Maternità, la lunga attesa

Sessant’anni di tentativi per sdoganare una legge sul congedo maternità. Tanti ne sono passati in Svizzera ed ancora oggi il Paese è uno dei pochi in Europa ad esserne sprovvisto (vedasi specchietto sotto). Il 26 settembre il popolo svizzero si pronuncerà sulla revisione della Legge indennità per perdita di guadagno (Lipg) che, nel nuovo progetto, prevede per tutte le madri lavoratrici, 14 settimane di congedo dopo il parto indennizzate all’80 per cento. Si tratta – dicono da più parti le organizzazioni femminili – di un progetto di legge “minimalista” ma che al momento si presenta come unico ponte di passaggio verso quella che si spera sarà un’estensione futura del diritto anche a quelle madri che, non lavorando, si ritrovano in difficoltà economiche e alle madri adottive. Ma proprio questo voler estendere a tutte le madri il diritto al congedo maternità fu uno dei motivi che nel 1999 fece naufragare la sua introduzione. Ristretto l’ambito alle sole madri lavoratrici il nuovo progetto di Legge, secondo i sondaggi, ha le carte in regola per finalmente entrare in porto. Senza questo primo passo, in caso di maternità le donne non tutelate da Contratti collettivi di lavoro (Ccl) e che svolgono attività lavorative su chiamata o part-time continueranno ad essere fortemente penalizzate e discriminate (vedasi articolo a pag.5). Dopo la scottante sconfitta del 1999, il nuovo progetto di legge in votazione ha visto un mutamento di atteggiamento da parte degli ambienti padronali che oggi lo guardano con favore. I motivi sono semplici: rispetto alla vecchia proposta del 1999, la protezione per la maternità contemplata nella revisione della Lipg prende in considerazione solo le donne che svolgono un’attività lucrativa. Altro motivo è il sistema d’indennizzo che non è altro che un’estensione delle Ipg, già vigente in caso di servizio militare, servizio civile o servizio di protezione civile (ora al 65 per cento), al congedo maternità. Gli indennizzi attingono da un fondo ben solido al momento che è quello delle Indennità per perdita di guadagno a cui da sempre le donne contribuiscono con i propri contributi salariali. Cosa che permetterebbe ai datori di lavoro di godere a corto termine di un considerevole sgravio della maggior parte dei costi da loro finora sostenuti a causa della concessione del congedo maternità (vedasi box sul finanziamento e costi). Anche settori quali quelli dell’edilizia (in cui la presenza delle donne è praticamente inesistente), trarrebbero vantaggi: i costi supplementari derivati dalla revisione della Lipg saranno più bassi in quanto verranno aumentate le indennità di base per i lavoratori impegnati nel servizio militare o civile. Le argomentazioni contrarie quindi perdono consistenza sul terreno del confronto con la realtà. Ma la nuova revisione di Legge, approntata sull’iniziativa lanciata da Pierre Triponez (consigliere nazionale radicale nonché direttore dell’Unione svizzera delle arti e dei mestieri) e approvata dal governo, ha trovato uno sbarramento da parte di quasi tutti i deputati dell’Unione democratica di centro (Udc) e di parte dei deputati radicali. Ed è proprio dalle fila dei tiratori di destra è partito il referendum contro il congedo maternità e quindi contro la revisione della Lipg che, a loro dire, maschera l’introduzione di una nuova assicurazione sociale ad uso e consumo di quelli che saranno “figli di stato”. Forti dell’idiosincrasia dimostrata finora dal popolo svizzero all’introduzione di un diritto quale quello di un congedo maternità indennizzato, gli oppositori usano quale testa d’ariete esponenti di di spicco donne che riducono la maternità ad “evento privato”, come è il caso della vicepresidente dell’Udc Sylvia Flückiger. Ma si tratta di voci per lo più isolate e che si spera restino tali. Per questo associazioni femminili quali “Donne in collera”, i partiti di sinistra, le organizzazioni sindacali, l’Alleanza delle società femminili invitano a non abbassare la guardia, a continuare il lavoro di sensibilizzazione e d’informazione capillare attraverso le forme più diverse (serate, bancarelle, media). Un lavoro che si vuole spiani, in modo certo e sicuro, la strada all’introduzione della legge sul congedo maternità in una Svizzera sempre più isola nel contesto europeo. Rispetto alla grande maggioranza dei paesi europei, infatti, la Svizzera finora si presenta un po’ come l’ultima ruota del carro in materia di congedo maternità. Nella Confederazione questo diritto viene garantito solo nell’Amministrazione pubblica (la Confederazione, a partire dal terzo anno di servizio paga un congedo maternità di 4 mesi), in presenza di Contratti collettivi di lavoro (Ccl) o a dipendenza della sensibilità del datore di lavoro. Insomma esistono sì delle disposizioni federali, cantonali e comunali ma i disciplinamenti non sono mai stati coordinati. Per dirla in breve, il sistema di indennizzo vigente è un sistema lacunoso, non unitario e che presenta ingiustizie. L’accidentato percorso verso l’affermazione di una legge (la Lipg appunto) che protegga la maternità fonda le sue radici già nel 1900 (vedasi box sulla cronologia) quando con la “Lex Forrer” si tentò d’introdurre un indennizzo minimo di maternità nell’ambito dell’assicurazione malattia e infortuni obbligatoria, proposta che venne respinta dagli elettori. Il primo segnale positivo si registrò nel 1945 allorché il popolo svizzero accettò l’adozione di un articolo costituzionale sulla protezione della famiglia che prevedeva in particolare l’introduzione di una assicurazione maternità. Ma purtroppo negli anni a venire quel segnale fu il primo di una serie di tentativi falliti. Fino al più recente, quello del 1999, quando tutti gli ambienti femminili e buona parte dell’opinione pubblica diedero per scontata la sospirata introduzione del congedo maternità pagato. Quella sconfitta fu un vero e proprio choc e portò alcuni Cantoni (dove prevalsero i voti a favore della protezione legale della maternità) a dotarsi di una legge inesistente sul piano federale. Come il caso del Canton Ginevra che prevede attualmente 16 settimane di congedo (2 in più di quelle previste dal progetto in votazione), esteso anche ai casi di adozione. Con l’entrata in vigore della Lipg, le disposizioni in materia di congedo maternità di alcuni cantoni e quelli sanciti da alcuni Ccl che la superano non verranno intaccati. Si tratterà finalmente di garantire una dignitosa tutela legale in caso di parto a tutte quelle lavoratrici discriminate in un Paese che finora ha egoisticamente misconosciuto il loro ruolo di madri ed educatrici. E non resta che un’unica strada perché questo avvenga: dire “sì” alla revisione alla Legge sulle indennità di perdita di guadagno. Nonostante le battaglie, da sempre sostenute dai sindacati Flmo e Sei, per un congedo maternità decoroso e compensato adeguatamente, le disparità fra le lavoratrici-madri sono ancora profonde. A ricordarlo sono Luca Gatti (Sei), Ivana Ghioldi (Flmo), Magda Bossard (Sei) e Tatiana Lurati, ricercatrice Ecap, impegnati in una campagna di sensibilizzazione a tappeto in Ticino sui posti di lavoro e sul territorio affinché il 26 settembre la popolazione dica “sì” alla revisione della Legge sulle indennità di perdita di guadagno. «La società sta cambiando e con essa il mondo del lavoro che ha visto negli ultimi anni crescere sensibilmente il numero delle lavoratrici. Eppure il nostro paese, a tutt’oggi, manca di una legge che tuteli le donne in caso di maternità. Una lacuna gravissima le cui conseguenze ricadono sulle lavoratrici che operano nel privato e che già si trovano in una situazione particolarmente precaria», dice Luca Gatti. Per questo motivo i sindacati Flmo e Sei, presto riuniti nel nuovo sindacato Unia, sono convinti che il nuovo progetto di legge sia “un passo nella giusta direzione”. «La situazione attuale è inaccettabile – afferma Ivana Ghioldi – poiché solo laddove sono presenti i sindacati o il datore di lavoro è sensibile viene stipulata un’assicurazione per perdita di guadagno in caso di maternità. Ma esistono molte altre realtà in cui le lavoratrici-madri (quelle non hanno un Contratto collettivo di lavoro (Ccl), che svolgono lavori su chiamata, part-time e spesso lavoro notturno) sono esposte a gravi ingiustizie quando restano incinte. Esiste un Codice delle obbligazioni (Co) che impone alle puerpere un congedo di 8 settimane e una remunerazione di 3 settimane nel primo anno di lavoro, compensanzione che sfuma qualora la donna si ammali durante la gravidanza (l’indennizzo viene “assorbito” dal periodo di malattia). Dopo questo periodo irrisorio di congedo le neomamme si ritrovano a dover affrontare il difficile compito della sistemazione del bambino e di come allevarlo che le costringe spesso ad abbandonare il proprio lavoro. E sono tante le puerpere che, pur potendo godere anche solo delle disposizioni del Co, non conoscono neanche i loro diritti minimi riguardo il periodo post-parto e l’allattamento». E se da una parte le lavoratrici-madri sono consce dell’urgenza di norme che le tutelino in caso di gravidanza, dall’altra sono ancora numerose coloro che mancano di un’informazione adeguata a riguardo. «È importante – interviene Magda Bossart – fare azione di informazione sul terreno e continuare a portare avanti una campagna molto intensa. Abbiamo infatti constatato come molte lavoratrici ignorino ancora i loro diritti di base in materia di maternità, soprattutto coloro che si ritrovano ad avere occupazioni saltuarie. Per questo continueremo ad informare recandoci soprattutto nei negozi e in tutti quei luoghi di lavoro dove le lavoratrici sono particolarmente esposte alle discriminazioni». E per venire incontro a tutte le lavoratrici madri, l’Flmo ha pubblicato un esaustivo opuscolo informativo che può essere richiesto telefonando allo 091 / 910.50.70 oppure scaricato dal sito www.smuv.ch (sotto la rubrica “donne”). Il 26 settembre rimane dunque “un’occasione da non perdere” per la Svizzera che – come ha ricordato la ricercatrice Ecap Tatiana Lurati che ha stilato uno confronto sul tema “congedo maternità”con gli altri stati europei – è ancora relegata nelle retrovie in fatto di legiferazione sul congedo maternità.

Pubblicato il

10.09.2004 01:30
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