La Lega Nord voleva i soldi dei frontalieri

Soldi dei contributi dei frontalieri italiani destinati alla disoccupazione salvati in extremis al Senato. La Lega Nord voleva attribuirli alle province e ai comuni, togliendo l'indennità disoccupazione a chi l'aveva pagata. Passata l'urgenza, ora si vuole colmare un vuoto negli accordi bilaterali che annullerebbe il diritto alla disoccupazione ai frontalieri a partire dal primo giugno.

Nel 2002 era stata parzialmente risolta una iniquità: malgrado pagassero la disoccupazione i frontalieri non ne avevano diritto. L'introduzione degli accordi bilaterali aveva però permesso di trovare una soluzione tra i due paesi confinanti. La trattenuta sui salari dell'assicurazione disoccupazione nelle buste paga dei dipendenti frontalieri e la parte a carico dei datori di lavoro in Svizzera, sarebbero state riversate in un fondo vincolato gestito dall'Istituto nazionale previdenza sociale (Inps). Quest'ultimo si sarebbe poi occupato di garantire il versamento ai disoccupati frontalieri di un'indennità pari al 50 per cento dell'ultimo salario per una durata di 12 mesi.
In questi anni di crescita economica, e quindi di scarsa disoccupazione tra i frontalieri, questo capitale è andato ingrossandosi, arrivando al riguardevole importo di 350 milioni di euro. Soldi vincolati dalla legge numero 147 ad uso esclusivo dei disoccupati frontalieri. I deputati della Lega Nord volevano modificare la legge, destinando i 350 milioni di euro ai comuni e alle province di frontiera, in gran parte governati da giunte leghiste. Non a caso il capogruppo della Lega al Senato , promotore dell'emendamento, è Fabio Rizzi, sindaco di Varese.  Un amministratore comunale che non avrebbe disdegnato ricevere parte dei 350 milioni di euro.
Un tentativo andato però a vuoto, grazie all'intervento di Claudio Micheloni, senatore di centro sinistra eletto coi voti degli italiani residenti in Svizzera. In un "vivace" dibattito andato in onda martedì sera al Senato italiano, Micheloni nel suo intervento ha dichiarato: «È inaccettabile presentare l'intervento (l'emendamento Lega Nord presentato dal senatore Rizzi, ndr.) nell'interesse dei comuni e delle province di quella regione, proponendo il furto -non c'è altra parola- dei contributi dei lavoratori frontalieri. In un momento di crisi, (il Ticino è uno dei cantoni svizzeri più colpiti dalla crisi) noi colpiamo i lavoratori frontalieri, che saranno i primi e quelli più pesantemente colpiti dalla crisi».
La giustificazione leghista di stornare i soldi a favore dei comuni togliendoli ai potenziali disoccupati frontalieri partiva da un'errata interpretazione degli accordi bilaterali. Secondo il senatore Rizzi, la Svizzera sarebbe stata obbligata dal primo giugno 2009 a pagare direttamente gli indennizzi di disoccupazione. In realtà, gli accordi bilaterali prevedono un'altra cosa, come ha spiegato in aula il senatore Micheloni: «In base agli accordi tra Svizzera e Ue, la Confederazione verserà ai lavoratori frontalieri disoccupati l'85 per cento della metà dell'indennizzo italiano, non del loro ultimo stipendio. Ossia i soldi per comperare forse le sigarette e per la durata di soli tre mesi». Alla fine del dibattito, il governo ha deciso di stralciare l'emendamento leghista.
Il salvataggio dei 350 milioni di euro rappresenta un capitale sufficiente per garantire i fondi necessari per pagare un'indennità ai frontalieri disoccupati nel corto termine.
Il problema si ripresenterà nel  medio e lungo termine perché come già detto, dal primo giugno non sarà più in vigore l'accordo tra i due paesi di versamento delle trattenute disoccupazione dei dipendenti frontalieri.
Ma c'è chi si è già mosso per cercare di porvi rimedio. In prima linea, oltre ai parlamentari eletti con i voti degli italiani all'estero residenti in Svizzera, le organizzazioni sindacali dei due paesi. Sul tema, abbiamo sentito Claudio Pozzetti, responsabile Cgil Frontalieri: «Le strade percorribili per trovare una soluzione sono due. La prima è che la Svizzera riconosca autonomamente nel diritto alla disoccupazione la parità di trattamento ai frontalieri. Cio significa che alla detrazione in busta paga corrisponda la stessa prestazione d'indennità disoccupazione di chi risiede in Svizzera. Ma, francamente, pare essere la via più difficile. La seconda strada praticabile è un accordo tra Unione europea e Svizzera che dia continuità alla soluzione oggi in vigore. Questa strada ha già dato prova di successo, quando alcuni anni fa si era riusciti a modificare gli accordi bilaterali affinché permettessero ai frontalieri di scegliere a quale assicurazione malattia affiliarsi, se nel proprio paese o in Svizzera».
Questo significa che il governo svizzero, ma soprattutto quello italiano, devono fare pressione su Bruxelles affinché ci si muova in tal senso.
area ha contattato il senatore Micheloni per avere la sua opinione in merito. «Ieri (martedì, ndr.) abbiamo salvato almeno il capitale fin qui accumulato con le trattenute degli stipendi dei lavoratori frontalieri. Questo vuol dire che si è salvata l'urgenza. Ora però si tratta di garantire il futuro dell'indennità disoccupazione per i frontalieri richiamando il governo italiano al suo dovere d'intervento». È ottimista? «Noi non smetteremo di richiamare il governo alle sue responsabilità. Ma non è detto che ci darà ascolto»

Pubblicato il

13.02.2009 03:00
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