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Il 2022 sarà un anno decisivo per l’“Europa sociale”. In vista dell’imminente dibattito sulla direttiva dell’Unione europea (Ue) in materia di salario minimo e di promozione dei contratti collettivi di lavoro (Ccl), l’economista ungherese László Andor parla addirittura di “endgame”, di partita finale. Lui se ne intende essendo stato tra il 2010 e il 2014 Commissario europeo per l’Occupazione, gli affari sociali e l’integrazione nella Commissione ultraliberista di Manuel Barroso, in cui le sue proposte di carattere sociale si scontravano contro un muro di gomma. Oggi l’esponente socialista si rallegra del fatto che per l’attuale commissario Nicolas Schmit il contesto è cambiato. Ha ricevuto dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen il mandato di attuare il “Pilastro europeo dei diritti sociali” e i suoi 20 principi. Schmit ha già formulato alla Commissione delle proposte di direttive che rafforzerebbero i diritti dei lavoratori: parità salariale per le donne, riconoscimento dello statuto di dipendenti ai lavoratori delle piattaforme digitali, così come aumento dei minimi salariali e rafforzamento dei Ccl.


La direttiva sul salario minimo è la più importante: questo è chiaro a tutti a Bruxelles. Il Parlamento europeo l’ha già approvata, introducendovi anche un rafforzamento dei diritti sindacali. Ma perché la direttiva diventi legge, serve, in questa “partita finale”, l’approvazione del Consiglio europeo, cioè dei governi degli Stati membri. È l’ostacolo più difficile. I governi neoliberisti, alla guida di vari paesi dell’Europa centrale e orientale, aborrono l’idea di salari minimi più elevati e di più contratti. Ma resistenze si registrano anche da parte di governi socialdemocratici della Scandinavia, gli stessi che tiravano il freno quando si trattava sul fondo d’investimento europeo perché non volevano garantire per i paesi dell’Est e del Sud Europa. Ora non vogliono concedere competenze all’Ue in materia di socialità, perché – sostengono – potrebbero anche essere utilizzate in malo modo.

 

I paesi del Nord vogliono mantenere il loro alto livello sociale solo con una politica nazionale. László Andor ricorda a questi socialdemocratici che la minaccia alle conquiste sociali e il dumping derivano in ultima analisi dall’enorme divario salariale in Europa. È dunque su questo fronte che è necessaria una svolta. E a maggior ragione è importante che la direttiva sul salario minimo superi indenne l’imminente partita finale.

Pubblicato il 

15.12.21

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