Lavoro & Società

Due importanti sostegni al personale della vendita sono emersi dalle urne cantonali di Berna e Zugo lo scorso fine settimana. Nel Cantone della svizzera centrale, la proposta dei giovani dei partiti borghesi (Plr, Ppd, Udc e verdi liberali) di allungare le aperture dei negozi fino alle ore 20 in settimana e alle 18 il sabato è stata sonoramente bocciata dal 65% dei votanti. Un risultato ancor più importante, tenuto conto che oltre il 60% degli aventi diritto di voto si è recato alle urne. Altrettanto importante è stata la bocciatura alle urne nel Canton Berna, dove il 53.9% dei votanti ha detto No alla proposta borghese di raddoppiare le aperture domenicali nell’arco dell’anno, passando da due a quattro.

 

Come segnalato dal quotidiano bernese Der Bund, il rifiuto a un’estensione delle aperture domenicali non ha creato divisioni campagna-città, entrambe compatte nel dire no. Insomma, il vento delle liberalizzazioni degli orari, il cui peso ricade sulla vita familiare e sociale dalle lavoratrici e lavoratori del settore, pare stia cambiando. Tra i fattori che hanno convinto la popolazione, suggerisce il Bund, il fatto che «non pochi elettori, al momento di compilare la scheda elettorale, si sono forse ricordati di quando un anno fa applaudivano dai balconi quelle persone che, nonostante la serrata, continuavano a lavorare nei supermercati malgrado fossero esposti al rischio di contagio da virus».

 

Grande soddisfazione per l’esito popolare bernese l’ha espressa il sindacato Unia, in prima linea contro l’estensione delle aperture, che ha così commentato: «Il ramo della vendita, definito “femminile”, si caratterizza per i bassi salari e gli orari di lavoro flessibili. Le venditrici sono già ora sotto pressione, dovendo lottare quotidianamente nell’ardua missione di conciliare lavoro, famiglia e tempo libero. Il personale della vendita ha bisogno di essere valorizzato, non il contrario».

 

La giornata internazionale della donna dell’otto marzo e i risultati dei due cantoni, in particolare quello bernese, devono aver influito sulle decisioni dei consiglieri nazionali, chiamati ad esprimersi il giorno successivo alla domenica elettorale sulla proposta del senatore liberale zurighese Ruedi Noser d’inserire nella legge Covid l’autorizzazione federale all’apertura dei commerci dodici domeniche l’anno. Con un voto risicato, 93 a 96 (e quattro astenuti), il Consiglio nazionale ha bocciato definitivamente la proposta, visto che anche il Consiglio degli Stati nei giorni precedenti un po' a sorpresa, l’aveva rifiutata.

 

Per la cronaca parlamentare locale, la deputazione ticinese ha espresso cinque voti favorevoli alle dodici domeniche di aperture  (Cattaneo, Farinelli, Marchesi, Quadri e Regazzi), mentre i rimananti tre consiglieri nazionali ticinesi hanno espresso voto contrario (Gysin, Romano e Storni).

Pubblicato il 

09.03.21
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