Eurovisioni

Impressionante! Centomila persone alla manifestazione dell’Unione sindacale austriaca Ögb a Vienna. Tre volte di più che alle dimostrazioni di maggiore successo in Svizzera. Cosa è capitato alle nostre colleghe e ai nostri colleghi austriaci? L’Austria, come la Svizzera, occupa i gradini più bassi della classifica sulla frequenza degli scioperi. Inoltre in questo paese le relazioni tra datori di lavoro e sindacati sono più improntate alla collaborazione che da ogni altra parte. E circa il 90 per cento dei rapporti di lavoro sottostà a contratto collettivo di lavoro.


L’aspro conflitto, scoppiato alla vigilia delle ferie estive, è stato scatenato dal nuovo governo formato dai conservatori della Övp e dalla destra nazionalista dell’Fpö. Punto della discordia è la flessibilizzazione dell’orario di lavoro, con cui il governo realizza i desideri del padronato che quest’ultimo mai riuscirebbe a ottenere attraverso la contrattazione collettiva. La giornata lavorativa potrebbe durare fino a 12 ore (contro le 10 attuali) e l’orario settimanale fino a 60! Il tutto senza alcuna consultazione delle commissioni di fabbrica. Il colpo l’esecutivo lo ha sferrato attraverso una procedura accelerata, rompendo una tradizione che durava da 70 anni e che voleva una consultazione dei partner sociali. I prossimi a dover pagare dazio sembrano essere i sindacati, attraverso un indebolimento delle cosiddette Camere dei lavoratori (Arbeiterkammern, organismi di rappresentanza degli interessi dei lavoratori previsti per legge).


In un sol colpo l’Austria è così giunta nell’Europa della deregolamentazione. Questo sotto la guida di un governo reazionario che si spaccia come protettore della “gente comune”, soprattutto quando si tratta di dare contro ai richiedenti l’asilo. È così che in primavera aveva vinto le elezioni. Ma ora sta mostrando il suo vero volto: populista nei discorsi, neoliberista e contro i lavoratori in politica economica. Di qui la richiesta rivolta all’esecutivo dal neopresidente della Ögb Wolfgang Katzian: «Se volete sapere se la gente è d’accordo di lavorare 12 ore al giorno, domandatelo al popolo!». Ma non c’è rassegnazione, come ha dimostrato il sindacato con l’imponente manifestazione di Vienna. «Non siamo gente che si lascia intimorire», ha tuonato Katzian rivolgendosi ai manifestanti. E ancora: «Oggi è solo l’inizio di una battaglia. Opporremo resistenza con ogni mezzo». Ciò che comprende anche azioni di sciopero in singole aziende.

Pubblicato il 

12.09.18

Rubrica

Nessun articolo correlato