La sceneggiata è finita

Una settimana di passione come quella trascorsa la sinistra ticinese se la ricorderà per un pezzo. Dapprima, venerdì 17 ottobre, il presidente del governo Marco Borradori annuncia l'esautorazione di Patrizia Pesenti, direttrice del Dipartimento della sanità e della socialità (Dss), da gran parte delle sue funzioni. Subito dopo la conferenza stampa della stessa Pesenti con i vertici del Partito socialista, che si presentano più uniti e compatti che mai. Sabato l'incredulità nella popolazione ticinese e le critiche anche feroci della stampa, soprattutto d'oltre Gottardo. E domenica una progressione impressionante alle elezioni federali ed un'altrettanto impressionante manifestazione di sostegno a Pesenti. Poi, da lunedì, le trattative in governo e fra i partiti, sfociate nel dietrofront della maggioranza governativa annunciato mercoledì. Sull'esito dello psicodramma governativo avremmo voluto intervistare la grande protagonista di tutta la vicenda, Patrizia Pesenti, che però, per rispetto della collegialità, ha preferito non rilasciare ulteriori dichiarazioni. -hgf- di Stefano Guerra «Non si torna indietro» sono state le ultime parole famose del presidente del Plr Giovanni Merlini. Mercoledì pomeriggio in un’affollata sala stampa di palazzo governativo Marco Borradori ha annunciato la revoca con effetto immediato della decisione di venerdì 17 ottobre (cfr. riquadrato) con la quale a Patrizia Pesenti era stata tolta la responsabilità di parte del Dipartimento della sanità e della socialità (Dss). La revoca è accompagnata da un accordo sulle modalità di lavoro in seno al Consiglio di Stato secondo cui tutti i membri del governo «si impegnano a collaborare attivamente all’esecuzione e alla realizzazione di obiettivi, programmi e decisioni del Governo, anche se votati a maggioranza». Come un passo in avanti si sforza di presentarlo il Consiglio di Stato, ma le quindici righe dell’accordo non riescono a nascondere il fatto che ciò a cui si è assistito è stato in realtà un clamoroso dietrofront. A giornalisti e funzionari dell’amministrazione cantonale il presidente del Consiglio di Stato Marco Borradori si è presentato in compagnia del vicepresidente dell’esecutivo Gabriele Gendotti pochi minuti dopo la fine della seduta nella quale sono stati affinati i dettagli di un accordo abbozzato il giorno prima. «Ci rendevamo perfettamente conto che una risposta immediata si imponeva», in primo luogo a causa del «senso di smarrimento nell’opinione pubblica e tra i funzionari dell’amministrazione», ha detto Borradori prima di presentare le due opzioni passate al vaglio nelle febbrili ore che hanno preceduto la fumata bianca (o nera, dipendendo da che parte la si guardi): il ripristino dello statu quo ante il venerdì 17 e un rimpasto, parziale o totale, in seno al governo. La seconda opzione è stata scartata in quanto avrebbe significato «un apprendistato dei consiglieri di Stato nei nuovi dipartimenti che il Governo non si poteva permettere» in questo momento, ha spiegato Borradori. Uscita dalla porta, l’opzione del rimpasto sembra non rientrerà dalla finestra nemmeno fra qualche settimana in sede di allestimento di Linee direttive e Piano finanziario come invece era apparso probabile nei primi giorni della settimana. Scartata la seconda via, il Consiglio di Stato ha percorso la prima sulla quale alla fine è stato trovato un accordo «grazie al senso di responsabilità di tutti i colleghi», ha affermato Borradori sottolineando come con tale accordo siano date «le premesse per non ricadere nella stessa situazione degli ultimi mesi». L’Esecutivo ha così fatto marcia indietro revocando con effetto immediato la decisione di venerdì 17 e reintegrando immediatamente nel Dss i servizi che erano stati scorporati. Per migliorare le modalità di lavoro al suo interno e per evitare di perdere la faccia, il Consiglio di Stato la decisione di tornare allo statu quo ante l’ha corredata da un accordo con il quale tutti i ministri si impegnano da un lato «a non contrastare attivamente in pubblico le decisioni adottate a maggioranza (…) pur mantenendo il diritto di far conoscere pubblicamente la propria opinione diveregente» e, dall’altro, a fornire «dati e informazioni» mettendo a disposizione «senza alcuna riserva, tutti i loro collaboratori». «Tutti i dipartimenti – si legge nel testo del comunicato stampa – attuano senza ostruzionismo tutte le misure di contenimento approvate dal Consiglio di Stato all’unanimità o a maggioranza con il preventivo 2004» e «lo stesso impegno è garantito nel raggiungimento degli obiettivi di Piano finanziario». Altre parole che sono una cortina fumogena, ma almeno la sceneggiata è finita.

Pubblicato il

24.10.2003 04:00
Gianfranco Helbling
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