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«Guardate che roba. In Finlandia una venditrice diventa capo del Governo di cui fanno parte anche altri attivisti di piazza senza alcuna formazione». Così si è burlato del nuovo esecutivo del vicino paese il ministro degli Interni dell’Estonia, un 70enne estremista di destra. La sua indignazione non stupisce, perché parla della nuova premier finlandese eletta in dicembre Sanna Marin, una socialdemocratica di sinistra di soli 34 anni. Proviene dal fondo della scala sociale. È figlia di una ragazza madre che doveva ricorrere all’assistenza sociale. Durante gli studi Sanna lavorava nella vendita. L’impegno politico iniziò come attivista tra le fila dei giovani socialisti e in seguito l’ascesa è stata molto rapida: consigliera comunale, parlamentare nazionale, ministra dei trasporti e delle comunicazioni e ora premier. La forte presenza femminile è il segno distintivo del suo governo, che come obiettivo principale ha la conversione ecologica.


Il predecessore di Sanna Marin era Antti Rinne, un socialdemocratico e sindacalista di lungo corso che è caduto a causa di un movimento di sciopero. Le poste finlandesi, controllate dallo Stato, avevano esternalizzato parte del servizio di distribuzione a una ditta privata, che sin da subito si voleva assoggettare a un contratto collettivo meno “oneroso”, così da poter abbassare i salari e peggiorare le condizioni di lavoro. Anche in Svizzera ne conosciamo di storie di questo tipo, ma non il seguito che si è visto in Finlandia: il personale delle poste è entrato in sciopero per primo ma poi la protesta si è estesa ad altri settori, perché era in gioco una questione di principio. Invece di solidarizzare, il premier Rinne tergiversava e si ingarbugliava con dichiarazioni fuori luogo che in dicembre lo hanno poi costretto alle dimissioni.


Da allora è Sanna Marin a guidare la coalizione di centro-sinistra che a metà 2019 aveva preso il posto dei Conservatori. Il programma è improntato sull’ecologia e sulla socialità. Al primo posto c’è la conversione ecologica, su cui la Finlandia vuole agire più rapidamente e in modo più conseguente della maggior parte degli altri paesi. Già nel 2035 dovrebbe raggiungere la neutralità climatica, senza compensazioni delle emissioni di CO2 all’estero. Questo ambizioso obiettivo si combina con degli ammortizzatori sociali, perché la conversione va a toccare anche posti di lavoro tradizionali, per esempio nella produzione della torba.

 

Contemporaneamente il governo vuole dunque rafforzare lo stato sociale, segnatamente nell’ambito della formazione professionale e delle pensioni. Vuole poi proibire i contratti di lavoro iperflessibili che non indicano un numero minimo di ore e rafforzare gli ispettorati del lavoro.
Sanna Marin ha peraltro subito risposto alle affermazioni denigratorie del ministro estone: «Sono fiera di vivere in un paese che consente a una cassiera di diventare primo ministro».

Pubblicato il 

13.02.20

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