La piazza dei diritti

Più di 500 le persone che hanno manifestato a Bellinzona per una nuova politica migratoria. No alla divisione dei lavoratori

Rompere il silenzio contro le politiche che criminalizzano lo straniero, lo respingono, lo ricattano, lo privano dei suoi diritti civili per costringerlo a subire passivamente la precarietà professionale ed esistenziale. Perché colpire l’anello più debole, serve a colpire tutti per il profitto di pochi. È contro queste politiche che più di cinquecento persone lo scorso 14 ottobre sono scese in piazza a Bellinzona, rispondendo all’invito del Comitato unitario per una nuova politica migratoria rispettosa dei diritti e contro le pratiche restrittive adottate negli ultimi anni dal Dipartimento cantonale delle Istituzioni. «Lottare per i diritti dei migranti vuol dire lottare per i diritti di tutte le lavoratrici e i lavoratori perché le politiche escludenti colpiscono l’intera popolazione» ha spiegato la presidente nazionale di Unia Vania Alleva, intervenendo durante il corteo. «Non possiamo permettere che i lavoratori siano divisi sul terreno dei diritti. La spirale della precarizzazione colpisce indistintamente. Per questo la lotta di migranti è la lotta di tutti i lavoratori » ha sottolineato con forza. «La democrazia e la libertà o sono uguali per tutti o non sono niente, solo carta bagnata, un concetto vuoto e privo di valore», le ha fatto eco un migrante. «In questo paese, come negli altri, esistono solo due nazionalità. Quella di chi vive nel paese dello sforzo, del lavoro, della quotidianità, e dall’altra parte c’è il paese dei soldi e della mancanza di vergogna. Loro sono gli sfruttatori che non hanno patria, ma agitano una bandiera per i loro interessi di sfruttatori». «Quando a una parte della popolazione vengono negati dei diritti, ciò vuol dire che anche l’altra parte, che questi diritti li ha, non sta bene» ha affermato dal canto suo un esponente del comitato unitario (composto di sindacati, partiti e varie associazioni) che ha organizzato la manifestazione. «Anche per le fasce più deboli della popolazione, i bambini e i minorenni, non esiste la dovuta attenzione. I rifugiati minorenni non accompagnati vengono rinviati, mentre bambini e ragazzi stranieri che frequentano le scuole qui, rischiano o sono costretti a lasciare tutto per un permesso non rinnovato », hanno poi denunciato i manifestanti Una cittadina rifugiata cilena («approdata in questo bellissimo paese assieme alla mia famiglia, molti decenni fa»), ha infine invitato le persone ad appellarsi alla propria coscienza «combattendo tutti insieme il capitalismo che crea solo guerra, sofferenza, disuguaglianze e il conseguente spostamento di donne, uomini, anziani e bambini alla ricerca di un mondo migliore che è un diritto di ogni essere umano».

Pubblicato il

17.10.2017 11:43
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