Quando disse che “la democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte le altre”, Winston Churchill sapeva, o quantomeno immaginava, con quale materiale umano avrebbe dovuto confrontarsi la civiltà di massa. Con tutta la modestia del caso e non certo con l’arrogante sfacciataggine di volermi misurare con lo storico statista britannico, personalmente vedo nella democrazia senza dubbio una conquista di libertà, ma anche uno straordinario strumento che però molto sovente vien fatto funzionare secondo convenienza; una democrazia a geometria variabile, insomma, specialmente quando si tratta di riconoscere i diritti popolari nella pienezza della loro espressione. E allora mi piace ricordare un bell’articolo di Edy Bernasconi su la Regione (ottobre 2014).

 

Il bravo giornalista e acuto osservatore della Svizzera politico-istituzionale si concentra soprattutto sulla nostra democrazia diretta, “prerogativa tutta elvetica” che, con il federalismo e la neutralità, rappresenta “uno dei pilastri del sistema svizzero al quale, da destra a sinistra, nessuno è disposto a rinunciare”. Salvo poi dover rendersi conto che “il popolo sembra essere sovrano solo quando conviene a un parte, ben definita, delle forze politiche”. Una constatazione amara, che condivido in pieno.


Gli esempi non mancano. Il più eclatante, non fosse altro per il grande impatto mediatico che continua ad avere e la strumentalizzazione che se ne fa, è certamente quello della votazione del 9 febbraio 2014 quando il popolo ha accettato l’iniziativa Udc volta a tenere sotto controllo i flussi migratori verso il nostro Paese, contingentando il numero dei permessi da concedere perché ritenuto “di massa” il fenomeno conseguente e quindi, in quanto tale, non più sopportabile.

 

Ed è proprio l’Udc a denunciare il mancato rispetto della volontà popolare, e quindi la messa in pericolo della democrazia diretta, perché a oltre un anno dalla sua accettazione l’iniziativa non è ancora messa in atto. A parte il fatto che per fare ciò si è ancora in tempo (il termine è di tre anni), se si vuol essere corretti fino in fondo bisogna dire che concretizzare nella pratica il nuovo dettato costituzionale comporta il cambiamento dell’accordo che la Svizzera ha concluso con l’Unione europea, tra l’altro (e con altri) accettato dal popolo, e che prevede la libera circolazione delle persone; un principio “irrinunciabile” per loro, come lo è per noi la democrazia diretta, ed è quindi quantomeno strano pretendere che si possa trovare una soluzione in quattro e quattr’otto, non tanto per rispettare la volontà popolare, che comunque dovrà essere rispettata, quanto invece per far contenta l’Udc.


La stessa Udc che è molto meno propensa – al pari di altre forze politiche dello schieramento borghese – a battersi per l’attuazione della volontà popolare sempre e comunque, vedasi l’Iniziativa delle Alpi. A proposito della democrazia a geometria variabile di cui sopra.

Pubblicato il 

23.04.15

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