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Eurovisioni

L’incognita del Partito popolare europeo

di

Andreas Rieger

Nel maggio 2019 sarà eletto il nuovo Parlamento europeo: l’estrema destra fiuta l’affare e alimenta la campagna elettorale con una crociata contro il Patto delle Nazioni Unite sulla migrazione (area ne ha riferito). Un guadagno di voti è possibile grazie alla Lega in Italia, al Partito della libertà austriaco (Fpö), all’Afd (Alternative für Deutschland, Alternativa per la Germania) e a molte altre formazioni nazionaliste fomentatrici di paure al Nord e all’Est del continente.


Con il 30 per cento dei seggi, il gruppo più forte di sempre nell’Europarlamento è il Partito popolare europeo (Ppe), un conglomerato di partiti borghesi e conservatori che in questa tornata elettorale deve temere perdite di consensi qua e là: per esempio in Italia con la caduta libera di Berlusconi e della sua Forza Italia, pure membro Ppe. Ppe che per adeguarsi si spinge sempre più a destra. Succede in Austria, dove il Partito popolare (Övp) si è già sensibilmente spostato a destra e avvicinato all’Fpö. E lo stesso in Spagna: dopo l’era dell’ex presidente del partito e del Governo Mariano Rajoy, il Partito Popular vuole guadagnare consensi con un nuovo corso ancora più reazionario.

 

Addirittura l’Unione civica ungherese (Fidesz) del razzista Viktor Orbán fa parte del Ppe, il quale solo con fatica lo ammonisce quando il Primo ministro ungherese calpesta la democrazia e i diritti umani. «Il Ppe si è “orbanizzato”», scrive la Neue Zürcher Zeitung (Nzz), che definisce il Ppe come una «famiglia terribilmente gentile». Non sorprende che diversi esponenti del Ppe siano contro il Patto Onu sulla migrazione. Alla luce di questo scivolamento a destra, ci ricorderemo forse con una punta di tristezza dei tempi leggermente migliori dell’attuale presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker.


Il candidato di punta del Ppe alla sua successione è il tedesco Manfred Weber. L’esponente dell’Unione cristiano-sociale bavarese finora non si è unito ai nazionalisti reazionari. Ma il suo motto, che recita: “La Baviera è casa mia, la Germania la mia nazione, l’Europa il futuro”, vuole dire tutto e niente. Weber si è comunque espresso in favore del citato Patto Onu. Anche se perderà seggi, il Ppe dovrebbe confermarsi il gruppo parlamentare più numeroso ed esprimere il presidente della Commissione nella persona di Manfred Weber. Ma per governare il Ppe dovrà fare affidamento su altri gruppi: vedremo se lo farà guardando a destra o a sinistra.

Pubblicato

Giovedì 20 Dicembre 2018

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