Ticino

Nuovo caso di fallimento seriale denunciato dal sindacato, questa volta nel campo delle agenzie di sicurezza. Nonostante la segnalazione alla sezione competente della Polizia cantonale sia partita a gennaio, non si hanno notizie di provvedimenti o risposte ai quesiti posti. Dal passato invece, spuntano mandati diretti fantasma a Lugano.

Da un fallimento all’altro, si cambia casacca e via. Il procedimento è noto, le denunce si susseguono, ma le misure di contrasto paiono latitanti. L’ultimo riguarda le vicissitudini degli amministratori di tre agenzie di sicurezza in Ticino, di cui due sono fallite. Fallimenti per i quali, seppur preannunciati alle autorità competenti con largo anticipo, le risposte tardano ad arrivare.


A gennaio di quest’anno, Unia segnala al Servizio armi, esplosivi e sicurezza privata della Polizia cantonale (l’ufficio che vigila sulle agenzie di sicurezza private), che la Maba M group ha diversi scoperti, per un totale di 430mila franchi.


Buona parte di questi scoperti, oltre ai quasi 100mila franchi di arretrati salariali e Avs, riguardano il mancato pagamento d’imposte cantonali e federali, tra cui l’Iva. Nelle procedure di esecuzione, l’agenzia di sicurezza ha prodotto 25 attestati  carenza beni in quattro anni. Poiché la legge prevede che se un dipendente di un’agenzia di sicurezza ha degli attestati di carenza beni, gli venga revocata l’autorizzazione, il sindacato chiede alla Polizia cantonale se per analogia sia possibile revocare l’autorizzazione a Maba M Group e Maba Sicurezza, gestite dai medesimi responsabili.  


Il presidente delle due società, un avvocato luganese e candidato Ppd alle ultime comunali di Capriasca, è una vecchia conoscenza del sindacato, ma anche di area. Qualche anno fa, avevamo scritto del fallimento di una terza agenzia di sicurezza da lui amministrata, la Sky Sentinel. Un fallimento repentino e rocambolesco, con agenti in servizio richiamati in fretta e furia in sede nella pausa pranzo, per far loro cambiare la vecchia divisa con quella della nuova agenzia. Dalle ceneri ancora calde della Sky Sentinel, nacque così nel giro di pochi minuti la Maba («Da Sky Sentinel a Maba in un giorno», area n° 11-2012). Anche questa agenzia non avrà  vita lunga, la cui fine fu decretata dalla Pretura lo scorso marzo.


Nel frattempo però, gli stessi gerenti hanno continuato a lavorare con la terza agenzia, Maba Sicurezza, creata nel 2014.
Il classico coniglio dal cilindro da esibire al momento giusto. Perché quando hai dei debiti, specie con oneri sociali e autorità fiscali, può capitare che qualche ente pubblico giudizioso ti neghi la possibilità di lavorare. Ad esempio, Maba Sicurezza è certo che fino a pochi giorni fa lavorasse sul cantiere pubblico autostradale nei pressi dell’uscita di Lugano.


E sempre rimanendo nel campo delle ipotesi, l’arrivo di un’agenzia parallela, potrebbe spiegare  perché la Maba M Group abbia ricevuto incarichi dal Comune di Lugano solo fino al 2015, mentre nel biennio successivo, i mandati diretti siano stati affidati alla Maba Sicurezza. O almeno, così parrebbe.

Mandati fantasma a Lugano
Nei rapporti tra il Comune di Lugano e le due ditte, vi è però un fatto inspiegabile. Il Municipio, rispondendo a un’interrogazione inoltrata dai consiglieri comunali Sara Beretta-Piccoli  (Ppd) e Demis Fumasoli (Pc), afferma che alla Maba M Group sono stati affidati incarichi per 140mila franchi tra il 2013-2015, mentre Maba Sicurezza di mandati ne ha ricevuti tra il 2015-2017 per 46mila franchi.    


D’inspiegabile vi è che il nominativo della Maba Sicurezza non compaia mai nelle liste dei mandati diretti cittadini. Maba M Group compare solo due volte nella lista del 2014, per un importo complessivo di 28mila franchi. Forse, i lavori per 110mila il Comune glieli ha affidati nel solo 2013. area ha provato a chiedere spiegazioni agli uffici comunali competenti e, non avendo ottenuto risposta, ha posto la domanda direttamente al Municipio. Purtroppo, anche in questo caso, la risposta non è arrivata.

 

Banchina, Lugano conferma gli illeciti denunciati da Unia


Tutta colpa dell’architetto. Si può riassumere così la risposta del Municipio all’interrogazione dei consiglieri comunali luganesi (primo firmatario Edoardo Cappelletti), relativa agli illeciti denunciati da Unia nell’opera comunale della banchina sul lungolago cittadino (si veda «Lugano, la passerella della malaedilizia», area n° 13-2019).
Il sindacato aveva denunciato il caso perché l’opera pubblica era stata subappaltata illegalmente a una ditta il cui titolare aveva alle spalle una storia di fallimenti.


Nella risposta, l’esecutivo conferma tutte le accuse mosse da Unia, ma rinvia le responsabilità all’architetto a cui era stata affidata la realizzazione dell’opera. Nel particolare, gli si imputa di aver deliberato le opere alle diverse ditte senza aver coinvolto il Comune, violando così una serie di normative procedurali. La ditta Franco dell’Oro, oltre alla mancata verifica dell’idoneità tecnica nei lavori di falegnameria affidati, non aveva informato di voler subappaltare i lavori, visto che è stato accertato che nessun suo dipendente avesse mai lavorato sul cantiere.

Pubblicato il 

21.11.19
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