Le trappole del pifferaio

Ancora una volta ha messo la trappola e tutti ci sono cascati come topi. Christoph Blocher, il pifferaio magico, un mese fa era già riuscito a ribaltare una situazione per lui per lo meno imbarazzante, quella del caso Roschacher, convocando di punto in bianco una conferenza stampa per rispondere ad un rapporto della Commissione della gestione che non era nemmeno stato approvato. Presa alla sprovvista, la Commissione aveva a sua volta improvvisato una conferenza stampa, sbagliando però clamorosamente le modalità della comunicazione. E facile è stato il gioco di Blocher, di Christoph Mörgeli e dell'Udc nel gridare al complotto.
Sabato scorso, nuova trappola. Blocher convoca a Berna una manifestazione Udc tutta pro domo sua. Il collega di governo e di partito Samuel Schmid manco ci va. Non è un successone per il più grosso partito svizzero, le folle oceaniche sono un'altra cosa, ma non importa: quella di Blocher e dei suoi ultrà è chiaramente una provocazione. Che funziona. Di fronte alle telecamere dei media e alle telecamerine dei militanti Udc belli pronti a filmare l'assalto, un gruppo di autonomi blocca il corteo, ingaggia una guerriglia con una polizia troppo sprovveduta per essere vera e infine devasta la Piazza federale. Blocher può così assurgere a vittima di chi disprezza la democrazia, lui che nella democrazia e nello Stato di diritto ci si pulisce le scarpe. E farà convergere sull'Udc i voti di chi ha paura, teme il caos e vuole un uomo forte in sala comando – un copione che la sinistra conosce fin troppo bene per esserne stata così spesso vittima in passato: complimenti vivissimi ai compagni del cosiddetto "Black Block".
Non si può quindi non condividere l'unanime condanna per i disordini, per ragioni sia strategiche (fanno solo il gioco di Blocher) che di fondo: non è né lecito né utile prescindere dal rispetto delle regole democratiche, pena la messa in pericolo della democrazia stessa e l'avvento di nuove forme di autoritarismo. Certo, è un atto di fede: bisogna credere che Blocher può essere sconfitto ricorrendo unicamente a mezzi legali e democratici. Ma il declino di Haider in Austria e quello di Le Pen in Francia dimostrano che le democrazie moderne dispongono degli strumenti necessari per sconfiggere le derive autoritarie. Ad un patto però: che questi strumenti siano davvero messi in atto (come spiega anche il consigliere nazionale Andreas Gross nell'intervista a pagina 4).
Ed è qui che arriva ai suoi limiti la fin troppo facile condanna delle violenze di sabato da parte dell'élite politica e dei media unanimi del Paese. Perché dov'era e cos'ha fatto in questi vent'anni di comoda avanzata dell'Udc blocheriana la maggioranza di questa élite e di questi media? Il minimo che si possa dire è che ha sottovalutato il pericolo rappresentato da Blocher e dai suoi metodi, tanto che oggi è Pascal Couchepin con un paio di frasette messe lì al momento giusto a profilarsi come il più solido baluardo a difesa della democrazia. Il disorientamento del presidente del Plr Fulvio Pelli in questa campagna elettorale è sintomatico. Ma anche la sinistra deve tornare protagonista e non più giocare soltanto di rimessa. Forse per queste elezioni è troppo tardi, pensiamoci almeno per il prossimo quadriennio.

Pubblicato il

12.10.2007 00:30
Gianfranco Helbling
Editore

Sindacato Unia

Direzione

Claudio Carrer

Redazione

Francesco Bonsaver

Raffaella Brignoni

Federico Franchini

Mattia Lento

Indirizzo
Redazione area
Via Canonica 3
CP 1344
CH-6901 Lugano
Contatto
info@areaonline.ch

Inserzioni pubblicitarie

Tariffe pubblicitarie

T. +4191 912 33 88
info@areaonline.ch

Abbonamenti

T. +4191 912 33 80
Formulario online

INFO

Impressum

Privacy Policy

Cookies Policy

 

 

© Copyright 2023