La scure sul bilancio federale

Questa settimana il Consiglio nazionale ha aperto la discussione sull’ennesimo pacchetto di misure di risparmio, o programma di alleggerimento del bilancio federale. Si tratta di piani finanziari con cui si chiede (o s’impone) ai vari dipartimenti di predisporre per i prossimi anni consistenti tagli alle spese, e di prendere quindi per tempo le opportune misure (ri)organizzative. Di programmi di questo genere attualmente ce ne sono in ballo due (quello su cui il Parlamento sta discutendo adesso si chiama “Programma d’alleggerimento budgetario 2004”), più un “Piano di rinuncia a determinati compiti”. Complessivamente, i diversi dipartimenti in cui è suddivisa l’amministrazione federale dovranno risparmiare nei prossimi anni in media il 5 per cento sulle rispettive spese, ed entro il 2010 dovranno ridurre il personale di 5 mila unità.. Ma a Christoph Blocher, imprenditore e ministro, tutto ciò non basta. La Confederazione, secondo lui, risparmia troppo poco. Perciò lui, non contento di aver aderito, a dir poco, con entusiasmo ai programmi di taglio delle spese, non contento di avere raddoppiato, portandola al 10 per cento, la quota di risparmio accollata al dipartimento di giustizia e polizia e di avere quasi raddoppiato la somma risparmiata (28 milioni di franchi all’anno, invece di 18,6 milioni), non contento di tutto questo ha deciso di appioppare al suo dipartimento un piano di risparmio supplementare. Che tocca parte del personale (quello definito “di stato maggiore”). Si tratta di 650 funzionari che, mediante un apposito questionario, dovrebbero dare informazioni sulla propria attività, dire insomma che cosa fanno durante la loro giornata lavorativa. Essi fornirebbero in tal modo, secondo fonti ufficiali del dipartimento, elementi di giudizio per «valutare attentamente necessità ed efficienza di ogni singolo posto, eliminare i doppioni ed utilizzare le sinergie». In altre parole, per decidere chi licenziare e chi no. Naturalmente in parlamento c’è chi gongola, specialmente tra gli imprenditori-deputati, di questo “splendido esempio” di capacità manageriali offerto da Blocher. Tra questi deputati c’è , ovviamente, Johann N. Schneider Ammann, presidente di Swissmem (l’associazione delle industrie meccaniche e metallurgiche) e c’è l’imprenditore zurighese Bruno Zuppiger, dell’Udc, secondo cui Blocher sta facendo «ciò che ogni guida operativa dovrebbe fare. I suoi colleghi di Consiglio federale dovrebbero prendere esempio da lui». Questo particolare la dice lunga sullo spirito con cui i deputati dei partiti borghesi affrontano il dibattito sulle misure di risparmio. Anche se ci sono ovviamente delle eccezioni, in particolare tra i democristiani. A protestare sono però in primo luogo i rappresentanti della sinistra, e soprattutto i membri della commissione finanze, che non sono stati informati di questo programma supplementare di risparmio, sebbene fosse già stato varato a fine 2004. Ciò che per esempio il deputato argoviese Urs Hofmann, membro socialista della commissione finanze, vuole sapere da Blocher è perché il suo programma scenda nei dettagli dei singoli posti di lavoro e quanto questo modo di fare abbia a che fare con un’ulteriore riduzione di personale. La domanda non è stravagante, perché i direttori dei vari uffici federali del dipartimento di Blocher hanno confermato la programmata soppressione (anche con licenziamenti) di posti di lavoro: 22 nell’Ufficio federale di giustizia, 40 nella polizia federale, una quindicina nel Ministero pubblico della Confederazione (l’ufficio del procuratore generale). Solo l’Ufficio federale della migrazione sarà risparmiato, perché sorto di recente da una fusione e perciò reduce da un massiccio taglio di posti. Hofmann chiede «miglioramenti organizzativi» invece di questi risparmi a carico del personale. Il conflitto è nell’aria: la federazione del personale ha già dichiarato che non accetterà alcun licenziamento. In una petizione corredata di 16.311 firme – consegnata all’apertura della sessione estiva delle Camere alla presidente del Nazionale Thérèse Meyer – esige che governo e parlamento federali mantengano la parola e rispettino gli accordi conclusi con i sindacati. Le firme sono state raccolte nel giro di tre settimane: il testo è stato sottoscritto praticamente da un dipendente su due. E ciò è sintomatico del malumore che regna in seno al personale, ha rilevato la Comunità di negoziato del personale della Confederazione.

Pubblicato il

03.06.2005 02:30
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