L'emarginazione presa a calci

Un pallone, dei giocatori in maglietta e calzoncini, degli spettatori e un allenatore: non ci sono dubbi, si tratta di calcio. Ma a Zurigo nello scorso fine settimana non c’erano i vari Ronaldo, Beckham o Shevchenko a confrontarsi sul terreno. Nella piovosa Helvetiaplatz c’erano però una sessantina di giocatori altrettanto combattivi che si sono dati battaglia grande nel torneo di selezione per barboni ed emarginati di tutta la Svizzera tedesca. Sedici di loro sono stati infatti scelti per rappresentare i colori elvetici alla “Homeless World Cup”, il campionato del mondo di calcio per senzatetto, che si terrà dal 20 al 24 luglio ad Edimburgo. Palla in difesa, un agile giocatore sudamericano della squadra “asilanti 1” tiene saldamente la sfera sotto al piede mentre alza un attimo la testa per riorganizzare l’azione. In quello stesso momento Urs, un avversario non propriamente tecnico e sopra i 50 anni, tiene lo sguardo fisso sul pallone e carica l’attacco con tutta l’energia che gli resta in corpo. Urs porta via il pallone insieme alla gamba del leggero sudamericano; gli spettatori restano ammutoliti mentre le loro teste seguono il volo del centrocampista che rovina sul duro pavé di Helvetiaplatz. È vero che lo sport unisce, ma è altrettanto vero che nel calcio si litiga anche pesantemente. Tutti si aspettano parole grosse. Urs frena la sua corsa, torna indietro con la testa bassa nascondendo un mezzo sorrisetto fra la folta barba e alza come un fuscello “il peso piuma” sudamericano. Gli controlla per bene gli arti inferiori: tutto a posto, solo qualche graffio. Stretta di mano fra i due mentre i giocatori in campo se la ridono grassamente: “hop Urs!”. Con questo spirito goliardico, ma non privo di voglia di vincere, si sono confrontati sabato e domenica scorsi a Zurigo una sessantina di emarginati di tutta la svizzera tedesca. La loro ambizione? Quella di far parte della squadra elvetica che a luglio volerà nella scozzese Edimburgo per partecipare alla terza edizione della coppa mondiale per gli esclusi dalle società di mezzo mondo. Ma non solo… Il mondiale, che è organizzato dalla rete internazionale di giornali di strada (l’acronimo inglese è Insp) e sostenuto sia dalle Nazioni unite che dall’Uefa, mira infatti a far riflettere l’opinione pubblica sull’esclusione e l’emarginazione di chi fino a poco tempo fa faceva parte di quella stessa collettività. «Spenti i riflettori su questi due giorni di street soccer – ci dice Simone Burgherr, collaboratrice del giornale Surprise che organizza la selezione in Svizzera –, le sofferenze morali e materiali di queste persone non saranno certamente risolte. Non ci facciamo illusioni. Però questo è un modo per far capire che ci sono, che esistono e che stanno lottando per trovare il loro posto in questo mondo». Surprise è la rivista svizzera che fa parte della rete di “street newspaper” di Insp; viene venduta per le strade della Svizzera interna da strilloni che si guadagnano così da vivere. Anche il “travolgente” Urs Saurer vende Surprise per le strade di Basilea e cerca così di ritrovare una “sua struttura” per rientrare – dopo una lunghissima disoccupazione – nelle maglie della società (vedi articolo sotto). «Il giornale costa 5 franchi – precisa Burgherr –, e metà dell’incasso va direttamente al venditore. In questo modo cercano di reintegrarsi nel mondo del lavoro». Le partite si susseguono per tutto il pomeriggio: ora è il turno di “Surprise 2 Zürich” contro “Suchthilfe Basel”. Si gioca tre contro tre con cambi veloci e partite brevi. Nelle pause i giocatori si rifocillano e tengono i muscoli caldi con esercizi di riscaldamento. L’allenatore René Fiechter passa fra di loro, si complimenta per la performance, incoraggia e dà consigli. Si fa sul serio, il coach Fiechter è colui che selezionerà i giocatori che andranno in Scozia e tutti tengono a far bella figura quando lui è nelle vicinanze. «Si allenano da mesi – ci dice l’allenatore –, dovrebbe vedere come si danno da fare. I risultati ai precedenti mondiali? (ride, ndr) Alla prima edizione a Graz in Austria la Svizzera è arrivata ultima, ma abbiamo vinto il premio fair-play. L’anno scorso a Göteborg in Svezia siamo arrivati 24esimi su…26 squadre! Quest’anno? Faremo meglio, molto meglio». Quest’anno a Edimburgo parteciperanno 32 squadre provenienti da tutti i Continenti, i costi saranno coperti da diversi sponsor tra i quali le squadre di calcio Real Madrid e Manchester United. Gli organizzatori si augurano di far crescere ancor più il successo di questa manifestazione che nell’edizione svedese ha visto la partecipazione di 40 mila spettatori. Fra una partita e l’altra i giocatori si concedono a televisioni e giornali locali per un’intervista. Intanto gli altoparlanti trasmettono la canzone “simply the best” di Tina Turner. E chi non verrà scelto per far parte della squadra che rappresenterà la Svizzera? Niente paura, continueranno ad allenarsi duramente in vista della “Homeless Swiss Cup” che si terrà a Basilea il 25 e 26 giugno. Per due giorni sono stati tutti protagonisti e ne vanno fieri. Fra una partita e l’altra Urs Saurer resta concentrato, vuole giocare bene. Non fa nulla, ci dice, se non verrà scelto quest’anno per andare in Scozia a difendere i colori elvetici nel campionato mondiale dei senzatetto che si terrà nei giardini sotto al castello di Edimburgo (vedi articolo sopra). Urs non ha paura di definirsi un emarginato, «un barbone, guarda che barba che ho!». Barbone lo è stato per anni dopo che l’ennesima lite al lavoro lo ha fatto slittare: «dall’altra parte della linea sottile che divide chi ha un lavoro da chi non ce l’ha. Oppure l’altro confine invisibile che divide chi riesce a sorridere alla vita, a trovarci qualcosa di buono da chi non ha più nessuna luce negli occhi. Io per anni non ho più avuto niente a che fare con la vita». Di raccontare la sua storia passata per strada Urs non ne vuole sapere, questi due giorni è a Zurigo per giocare a calcio con i suoi amici e, confida spensierato, «per rilasciare interviste». Ora Urs ha ben due lavori. Oltre a fare lo strillone per strada vendendo la rivista Surprise, concepita apposta per dare sostegno agli emarginati, adesso lavora anche almeno due ore al giorno presso McDonald a Basilea. Svuota i cestini, porta via i vassoi che i clienti hanno lasciato sul tavolo, pulisce il pavimento. Saltuariamente fa anche piccoli lavori di giardinaggio, strappa erbacce e taglia siepi. «Lei non sa quanto è difficile per noi – dice Urs – quando ci si dice “venga domani fra le 10 e le 12”. Ho vissuto per anni senza sapere che giorno della settimana fosse, a volte non distinguevo neanche il mattino dal pomeriggio. Non esistevo più. Poi d’improvviso devi rientrare in un meccanismo, devi ricostruire una struttura che non hai più. Per fortuna che il gerente è stato comprensivo con me i primi tempi e per fortuna che esiste Surprise». Urs Saurer è una delle persone che beneficia del programma “Anstellung” ideato dalla rivista Surprise per poter rientrare nel mercato del lavoro privato. Ma ora il calciatore si concede con professionalità ai microfoni di Tele Züri, poi si mette in posa per il fotografo mentre saltella per scaldare i muscoli. Un po’ di stretching e poi si rivolge ai suoi compagni di squadra: «ora ragazzi ci toccano i sudamericani. Guardate che quelli lì ci sanno fare con il pallone… Non dobbiamo avere nessuna pietà!».

Pubblicato il

13.05.2005 01:00
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