L'Ue riscopre le politiche sociali

Riforme sociali grazie all’Unione europea? Negli ultimi dieci anni non ve ne sono più state. Anzi, al contrario, l’Ue ha promosso lo smantellamento sociale. Solo ora, alla fine della legislatura e alla vigilia delle elezioni, il Parlamento europeo adotta tutta una serie di miglioramenti. Il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker nell’autunno 2017 proclamò solennemente «il pilastro europeo dei diritti sociali». I sindacati, temendo che si trattasse di vuote promesse , hanno esercitato pressioni e oggi esistono dei nuovi diritti.


Nell’ambito della conciliabilità tra lavoro e vita privata, è stato prolungato a 4 mesi il congedo pagato per la maternità, è stato introdotto un congedo paternità di almeno 10 giorni, così come il diritto a modellare l’orario di lavoro in modo flessibile per i lavoratori genitori di bambini con meno di 8 anni. E pure 5 giorni all’anno di congedo per assistenza di persone malate. Queste e altre norme sono sicuramente modeste per i Paesi più progrediti a livello sociale, ma per altri (Svizzera compresa) vanno ben oltre l’esistente.


Sul piano dei rapporti di lavoro, ora chiunque svolga un’attività retribuita per più di 3 ore alla settimana ha diritto a un contratto d’impiego scritto che indichi salario e tempo di lavoro. Inoltre viene limitata la durata del periodo di prova, l’annullamento con breve preavviso di un impiego temporaneo deve essere ricompensato e dopo 6 mesi di lavoro il dipendente può chiedere un impiego fisso. Si tratta di garanzie minime, ma dopo decenni di deregolamentazione sono meglio di niente. Non a caso le organizzazioni padronali europee erano fortemente contrarie: giudicavano il progetto «una mostruosità burocratica», accusavano la Commissione di avere «oltrepassato il limite» e gridavano al pericolo di dover rivedere «milioni di rapporti di lavoro». Per una volta invano.


Il Parlamento europeo ha infine deciso una migliore protezione giuridica dei Whistleblower e la creazione di un’autorità europea per il controllo sul lavoro transfrontaliero. È per contro ancora incerto come si evolverà il progetto legislativo per una migliore protezione dei migranti intraeuropei nel campo delle assicurazioni sociali.
Tutto questo non rappresenta una svolta sociale dell’Unione europea, ma perlomeno una lieve sterzata nella giusta direzione.

Pubblicato il

09.05.2019 10:25
Roland Erne
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