Immigrazione & dintorni

L’Italia fin dagli anni Settanta del secolo scorso, accogliendo esplicite e pressanti richieste delle comunità emigrate e tra queste quella in Svizzera è stata certamente la più combattiva nei confronti dei governi italiani dell’epoca, si è data delle rappresentanze istituzionali degli italiani all’estero (Comites, Cgie, Consulte regionali) e dal 2006 pure una rappresentanza nel Parlamento nazionale con 6 senatori e 12 deputati eletti nella Circoscrizione Estero. Ovvero oggi gli italiani emigrati – e comunque le comunità italiane all’estero con il loro mondo associativo presente in ogni continente – possono contare su una loro rappresentanza piramidale che consente di far arrivare la loro voce e di far conoscere le loro problematiche in tutti i palazzi del potere politico romano, e non solo.

 

Basti pensare che lo stesso Consiglio Generale degli Italiani all’Estero (Cgie) si riunisce alla Farnesina a Roma più volte nel corso dell’anno sia con Assemblee plenarie che con il Comitato di Presidenza e che alle loro assemblee e riunioni partecipano sempre autorevoli rappresentanti  del governo in carica nonché diversi parlamentari tra cui, ovviamente, quelli eletti nella Circoscrizione Estero. E senza dimenticare che in occasione di questi eventi, molto spesso, lo stesso Segretario generale del Cgie con una delegazione del Comitato di presidenza viene ascoltato dalla Commissione Esteri di Camera e Senato. Oltretutto gli stessi diciotto parlamentari eletti nella Circoscrizione estero siedono nel luogo deputato proprio laddove si approvano le leggi italiane, cioè sono loro stessi “legislatori”. Ciò nonostante continuiamo a leggere nelle agenzie di stampa di indagini conoscitive del Parlamento italiano sia con missioni all’estero che con audizioni di autorevoli rappresentanti/esperti di emigrazione.

 

Ormai quali siano le problematiche degli italiani all’estero e quali siano le loro attese – non molte peraltro – nei confronti dello Stato italiano sono più che note, certamente tra quanti si interessano di emigrazione e frequentano le riunioni/assemblee del Cgie. Esse riguardano soprattutto vecchie e stantie problematiche mai risolte se non, magari, in piccola parte come, per esempio: la funzionalità della rete consolare; la promozione e la difesa della lingua e della cultura italiana in particolare nelle aree di maggior presenza di comunità italiane; l’aggiornamento di alcune convenzioni bilaterali di sicurezza sociale e la ratifica di qualcun’altra; la protezione e l’aiuto sociale alle comunità italiane residenti in Paesi ove siano in atto situazioni di gravi crisi; uno stanziamento finanziario adeguato per permettere il funzionamento e lo stesso rinnovo di Comites e Cgie come prescritto dalle relative leggi istitutive; la correzione di certe storture emerse nell’applicazione di alcune convenzioni internazionali concernenti la fiscalità come, per esempio, quella con la Svizzera.

 

Tutte questioni la cui soluzione, da lustri, è stata sollecitata invano ai vari governi e parlamenti che si sono succeduti fino ad oggi in Italia ottenendo peraltro solo dei contentini e anche subendo alcune gravi penalizzazioni come la perdita dal 2020 dei benefici fiscali sulla casa (Imu-Tasi-Tari) per i pensionati iscritti all’Aire e la probabilissima riduzione (da 18 a 12) dei parlamentari da eleggere nella Circoscrizione Estero sulla quale pende la spada di Damocle del referendum confermativo che si terrà il prossimo 29 marzo. Ergo, invece di continuare con le indagini conoscitive – che ormai sanno tanto di presa in giro – sarebbe l’ora, per chi di dovere, di cominciare a dare delle soluzioni. Questo è, quantomeno, quello che si attendono gli italiani all’estero: ovvero meno chiacchiere e più fatti!

Pubblicato il 

13.02.20
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