Leonardo Zanier, una vita tra sindacato e poesia

S’intitola Una vita migrante. Leonardo Zanier, sindacalista e poeta (1935-2017), il libro edito da Carocci e scritto a quattro mani dallo storico Paolo Barcella e dallo studioso di letteratura delle migrazioni Valerio Furneri. Si tratta della biografia di una delle personalità politico-sindacali più importanti dell’emigrazione italiana in Svizzera, nonché poeta dialettale tra i più apprezzati del Novecento.


La personalità
Leonardo Zanier è nato in Carnia, in Friuli. Si avvicina molto presto al Pci anche se la sua adesione al partito nei primi anni non sembra così convinta. Zanier rimarrà poi sempre fedele al PCI, benché le sue posizioni saranno sempre eterodosse rispetto alla linea del partito. Sul finire degli anni Cinquanta, dopo un’esperienza sui cantieri edili in Marocco, Zanier emigra a Zurigo e si avvicina alle Colonie libere italiane, un’associazione antifascista fondata a Ginevra nel 1943, che assume un ruolo di primaria importanza nella difesa dei diritti degli italiani in Svizzera a partire dagli anni Cinquanta. Zanier si fa notare subito per intelligenza e abilità organizzative e a lui è affidato l’incarico di responsabile culturale dell’associazione. La formazione è la sua preoccupazione principale e l’attività in cui intravede la possibilità di aumentare il potere contrattuale dei suoi connazionali. Per rafforzare l’attività formativa e difenderla dai continui attacchi delle autorità – occorre ricordare che la Svizzera era caratterizzata allora da un forte anticomunismo – decide di importare l’esperienza dell’istituto Ecap-Cgil in Svizzera e così, nel 1970, nasce Ecap Svizzera, ente ancora oggi attivo e tra i più importanti della Confederazione.


Lavoro d’archivio
Barcella e Furneri hanno avuto accesso all’archivio personale di Leonardo Zanier e, quindi, hanno potuto lavorare su una mole di materiali davvero considerevole. Paolo Barcella è riuscito a ricostruire abilmente, non solo la biografia straordinaria di un uomo, ma diversi spaccati di storia della migrazione italiana. Nello studio emerge il talento politico di Zanier, la sua capacità di tessere relazioni al di là degli steccati ideologici e l’attitudine a lavorare in un’ottica transnazionale. Zanier guiderà nel 1970 il fronte italiano contro il referendum xenofobo di James Schwarzenbach, pioniere del populismo europeo, e diventerà una figura di riferimento anche al di fuori dei soli ambienti della migrazione. Durante il corso della sua vita, rimarrà sempre legato alla sua terra d’origine, la Carnia, di cui sarà il cantore e, dopo il terremoto del 1976, un sostenitore convinto del suo rilancio attraverso l’albergo diffuso, un’idea di turismo ecosostenibile che coinvolge la popolazione locale nell’ambito dell’accoglienza del viaggiatore.

 

La scrittura
Zanier fu anche poeta e scrittore molto apprezzato e lo studio mette in luce, in particolare, i contesti in cui la sua poesia circolava: dapprima i circoli friulani nel mondo e, in seguito, grazie soprattutto all’editore Garzanti, che nel 1977 ripubblicherà la sua raccolta di versi più famosa, Libers … di scugnÎ lâ /liberi di dover partire, anche tra un pubblico più ampio. Valerio Furneri, negli ultimi due capitoli del libro, fa ordine nella sterminata produzione letteraria di Zanier, composta da poesia, prosa, saggistica e teatro, ne ricostruisce le vicende compositive ed editoriali e, soprattutto, analizza i nuclei tematici e stilistici dello scrittore. Zanier è stato capace di articolare, in particolare attraverso i mezzi espressivi della poesia, il tema dell’emigrazione. Non ha solo analizzato la condizione migrante nel contesto di arrivo, ma anche gli effetti del fenomeno migratorio sul contesto di partenza. Nei suoi primi versi, ad esempio, emerge il dramma dello spopolamento della sua terra, la Carnia, una regione ai confini con Austria e Slovenia, caratterizzata storicamente da emigrazione. La Carnia è il luogo poetico privilegiato della produzione di Zanier ma, come giustamente sottolineano più volte i due autori dello studio, l’autore friulano non si chiuderà mai in una prospettiva localistica o identitaria. La Carnia è al contrario una sorta di laboratorio per pensare, appunto, alla condizione migrante in generale e all’importanza delle minoranze linguistiche e culturali, una riflessione che terrà occupato Zanier tra gli anni Settanta e Ottanta.

 

Pubblicato il

08.05.2020 16:04
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