"Diritto di voto dalla nascita". È il titolo di un congresso a Berlino, organizzato dal 9 all'11 giugno dalla Fondazione per i diritti delle generazioni future Srzg (http://www.srzg.de/). Alle ultime elezioni tedesche un terzo degli elettori avevano più di sessant'anni. In Europa i vecchi vivono sempre più a lungo e i giovani fanno sempre meno figli. Il risultato è che gli anziani pesano sempre di più nel decidere il destino dei giovani. Una correzione potrebbe essere il diritto di voto dalla nascita, esercitato dai genitori per i figli fino al diciottesimo anno. Forse è ora di pensarci anche in Italia.
L'Italia ha il record mondiale di anzianità della popolazione, cioè di rapporto tra chi ha più di 64 anni e meno di 15. Essa è il primo paese al mondo in cui la popolazione tra i 40 e i 60 anni è maggiore di quella tra i 20 e i 40. Ciò è dovuto a una delle più alte longevità e uno dei più bassi tassi di nascite al mondo. Questo fa sì che il potere elettorale è sempre più squilibrato verso gli anziani: il futuro lo decidono sempre più quelli che non lo vivranno e sempre meno quelli che lo subiranno per più di mezzo secolo. Ciò vuol dire che i problemi del futuro sono prevalentemente affrontati proprio con culture, mentalità e miopie che li hanno creati. Basti pensare al disinteresse per l'ambiente e per la sostenibilità del nostro modo di produrre e di vivere.
In Italia lo squilibrio demografico è aggravato da ulteriori squilibri di potere e di cultura a favore dei più vecchi. Gli anziani, infatti, non solo sono tanti, ma pretendono anche di comandare molto più dei meno anziani. L'età dei Presidenti della Repubblica, dei governanti, dei parlamentari, dei boss della pubblicità, dei manager, dei banchieri e dei professori universitari italiani è molto più alta che nel resto d'Europa.
C'è poi un aspetto specialmente ipocrita del potere grigio. Sono proprio i vecchi al potere quelli che alimentano un culto giovanilistico che sconfina nella pedofilia. Gli stati maggiori del partito pubblicitario che domina l'Italia da vent'anni e la politica da dodici sono oltre l'età della pensione. Ma nelle loro campagne di propaganda commerciale i vecchi come loro sono assenti, mentre di minorenni si fa grande abuso.
Specialmente i bambini sono il bersaglio ben mirato di campagne pubblicitarie che dovrebbero essere vietate in ogni Paese civile. Bambini di tutte le età vengono usati a man bassa in qualunque pubblicità di qualunque merce. Per alimentare il consumismo farmaceutico la pedofilia pubblicitaria è arrivata a trasmettere alla radio uno spot in cui un bambino invita a farsi comprare in farmacia inutili «vitamine amiche dei bambini». A guardare la pubblicità non sembra che l'Italia sia il Paese più anziano del mondo. Sembra abitata solo da giovani adulti e bambini. Quando raramente si vede un vecchio, non è mai uno dei molti che tirano quasi tutte le fila del potere; è sempre una macchietta inoffensiva come la nonnina della candeggina.
Provate a confrontare i vecchi sui manifesti pubblicitari in Svizzera e in Italia. A Zurigo il Comune ha riempito i tram e la città di foto simpatiche di anziani seducenti, protagonisti di una campagna per favorire il dialogo tra le generazioni. A Milano invece ho visto un manifesto odioso che si faceva beffe di una povera vecchia, ritraendola travestita da vamp scollacciata, sdraiata sul cofano di un'auto sportiva.
Considerate gli uomini del potere pubblicitario, come Mastrolindo, Malgara, Previti. Sono sulla settantina, potrebbero fondare il partito del pannolone. Ma ci sono i trapianti di capelli, il taglia-e-incolla dei chirughi plastici, le lampade abbronzanti. Invece di reclamare autorevolezza per la loro età, tanti vecchi di potere si travestono da giovani e fanno finta che la vecchiaia non li riguardi. Mastrolindo, che doveva svecchiare la politica, insiste ancora a imbrogliare milioni di telespettatori, sommando i voti di Camera e Senato, cioè contando due chi ha più di venticinque anni e uno chi ne ha meno.
È gente strana. Con la vecchiaia hanno un rapporto perverso. Lo hanno dimostrato il 19 maggio al Senato, quando gli uomini del partito della pubblicità hanno fischiato con le dita in bocca e insultato come allo stadio i sette senatori a vita, compresi tre ex Presidenti della Repubblica, età media sopra gli ottanta. La loro colpa? Non aver votato come piaceva ai fischiatori. Mastrolindo ha avuto il coraggio di definire "immorale" il loro voto.
Quando invece il 18 maggio 1994 il suo governo ottenne la fiducia al Senato per un solo voto e grazie ai voti determinanti di tre senatori a vita, il voto dei grandi vecchi era stato moralissimo. È gente strana, questa della pubblicità travestita da politica. Sono decrepiti, stanno insieme con il lifting, dicono di difendere le tradizioni. Ma poi insultano peggio che allo stadio i membri più anziani della camera dei più anziani rappresentanti della parte più anziana del popolo.

Questo testo è tratto dallo spettacolo "Incantesimi"

Pubblicato il 

07.07.06

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