Le note stonate di Media Tenor

«Il presidente dell'Usi Marco Baggiolini ha sottolineato l'importanza dell'iniziativa "che apre nuove prospettive a studenti, laureati e professori dell'Usi stimolando scambi fra specialisti del mondo accademico e professionisti del settore dell'analisi dei media"». In questo modo l'Università della Svizzera italiana ed il suo ex presidente salutavano in un comunicato stampa datato 2005 l'arrivo a Lugano di Media Tenor, un'impresa attiva a livello internazionale che si occupa di analisi di informazioni apparse sui media. Roland Schatz, direttore di Media Tenor, spiegava nel modo seguente i motivi dell'apertura della sede durante quella stessa conferenza stampa tenutasi all'Usi: «Abbiamo deciso di aprire un ufficio geograficamente più vicino alle realtà sociali in cui operano i nuovi clienti e dove siano più facilmente disponibili le risorse e capacità linguistiche per svolgere il nostro peculiare tipo di analisi. Oltre a condizioni quadro favorevoli, Lugano offre notevoli competenze e risorse accademiche grazie alla presenza dell'Usi, con la quale contiamo di sviluppare collaborazioni proficue nell'ambito dell'insegnamento e della ricerca». Un arrivo che non si è però concluso sotto gli auspici dell'Usi, almeno non per i suoi laureati che hanno trovato lavoro presso Media Tenor.
Poco più di due settimane fa l'impresa con sede a Bonn ha infatti chiuso i battenti a Lugano – riaprendo prontamente a Zurigo – dopo mesi di tira-molla. La decina di collaboratori è stata licenziata senza avvertire le autorità cantonali e i contenziosi fra gli impiegati e la ditta restano aperti.

«Sì, sono laureata in scienze della comunicazione. Ho lavorato per Media Tenor a cottimo partendo da una base di 20 franchi all'ora lordi», così Paola* descrive la sua esperienza presso l'impresa che si è occupata – con sede a due passi dall'università – di analizzare i media fornendo informazioni mirate alle imprese e istituzioni interessate al servizio. La Media Tenor che se ne è andata su due piedi da Lugano all'inizio di aprile dopo aver aperto i battenti nel maggio del 2005.
«La prospettiva iniziale era quella di entrare in questa ditta per poter fare un lavoro di ricerca dopo un periodo di formazione – spiega Paola –. Ma ben presto ci siamo accorti che in realtà ci si chiedeva di fare un lavoro di inserimento dati in un computer e di una lettura di giornali che ha ben poco a che vedere con quello che ci avevano promesso. Ma fra colleghi stavamo bene e per noi era comunque uno stipendio».
Il lavoro di Paola e dei suoi colleghi consisteva in parte in quello che Media Tenor chiama "marking up", cioè una lettura di giornali e riviste sottolineando delle parole chiave come ad esempio il nome del cliente. Il grosso del lavoro, e quello remunerato secondo contratto, era però la "codifica": l'inserimento delle informazioni raccolte durante il "marking up" in un database. Il contratto stipulato fra Media Tenor e gli impiegati prevedeva una remunerazione oraria di 20 franchi all'ora lordi per un ammontare orario settimanale che non superava in genere le 30 ore settimanali. A dipendenza della velocità del lavoratore nell'inserire i dati si poteva applicare un coefficiente di velocità che avrebbe fatto raggiungere la paga oraria fino a 30 franchi lordi. Cifra raggiunta in realtà da pochissimi. La gran parte degli impiegati, anche perché la misurazione della "velocità" avveniva di rado, è rimasta su quei 20 franchi iniziali.
Il "marking up" secondo Media Tenor era invece da considerare "lavoro volontario" che poteva essere svolto anche "nel tempo libero". Il pagamento, anche qui a cottimo, era una cifra fissa per giornale e rivista. La lettura del "Sole 24 ore" valeva ad esempio 15 franchi, mentre altri giornali come quelli ticinesi ne valevano meno. E sul salario del "lavoro volontario" non sono stati conteggiati né le vacanze né le altre indennità.
Questi, ma anche altri problemi come l'insolvenza di Media Tenor si sono manifestati  ben presto. In realtà erano già noti in Germania prima della conferenza stampa congiunta con l'Usi. L'università, con il suo ex presidente che si era beccato un cactus dal Caffè proprio per la "disinformazione" di una facoltà di esperti in comunicazione, si era ben presto defilata. Tuttavia i primi dieci impiegati di Media Tenor provenivano proprio dall'Usi: avevano trovato il lavoro grazie all'offerta che Media Tenor aveva chiesto di inserire nella banca dati lavoro dell'Usi.
Dopo alcuni mesi gli impiegati chiedono al sindacato di categoria Comedia di intervenire: i salari arrivano con costante ritardo, sono stati raggiunti anche tre mesi senza paga. 
«I ritardi erano costanti. – spiega ad area la sindacalista Barbara Bassi – Quando ci è stato chiesto di intervenire a causa degli stipendi che non arrivavano ci siamo resi conto che la situazione era grave anche per altri motivi. Non venivano riconosciute le vacanze sul "marking up". Il sistema di remunerazione non era trasparente e i contratti non erano in regola. Anche le condizioni lavorative in ufficio non erano buone: non c'erano neppure delle sedie adatte per stare seduti ore come facevano gli impiegati. Alcuni hanno avuto problemi di schiena. D'estate poi l'ufficio era rovente. Alle nostre richieste non è mai stato dato riscontro oppure si è procrastinato. Sapevano che poi avrebbero lasciato il Ticino».
Infine degli undici impiegati sette hanno ricevuto la disdetta del contratto di lavoro per la fine di aprile. Ma come scritto in precedenza gli uffici sono già chiusi. Alla richiesta di chiarimenti sul salario di aprile il responsabile dell'ufficio luganese pare abbia risposto che ci avrebbe pensato la cassa disoccupazione. Al momento in cui scriviamo non è ancora stato saldato il salario di marzo. Ai restanti quattro impiegati – gli ultimi arrivati – è stato offerto un lavoro da casa.
«Il turn over degli impiegati era molto alto – commenta Paola –. Uno dei responsabili era stato onesto con noi: ci aveva detto che eravamo sovraqualificati per un mestiere del genere. Ma è durato poco, è stato mandato via dopo qualche mese. Lavorando sodo si poteva arrivare ad una paga decente, ma poi non avevi mai certezze. Non sapevi quando arrivavano i soldi, quanto lavoro avevi il mese seguente. Promesse su promesse, vi paghiamo settimana prossima. No, quella dopo e così via. Io non ho più retto il modo in cui ci sfruttavano, le condizioni in cui ci avevano messi e le false speranze che ci avevano dato. Alcuni di noi si sono fidati. L'impresa era stata presentata anche dall'Università. Altri avevano semplicemente bisogno di un lavoro. Ma alla fine l'azienda si è rivelata per quello che era».
Una «vicinanza geografica», come aveva detto il direttore di Media Tenor alla conferenza stampa congiunta con l'Usi, che ha probabilmente reso in termini aziendali per il tempo necessario: laureati a 20 franchi lordi all'ora.
Ora però i battenti sono stati chiusi. «Come valutare questi 3 anni di lavoro sotto un punto di vista professionale? – conclude infine Paola –. Non so se ho valorizzato la mia laurea, ho lavorato come tutti per poter stare a galla. Certo, come fai a vendere un'esperienza del genere nel mercato del lavoro? Semplicemente non lo fai».
Comedia, nel caso in cui Media Tenor non darà riscontro entro lunedì prossimo, avvierà un'azione presso la pretura e una procedura all'ufficio esecuzioni e fallimenti per recuperare i salari dovuti, le vacanze e per chiedere un mese di indennizzo per il mancato rispetto della procedura in caso di licenziamento di massa. Resta però sul piatto anche un'altra questione: quella  di un'università, e di una facoltà di esperti della comunicazione, che di fatto è stata terreno fertile per un'impresa come Media Tenor (si veda l'articolo sotto).

"Noi non ci sentiamo responsabili"

Nel 2005 presso l'Università della svizzera italiana (Usi) è stata organizzata una conferenza stampa in cui si è presentata l'impresa tedesca. Quali erano le intenzioni di collaborazione fra l'Usi e l'impresa?
Le intenzioni di collaborazione tra l'Usi e l'azienda Media Tenor erano in un primo momento positive, incentrate sulla possibilità di attuare progetti di ricerca comuni nel campo dell'analisi del contenuto dei mezzi di comunicazione di massa. Come dimostra un nostro comunicato stampa del 10 marzo 2005 (www.press.unisi.ch/comunicati-stampa/), appena siamo venuti a sapere dei problemi finanziari riscontrati dall'azienda in Germania, abbiamo subito comunicato che ci saremmo riservati il diritto "di rivedere gli accordi di principio per la collaborazione con Media Tenor",  precisando di seguito come l'Università della Svizzera italiana non avesse "assunto alcun impegno finanziario ed istituzionale nei suoi confronti". A causa della poca chiarezza manifestata dall'azienda, i rapporti tra l'Usi e Media Tenor non ci sono per tanto mai stati, come pure testimoniato dalla completa assenza di progetti di ricerca sviluppati in modo congiunto.
Una volta che vi siete resi conto dei problemi di Media Tenor non era il caso di informare i vostri laureati che hanno trovato impiego tramite l'offerta pubblicata nella banca dati dell'università?
Il servizio dell'Usi che si occupa delle relazioni con il mondo del lavoro (Servizio Stage&Placement), cura ogni anno le offerte di lavoro di oltre 500 aziende, senza poterle – per logica e per politica – selezionare con un filtro a priori, che non sia quello della congruità delle offerte rispetto ai percorsi formativi dell'Usi. Come poi è scritto in evidenza sul sito del Servizio stesso, "l'eventuale contratto stipulato tra la realtà professionale e lo studente o il laureato, vincola esclusivamente queste due parti", liberando come naturale l'Usi da ogni altra responsabilità. In ogni caso, dopo una prima pubblicazione nella nostra banca dati, una volta emersi i problemi, tutte le proposte di impiego da parte di Media Tenor sono state sospese e tolte dal nostro sito. Successivamente, nei colloqui individuali offerti dal servizio Stage&Placement ai nostri studenti, tutti gli eventuali interessati all'azienda sono stati messi all'erta rispetto alle sue condizioni precarie e poco chiare.

Pubblicato il

18.04.2008 02:30
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