Diario di classe

Nelle scorse settimane è stato presentato uno studio sull’estremismo politico tra i giovani, in cui sono stati raccolti i dati di dieci cantoni svizzeri in modo da proporre un confronto articolato fra tutti i dati. La ricerca è stata condotta dall’Alta scuola di lavoro sociale di Friborgo.
I dati per il Ticino (e complessivi) sono molto interessanti e meritano davvero un approfondimento, impossibile da proporre in questa sede.
Alla voce “estremismo di destra” i dati ticinesi vedono una maggior rilevanza del fenomeno rispetto al dato generale per tutte le voci studiate: nazionalismo, dittatura, islamofobia, antisemitismo, violenza contro altri ecc. Per la voce xenofobia poi il dato diventa davvero allarmante, mostrando una maggior presenza del fenomeno tra i nostri giovani di oltre il 10 per cento rispetto a quello degli altri cantoni.


Il confronto viene poi proposto, sempre per l’estremismo di destra, in due diversi ordini di scuola e cioè i licei e le scuole professionali. E qui i divari diventano molto importanti: nazionalismo, dittatura, xenofobia, antisemitismo vedono l’adesione a queste ideologie raddoppiarsi o più nelle scuole professionali, fino ad arrivare ad avere poco meno della metà dei giovani delle scuole professionali schierati su posizioni xenofobe.
Per l’altra voce dell’indagine, riferita all’“estremismo di sinistra”, i dati sono invece decisamente più in linea rispetto a quelli degli altri cantoni, con due eccezioni: i ticinesi sovrastano la media generale di quasi 10 punti sull’anticapitalismo, mentre sono sotto al dato generale di oltre 10 punti rispetto ai Movimenti senza frontiere.
Anche le differenze tra i due ordini di scuole superiori non sono particolarmente rilevanti, salvo che alla voce “violenza contro la polizia”, in cui gli studenti professionali triplicano il dato
liceale.


Come leggere questi dati? Un approfondimento sarebbe molto utile, ma alcuni elementi emergono anche da questa sintetica lettura con grandissima preoccupazione e, permettetemi, un bel po’ di frustrazione per chi lavora nella scuola. Uscendo però dalle mura scolastiche, questo studio racconta molto bene della presenza in Ticino di giovani arrabbiati con la nostra società, molto, molto arrabbiati se provengono dalle scuole in cui confluiscono i giovani delle classi meno abbienti, meno arrabbiati se provenienti dalle classi più agiate. La paura dell’altro, la seduzione del potere forte capace di risolvere le situazioni critiche, ma anche la voglia di rovesciare il sistema stesso e il capitalismo sono lì a dimostrarci come questi giovani non si fidino di noi, né della democrazia, tanto meno del modello di società in cui vivono. Insomma una vera e propria bocciatura del mondo in cui vivono.


Magari sbaglierò, ma non c’è un bel po’ di colpa della sinistra in tutto ciò? Dove siamo stati in questi anni quando gli altri ripetevano senza sosta che il pericolo veniva da oltre le frontiere, dai frontalieri e non invece da noi, dal nostro modo di produrre, dal mercato finanziario, dalla nostra organizzazione del lavoro? Ci siamo arrabbiati abbastanza? L’abbiamo ripetuto e detto con forza tutte le volte che serviva farlo o abbiamo ceduto troppe volte, demotivati senza combattere come dovuto?
Pur con i capelli bianchi, resto convinta che non sia mai troppo tardi per cambiare!

Pubblicato il 

14.02.19
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