Congresso Fiom

A parità di prestazione lavorativa i trattamenti – salari, orari, flessibilità, sicurezza, durata del contratto – possono essere i più disparati, l’opposto di tutto quel che è stato conquistato a partire dal ’69 e per tutti gli anni Settanta, con il varo dello Statuto dei lavoratori spolpato dagli ultimi governi. Il lavoro è sempre più simile a una merce, i diritti un lusso per pochi, sempre meno.

 

Fare sindacato in queste condizioni è tanto difficile quanto obbligatorio e, secondo la Fiom, che si definisce “resistente e di classe”, l’obiettivo a cui lavorare è la riunificazione del lavoro puntando a organizzare e rappresentare insieme nuove e vecchie figure, chi ha l’art.18 e chi no, dipendenti dell’azienda madre e degli appalti (luogo delle nuove schiavitù), italiani e migranti, somministrati, al nero, donne e uomini, a tempo pieno, part-time, squadrette del weekend, insomma tutti quelli che operano nella stessa filiera. È un diktat, questo, che non riguarda solo la Fiom ma l’intera Cgil, salvo ridursi a sindacato marginale, e a lungo termine fare la stessa fine della rappresentanza politica.


Il XXVII congresso Fiom ha avuto al centro un logo che è quanto di più antagonista rispetto allo stato di cose presente: l’uguaglianza nel mondo delle diseguaglianze, dell’ingiustizia sociale e delle nuove povertà. La relazione e il dibattito hanno convinto la platea degli oltre 700 delegati eletti nei congressi di base e territoriali che hanno votato la rielezione di Francesca Re David al posto occupato fino a un anno fa da Maurizio Landini con il 93% delle deleghe alzate. Una percentuale “bulgara” dentro un sindacato appassionato, critico, autonomo cioè indipendente da padroni e partiti. Un sindacato che non può essere di governo né di opposizione ma difendere le condizioni di chi rappresenta, chiunque comandi a Palazzo Chigi.

 

Ma la Fiom guarda più avanti, come testimoniano i tanti operai migranti intervenuti, le associazioni umanitarie, volontari dell’accoglienza attaccati dai deliri razzisti di Salvini, Emergency, Arci, Anpi, studenti, femministe, vittime di repressione e tortura nel mondo (il rappresentante della Palestina) come in Italia (la sorella di Cucchi). Proprio la Fiom, al tempo in cui Landini era segretario e non ancora candidato a dirigere l’intera Cgil aveva lanciato “Unions”, la coalizione sociale dei soggetti e delle persone che si battono per la giustizia sociale ed economica. Le condizioni non erano mature, nella società e nei movimenti. Ma il tema resta all’ordine del giorno.


Ovazioni per Landini e Francesca Re David, ma molti applausi anche alla segretaria uscente della Cgil, Susanna Camusso, soprattutto quando ha ribadito la scelta della segreteria (7 su 9) di candidare alla sua successione il leader della Fiom che in solitudine aveva difeso i lavoratori della Fiat dall’odioso ricatto di Sergio Marchionne, o il lavoro o i diritti.


Ma difficilmente il congresso nazionale della Cgil nella seconda metà di gennaio avrà un andamento simile a quello Fiom. L’opposizione a Landini si consolida nel potente sindacato dei pensionati, lo Spi, con ramificazione negli edili, tessili e chimici, ma mentre scriviamo non è stata ancora formalizzata la candidatura alternativa di Vincenzo Colla, cosicché tutti i congressi si sono svolti senza la trasparenza necessaria a fare le scelte sindacali e di organigramma.

 

L’unico congresso che ancora non si è svolto è proprio quello dei pensionati. Poca trasparenza, che fa temere tentativi di rovesciare il tavolo, azzerare la candidatura di Landini proponendo una figura terza, a metà tra il sindacato autonomo e un’organizzazione ancora legata alla tradizione novecentesca del partito di riferimento. Peccato che il partito di riferimento, il Pd,  si sia suicidato. E il tentativo dello Spi (o meglio, della sua maggioranza) non ha gambe sufficientemente robuste per camminare. Salvo improbabili colpi di scena, dunque, i numeri dicono Landini e dicono anche che la Cgil – il più importante insediamento democratico italiano – è spaccata, nonostante il documento congressuale unitario.

Pubblicato il 

20.12.18
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