La ricerca svizzera nella bufera

C'è alta tensione ai vertici dei Politecnici svizzeri. Al centro delle polemiche, esplose fragorosamente nella Svizzera tedesca, c'è il Consiglio dei Politecnici, competente per le definizione degli orientamenti strategici dei Politecnici federali, per l'assegnazione dei crediti globali alle scuole di Zurigo e di Losanna e per le proposte di nomina all'indirizzo del Consiglio federale. Ed è proprio attorno alla nomina del nuovo presidente del Politecnico di Zurigo che è scoppiato il bubbone. Sarà questa una delle prime patate bollenti che finirà in mano a Mauro Dell'Ambrogio, che il 1° gennaio subentrerà a Charles Kleiber quale segretario di Stato per l'educazione e la ricerca. Una patata che potrebbe scottare qualche mano anche in Ticino: nel braccio di ferro fra Losanna e Zurigo infatti è finito anche il Centro svizzero di calcolo scientifico (Cscs) di Manno.

Nuovo presidente del Politecnico di Zurigo a partire dalla fine di agosto, quando il presidente ad interim Konrad Osterwalder andrà in pensione, avrebbe dovuto diventare Martin Schwab, ricercatore di fama mondiale. Questa era la proposta della Commissione cerca. Il 23 e 24 maggio il Consiglio dei Politecnici avrebbe dovuto formalizzare la proposta al Consiglio federale. Se non che contemporaneamente lo stesso Schwab ha annunciato di rinunciare alla nomina. E in men che non si dica lo stesso Consiglio dei Politecnici ha presentato la soluzione alternativa: Ralph Eichler, direttore del Paul-Scherrer-Institut e, guarda caso, membro del Consiglio dei Politecnici e della stessa Commissione cerca. Il governo ha nominato Eichler il 30 maggio, benché egli non avesse partecipato al concorso.
Schwab ha rinunciato per il travaso di mezzi dal Politecnico di Zurigo a quello di Losanna per circa 30 milioni all'anno, deciso dal Consiglio dei politecnici. Losanna nel 2008 avrà un aumento del budget pari al 6,6 per cento contro l'1 per cento concesso a Zurigo. Ciò ha fatto infuriare i 16 capi dipartimento del Poli di Zurigo, che in una lettera del 28 maggio al consigliere federale Pascal Couchepin ne hanno chiesto un intervento diretto definendo arbitraria la decisione del Consiglio dei Politecnici sul budget 2008. Non solo: due giorni dopo è stato lo stesso Osterwalder a inoltrare ricorso al Dipartimento federale degli interni a nome del Politecnico di Zurigo contro la ripartizione dei mezzi per il 2008. In esso si rimprovera al Consiglio dei Politecnici gravi violazioni procedurali e materiali.
Il peggio però sono state le pressioni con le quali il presidente del Consiglio dei Politecnici Alexander Zehnder sembra volesse imporre a Schwab di non rendere pubblici i motivi della sua rinuncia. In sostanza lo avrebbe avvertito che, se i tagli al budget di Zurigo fossero diventati di dominio pubblico, egli avrebbe reso noto una (banalissima) violazione del codice etico di comportamento commessa da Schwab nei primi anni della sua carriera scientifica. Non solo. Stando a quanto denuncia un membro della Commissione cerca, Dieter Imboden, lo stesso Zehnder fin dal 9 maggio avrebbe attuato una campagna denigratoria nei confronti di Schwab all'indirizzo dei colleghi del Consiglio dei Politecnici, assai prima che la proposta della Commissione cerca venisse formalizzata.
Conoscitori degli ambienti accademici sottolineano lo strapotere romando che si sarebbe instaurato sull'asse formato da Couchepin, Kleiber e Patrick Aebischer, presidente del Politecnico di Losanna. Esso garantirebbe a Zehnder un ampio margine di manovra alla testa del Consiglio dei politecnici. Zehnder che due anni fa, quando fu nominato Ernst Hafen, predecessore di Osterwalder, al posto di presidente del Politecnico di Zurigo, pure ambiva a quella funzione. Ciò che spiegherebbe molte delle intrusioni di Zehnder negli ambiti di autonomia dell'ateneo zurighese. Lo stesso Eichler è considerato un fedele uomo di Zehnder: del resto la sua nomina sembra essere il frutto di una manovra ben concepita, dalle premature dimissioni di Hafen alla rinuncia di Schwab. Eichler quindi potrebbe rivelarsi assai più malleabile dei suoi predecessori. Accrescendo così l'influenza del Consiglio dei Politecnici sul Poli di Zurigo. E dunque sul Cscs di Manno. A tutto vantaggio di Losanna.


In mezzo c'è il centro di calcolo

Cosa c'entra il Cscs di Manno, che dipende dal Politecnico di Zurigo, con le recenti traversie ai vertici dei Politecnici svizzeri? Intanto vi si ritrovano molte delle logiche che spiegano parecchie tensioni vissute nei mesi e negli anni scorsi a Manno. Poi alcuni dei protagonisti sono gli stessi (Eichler e Monica Duca Widmer sono membri sia del Consiglio dei Politecnici che dello Stearing Board, sorta di Cda, del Cscs). Inoltre il Cscs potrebbe essere uno dei molti oggetti del contendere fra i due politecnici. E il Cscs è già stato vittima a sua volta di pesanti intrusioni del Consiglio dei Politecnici nell'autonomia del Poli di Zurigo, come dimostra la storia dell'inchiesta amministrativa avviata a seguito delle denunce di alcuni dipendenti di Manno.
A proposito delle logiche che sembrano guidare l'azione del Consiglio dei Politecnici, la lettera a Couchepin dei 16 capi dipartimento del Politecnico di Zurigo è significativa. Essi denunciano una decisione sul preventivo 2008 presa «arbitrariamente e sulla base di atti presentati all'ultimo minuto» e la costante violazione dell'autonomia delle diverse istituzioni. Rimproveri che al Consiglio dei Politecnici si possono muovere anche in relazione al Cscs, come fa osservare chi segue quanto accade a Manno con occhio attento e critico. Così i risultati e la loro portata dell'inchiesta amministrativa Fischer sul Cscs sono stati relativizzati da controinchieste volute dallo stesso Consiglio dei Politecnici in chiara violazione dell'autonomia del Politecnico di Zurigo nella gestione del Cscs, e dopo che c'erano volute quattro perizie per stabilire che sì, era il Politecnico di Zurigo e non il Consiglio dei politecnici ad avere la competenza per ordinare un'inchiesta amministrativa su Manno.
D'altro canto l'accresciuto potere del Politecnico di Losanna non fa il gioco del Cscs. Ancor prima della sua nascita il Centro di calcolo è stato conteso fra i due atenei. Pioniere nel campo del calcolo scientifico in Svizzera fu Losanna, fin dai primi anni '80. Zurigo si accodò, entrando in diretta concorrenza con Losanna ogni volta che si trattava di deliberare i crediti per un aggiornamento o un potenziamento delle macchine. Fin quando, nei primi anni '90, ci si rese conto della necessità di avere anche in Svizzera un centro di supercalcolo. Tutto lasciava intendere che Losanna fosse favorita sia per il suo ruolo di pioniere che per la politica di rilancio che vi si voleva attuare. Ma i politici zurighesi proposero una soluzione che, con Flavio Cotti alla testa del Dipartimento dell'interno e con un buon lavoro di lobbyng, si dimostrò vincente: l'avrebbero realizzato loro, gli zurighesi, il centro di supercalcolo, ma in Ticino. Con l'obiettivo nemmeno tanto segreto di portarlo in un secondo tempo a Zurigo. Insomma: la tappa intermedia ticinese sarebbe servita soltanto per sconfiggere Losanna senza che il Politecnico di Zurigo figurasse quale vincitore.
In realtà Losanna non s'è mai arresa a questa soluzione. Tanto che ha continuato a sviluppare le sue macchine (come ha fatto Zurigo) e per 8 milioni s'è dotata di un prototipo di supercalcolatore dell'ultima generazione (Blue Gene) perfettamente in grado di fare concorrenza al Cscs. Così che oggi si presenta in una situazione di forza anche per l'oggettiva debolezza (tecnica e gestionale) di Manno. E, con la lobby filo-losannese alla testa del dipartimento di Couchepin e nel Consiglio dei Politecnici, potrebbe facilmente ambire non tanto a far chiudere il Cscs, quanto a drenarne una parte importante delle risorse a Losanna. A quel punto il Cscs, di fatto ridimensionato nelle sue funzioni in barba alle rassicurazioni del Consiglio federale, potrebbe essere integrato nell'Usi, così da tranquillizzare anche il Ticino: la torta è grande, ce n'è per tutti. Garantirà il cameriere, quel Marco Baggiolini, rettore dell'Usi in pensione e nominato pochi mesi fa condirettore del Cscs. Forse queste sono solo ipotesi fantasiose. Ma forse no.


L'epurazione di Manno

Continua l'epurazione dei dissidenti al Centro svizzero di calcolo scientifico (Cscs) di Manno. Degli 8 firmatari della lettera di denuncia del marzo 2006 a seguito della quale fu avviata l'inchiesta amministrativa ne sono rimasti soltanto tre. Altri tre hanno infatti lasciato il Cscs dopo la nomina di Marco Baggiolini alla condirezione all'inizio di marzo di quest'anno. Le tre partenze sono volontarie, ma evidente frutto di un'esasperazione (si parla addirittura di dettagliati dossier personali tenuti sul loro conto). Che Baggiolini non avesse apprezzato il passo degli otto denuncianti lo si era capito già al momento della sua nomina.

Pubblicato il

22.06.2007 01:30
Gianfranco Helbling
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