Lavoro sporco

Due colossi industriali in parte detenuti dallo Stato italiano, una società bucalettere con sede nella più prestigiosa via di Lugano e una cinquantina di lavoratori sfruttati su un grosso cantiere pubblico in Svizzera romanda: sono questi i protagonisti di uno scandalo tutto abusi e subappalti scoppiato di recente all’aeroporto internazionale di Ginevra. Il cantiere è attualmente sospeso, ma a farne le spese sono soprattutto i lavoratori, vittime due volte di questa situazione: prima per i turni massacranti e per le paghe mal corrisposte, ora perché impossibilitati a lavorare e rispediti nei loro paesi d’origine senza garanzie quanto al loro futuro.


 

«Ho rinunciato a un buon lavoro in Italia per fare questa esperienza in Svizzera. Ma non avrei mai potuto immaginare di vivere una tale situazione su un cantiere pubblico elvetico dove sono stato prima sfruttato e dopo cacciato via a pedate». Alfredo* è un operaio meccatronico che in Italia lavorava per la Mitel Spa, un’azienda pugliese specializzata nella progettazione e l’installazione di impianti tecnologici ed elettromeccanici negli aeroporti. Nel 2021, malgrado una buona offerta vicino a casa, l’operaio accetta la proposta del suo datore di lavoro e decide di andare a lavorare a Ginevra. All’aeroporto di Cointrin servono lavoratori specializzati per rifare il centro di smistamento bagagli. Alfredo parte pieno di speranze e aspettative: «Mi sono detto che un’esperienza all’estero, in un paese avanzato come la Svizzera, era un’occasione da cogliere al volo» ci spiega al telefono l’operaio. Nell’ottobre 2021, Alfredo si trasferisce quindi in Francia, nelle vicinanze dell’aeroporto in un minuscolo appartamento che condivide con quattro colleghi.

 

 

Subito, la realtà si rivela essere più dura di quanto immaginato: «I turni di lavoro erano massacranti e i pagamenti mai puntuali» ci racconta l’operaio dall’Italia, dove è ritornato da quando, lo scorso 15 luglio, gli ispettori del lavoro di Ginevra sono planati sul cantiere ordinandone la sospensione. Da quel giorno, Alfredo e i suoi colleghi si trovano in una sorta di limbo: «Il cantiere è stato bloccato e noi non sappiamo se e quando potremo ritornare a lavorare. Oltre ad aspettare ancora il pagamento di svariate ore supplementari non abbiamo diritto a nessun tipo d’indennità. Per errori non nostri è stato deciso che non possiamo lavorare, ma non abbiamo nessuna protezione sociale e viviamo in un’angosciante attesa».

 

 

 

Doppio subappalto


 

Per capire cosa è successo occorre fare un passo indietro. Nel 2019, per restare al passo con gli standard internazionali, l’aeroporto di Ginevra ha lanciato un appalto per il rifacimento del centro di smistamento bagagli. Un grosso appalto ottenuto dalla società italiana Leonardo Spa, fino al 2016 nota come Finmeccanica. Si tratta di un colosso attivo nei settori della difesa, dell’aerospazio e della sicurezza il cui maggiore azionista è il Ministero dell’economia e delle finanze italiano che possiede una quota di circa il 30%. Leonardo ha subappaltato i lavori a Fincantieri, un altro colosso pubblico italiano, attivo soprattutto nella cantieristica navale e detenuto al 71,3% da una finanziaria della Cassa Depositi e Prestiti, una società a sua volta controllata per circa l’83% dal Ministero dell’economia e delle finanze. A Ginevra, però, Alfredo e i suoi colleghi sono assunti da una terza ditta: la Mitel International Sa, con sede a Lugano e con una succursale (ora in liquidazione) in riva al lago Lemano. La società ticinese in realtà è una semplice bucalettere basata in via Nassa presso la fiduciaria Khora International. Un’azienda di facciata, insomma, legata a doppio filo alla Mitel italiana come dimostra l’atto di costituzione societario che abbiamo consultato. Il motivo di questa interfaccia elvetica è facilmente ipotizzabile: secondo la legge sui lavoratori distaccati una ditta estera può inviare personale in Svizzera per un massimo di 90 giorni annui; creando una società nella Confederazione questo limite cade. Non cadono, evidentemente, gli obblighi nei confronti delle normative elvetiche che in questo caso, però, sembrano essere state violate a ripetizione.

 

 

 

Nove euro l’ora


 

Che le cose non andassero per il verso giusto gli operai lo hanno capito sin da subito. A spiegarcelo è Georgi*, un altro lavoratore che raggiungiamo in Romania: «Per diversi mesi abbiamo lavorato tantissimo, anche dieci ore al giorno, sei giorni su sette. Al mese fanno circa 250 ore, molte delle quali non venivano registrate e non ci venivano pagate, così come non ci erano corrisposte la tredicesima e le vacanze. Tenendo conto di questo, la nostra paga oraria era di circa 9 euro all’ora». Abbiamo anche appreso che gli importi indicati sulle buste paga non sempre corrispondevano agli importi versati sul conto bancario. Le differenze erano talvolta di diverse centinaia di franchi: insomma qualcuno si è gonfiato le tasche a danno dei lavoratori!

 

 

Questa situazione è andata avanti dall’ottobre 2021 fino a quando, a luglio, gli ispettori dell’Ufficio di controllo dei cantieri del Canton Ginevra non si sono recati sul posto e hanno sospeso i lavori. Da noi contattate le autorità cantonali non rilasciano dichiarazioni. Da parte sua l’aeroporto di Ginevra ci comunica che sono state riscontrate «numerose e gravi violazioni delle disposizioni sulla protezione sociale dei lavoratori».

 

 

Da quel giorno il cantiere è sospeso e la cinquantina di operai come Alfredo e Georgi sono stati rispediti nei loro paesi d’origine. Un nuovo stop per un cantiere che era già stato bloccato dal Covid-19 e che, forse per questo, ha voluto dare un’accelerata – sulle spalle degli operai – per finire entro l’entrata in vigore dei nuovi requisiti internazionali.

 

 

L’aeroporto di Ginevra ci spiega che Leonardo si è impegnata a riprendere i lavoratori della Mitel e a garantire il pagamento delle retribuzioni e delle indennità dovute. Per ora, però, non vi è stato nessun passo avanti concreto, come ci conferma Alejo Patiño, sindacalista di Unia che ha seguito la vicenda: «Nonostante le promesse, Leonardo sta giocando con i nervi dei lavoratori e delle loro famiglie dato che dopo oltre un mese di reclamazioni da parte nostra, e anche da parte dell’aeroporto, i documenti inviati restano incompleti e inutilizzabili e nessun lavoratore è stato assunto dall’azienda italiana». Da parte sua Leonardo ci comunica di non poter «imporre l’assunzione dei lavoratori, stante l’autonomia organizzativa dei subappaltatori nell’esecuzione delle loro obbligazioni contrattuali», ma di aver chiesto a Fincantieri di trovare una nuova azienda «suggerendo» di assumere gli ex impiegati di Mitel International.

 

 

Resta da capire come mai l’aeroporto ha approvato questo doppio subappalto: la legge lo vieta, salvo eccezioni d’ordine tecnico. L’aeroporto ci spiega che, data la specializzazione richiesta e previo l’invio di una documentazione valida, il subappalto è stato accettato. Per Alejo Patiño questo caso «mette in evidenza ancora una volta la necessità d’inquadrare e controllare meglio queste eccezioni alle quali siamo di principio contrari: Leonardo dovrebbe assumere tutti i dipendenti, e il subappalto per un particolare compito potrebbe essere consentito, non di più».

 

Anche perché la situazione potrebbe ripetersi dato che Leonardo ha annunciato il nuovo sostituto di Mitel International. Si tratta della sconosciuta società Celim Sagl, con sede a Grono, nel Canton Grigioni: un’altra bucalettere, insomma. Secondo le informazioni degli operai sarebbe semplicemente una Mitel international trasformata e che dovrebbe assumere soltanto 25 dei lavoratori sui 50 presenti in precedenza. La palla ora è nelle mani dell’aeroporto e anche della politica, dato che una mozione chiede al Consiglio di Stato ginevrino che i lavoratori possano continuare a lavorare e ricevere salari conformi ai contratti e al salario minimo cantonale. Da parte sua l’aeroporto potrebbe a sua volta rivalersi su Leonardo: la legge prevede che in caso di violazione degli appalti pubblici una multa fino al 10% del prezzo di mercato può essere imposta. L’aeroporto non smentisce l’ipotesi, ma per ora non si sbilancia. Leonardo specifica di non avere ricevuto pressioni in tal senso «anche perché si sta adoperando con i propri fornitori alla ricerca di una soluzione». Da noi contattata Mitel Spa preferisce non rilasciare dichiarazioni.

 

 

Pubblicato il 

22.09.22
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