo rapporto di lavoro è passato al suo nuovo capo. Per l'adempimento dei suoi diritti che derivano dal contratto di lavoro è quindi responsabile il suo nuovo datore di lavoro. Lei prima della vendita della ditta aveva concordato in forma scritta con il suo capo precedente un pensionamento anticipato. Questo accordo dev'essere rispettato dal suo nuovo capo. Non potrebbe essere disatteso neppure se il suo vecchio capo e quello nuovo si fossero accordati in questo senso.

Pubblicato il

03.07.2009 14:30
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