Lati oscuri dei mali da lavoro

In Svizzera ogni anno vengono annunciati all’incirca 3 mila nuovi casi di malattie professionali che in aggiunta a quelli già esistenti generano una fattura di 60 milioni di franchi (dati 2002). Tuttavia recenti studi indicano che il costo totale derivante dalle “malattie legate alle condizioni di lavoro” dovrebbe, in realtà, essere compreso fra i 6 e i 12 miliardi di franchi. Stima esagerata? Sicuramente no, lo stesso Consiglio federale lo ammette. A cosa è dovuta questa enorme discrepanza fra i 60 milioni e i 6-12 miliardi di franchi? La Legge federale sull’assicurazione infortuni (Lainf) e le sue ordinanze fissano i criteri con i quali vengono riconosciute le malattie professionali; esse devono essere “causate esclusivamente o prevalentemente da sostanze nocive o da determinati lavori nell’esercizio dell’attività professionale”. Quali siano le “sostanze nocive” e i “determinati lavori” lo stabiliscono le ordinanze di applicazione della Lainf., ordinanze che sono molto restrittive. A partire da questa definizione, legale e non medica, si arrivano a spiegare quei 60 milioni che vengono pagati principalmente dall'Istituto nazionale svizzero di assicurazione contro gli infortuni (Suva) che è finanziato interamente dai datori di lavoro. I restanti miliardi sono a carico delle casse malati, quelle finanziate da tutti tramite i premi in esplosiva crescita. La discussione attorno alla definizione di malattia professionale non è pertanto puramente accademica ma riguarda noi tutti in quanto vi è, limitandosi a un punto di vista economico, un trasferimento dei costi dalle imprese che li generano alla collettività. Il Consiglio federale ha affermato che: «diversi studi mettono in evidenza il fatto che i costi dei problemi di salute legati al lavoro raggiungono, in Svizzera, parecchi miliardi di franchi all’anno. Questi costi superano dunque considerevolmente quelli degli incidenti e delle malattie professionali definiti nel diritto delle assicurazioni». Fra questi studi vi è quello di Elisabeth Conne-Perréard, medico ispettore del canton Ginevra pubblicato nel 2001. In questa interessante ricerca si esaminano quattro tipi di affezioni, che elencheremo qui di seguito, strettamente correlate con le condizioni di lavoro. • Il 35 per cento dei disturbi muscolo-scheletrici (Dms) sono attribuibili alle condizioni di lavoro. Mal di schiena, dolori alla nuca, alle spalle e infiammazioni al tendine del gomito fanno parte dei Dms che rappresentano una vera e propria epidemia fra i salariati dei paesi occidentali. Indagini del Segretariato di Stato dell’economia (Seco) hanno mostrato che le persone che si lamentano di soffrire “talvolta o spesso” di dolori alla schiena sono raddoppiati negli ultimi 10 anni. Stessa sorte per quelle persone che accusano dolori o rigidezze della nuca e delle spalle. Un terzo della fattura complessiva, quei 6-12 miliardi, spetta a questo genere di disturbi professionali. • Il 5-20 per cento delle malattie cardio-vascolari (Mcv) sono riconducibili alle condizioni di lavoro. Infarto del miocardio, ipertensione, malattie alle coronarie e angina pectoris rappresentano la prima causa di mortalità in Svizzera, tanto per l’uomo quanto per la donna. Lo studio sottolinea che i fattori originanti le Mcv non sono solo quelli fisici e chimici ma anche quelli psicosociali. Le persone sottoposte a “forti esigenze di lavoro + scarsa autonomia + scarso sostegno sociale” hanno una incidenza delle Mcv doppia rispetto agli altri. Sempre in merito ai fattori psicosociali è risaputo che il lavoro a turni cagiona un rischio di malattie coronarie molto più elevato in confronto ai lavoratori non esposti (vedasi articolo sotto). • Il 4-10 per cento delle morti per tumore sono dovute all’attività lavorativa. Gli agenti cancerogeni identificati finora sono 800, la metà di questi concerne l’ambiente di lavoro. Stime europee indicano che i lavoratori esposti a uno o più di queste sostanze sono 22 milioni all’anno. In Svizzera i decessi dovuti ai tumori provocati dalle condizioni di lavoro si possono stimare in uno al giorno, quasi il doppio rispetto agli incidenti mortali professionali. Sarebbero una decina all’anno i casi ammissibili ma non coperti dalle assicurazioni Lainf. • Il 5-10 per cento dei disturbi mentali sono causati dalle condizioni di impiego. Malesseri, depressioni, psicosi, esaurimenti e altri danni alla salute mentale fanno sì che più di un terzo della popolazione si dichiari in “cattiva salute psichica” (inchiesta del 1992-’93). Il 15 per cento degli uomini e il 10 per cento delle donne avevano consumato nella settimana precedente all’inchiesta prodotti psicotropici quali i sonnifferi, i tranquillizzanti e gli analgesici (l'uso di psicotropi è considerato da diversi autori come un indicatore di salute mentale). Il medico ispettore di Ginevra precisa che in questi casi non sono i cattivi stati mentali dei singoli lavoratori che influiscono sulle condizioni di lavoro ma la causalità va dal lavoro alla salute mentale. A pensarci un po' non si può non ammettere che nella storia dell’umanità le condizioni di lavoro, almeno nelle cosiddette società avanzate, sono migliorate; ciò che stupisce è che nonostante che il corpo di alcuni di noi non sia più destinato a consumarsi sotto le fatiche dello sforzo fisico, della cattiva igiene e del mancato riposo, vi sia comunque un peggioramento delle condizioni di lavoro in questi ultimi decenni. Mostrare la faccia nascosta dei nuovi mali professionali non è solo un esercizio statistico-economico ma rappresenta una condizione necessaria a cui uno Stato del benessere deve aspirare se vuole svolgere in maniera mirata delle attività di prevenzione e promozione della salute oltre che a individuare e definire le responsabilità. Chissà se le imprese che causano questi mali (con costi annessi) saranno disposte ad accollarsi l’onere di 6-12 miliardi di franchi. Il “mercato” risponderà dicendo che le imprese svizzere peggiorerebbero la propria competitività se si trovassero costrette ad assumere nuovi costi. Forse sarebbe ancora meglio chiedersi se ci sono dei modi per evitare questi lati oscuri del lavoro senza paura alcuna delle conseguenze che ne potrebbero scaturire. Per rispetto alla dignità umana.

Pubblicato il

19.12.2003 03:00
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