La piattaforma colabrodo e la cecità delle autorità

A voler essere generosi, è un clamoroso pasticcio. Se ci si immerge nei dettagli, però, monta la nausea e non puoi che provare indignazione. Il caso di lemievaccinazioni.ch è cresciuto e infine esploso negli ultimi tre mesi a colpi di inchieste giornalistiche. A gennaio il settimanale Der Beobachter aveva indagato sulle finanze e sui promotori dell’iniziativa, che prometteva un metodo semplice per registrare su Internet il proprio stato vaccinale. Il progetto esisteva da anni, ma nonostante importanti investimenti da parte di una pletora di soggetti, non aveva mai preso davvero il volo. Grazie alla crisi internazionale e al costante bombardamento mediatico sui vaccini e sull’ipotesi che solo da vaccinati riacquisteremmo una qualche sorta di libertà di movimento, quella famosa vita normale che da almeno un anno non esiste più, il sito stava conoscendo una nuova, folgorante primavera.

 

Decisamente immeritata, ora lo sappiamo. Le associazioni per la difesa di consumatori e consumatrici, che da tempo sollecitavano chiarezza, hanno tolto i guanti di velluto. Scrive l’Acsi: “Il capitolo lemievaccinazioni.ch è da considerarsi chiuso. Gli utenti dovrebbero chiedere la restituzione dei propri dati e simultaneamente la cancellazione dei propri fascicoli, mentre l’Ufficio federale della sanità pubblica dovrebbe assumersi la responsabilità di mettere in piedi un’alternativa affidabile e sicura”. Sul sito dell’associazione trovate la lettera-modello da scaricare, riempire e spedire per chiedere la cancellazione dei dati personali, nel caso li abbiate affidati alla piattaforma. L’appello segue il congelamento del sito, in seguito all’intervento dell’Incaricato federale della protezione dei dati e della trasparenza che ha aperto un procedimento formale contro il gestore della piattaforma. Il colpo di grazia l’ha dato un articolo di Republik.ch, che si è fatta aiutare da esperti di informatica a testare le vulnerabilità, talmente macroscopiche che la storia sarebbe comica, se non fosse tragica.

 

In soldoni: con pochi click era possibile consultare i dati di qualunque persona che l’avesse utilizzata. Facile accedere non solo alle informazioni sullo stato vaccinale, ma anche ad una pletora di informazioni sensibili sullo stato di salute di centinaia di migliaia di cittadini più o meno ordinari. I giornalisti del periodico online di Zurigo hanno potuto leggere per esempio i dettagli sullo stato di salute dei Consiglieri federali. E appurato che con un minimo di sforzo, era un gioco da ragazzi spacciarsi per medico e accedere alle informazioni di tutte le persone registrate. Lascia allibiti che ci siano voluti tre mesi, e un test eseguito da specialisti di informatica, per mostrare quanto l’imperatore fosse palesemente nudo. Eppure da mesi erano stati pubblicati dettagli piccanti sulla struttura di gestione e di finanziamento del sito, elementi che lasciavano quanto meno perplessi sulle finalità e sulle modalità del progetto.

 

L’articolo di Der Beobachter resta una lettura interessante (tinyurl.com/36zhv9f6). Fra il 2016 e il 2019 i colossi del vaccino GlaxoSmithKline, Pfizer, Msd e Sanofi-Aventis avevano contribuito al sito con 827.000 franchi. Ma sono altri i numeri che lasciano un certo amaro in bocca sull’attitudine di chi si occupa della nostra salute a Berna. L’Ufficio federale della salute ha versato, fra il 2017 e il 2019, 685.000 franchi, per il modulo aggiuntivo “my-COVIDvac” ulteriori 450.000. Possibile che a cotanto investimento non abbia fatto seguito un minimo di controllo sulla qualità della piattaforma?

Pubblicato il

01.04.2021 09:57
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