Mi consenta una striscia

Si deve riconoscere a Marcello, autore di “BerluStory“ (testi e disegni), un coraggio senza pari nel dare alle stampe la vita dell’Uomo di Arcore in dissacranti strisce a fumetti. Sì, perché in questo caso l’ardire va posto assai prima delle idee, in quanto l’opera (geniale e anticonformista) rischia di provocare la reazione degli “ottanta-avvocati-ottanta” di Silvio Berlusconi, così come lo stesso autore si perìta di riferire ai propri lettori. Uscita recentemente in 3 albi di grande formato allegati alla rivista d’informazione fumettistica “Fumo di China”, l’iniziativa ha suscitato grande interesse di critica e di pubblico, promuovendo nel contempo un modo nuovo di intendere la satira. In strisce autoconclusive, ma legate alla progressione del racconto, Marcello riesce a fornire un ritratto inusuale ma estremamente caratterizzante di “Sua Emittenza“ (così come lui definisce Berlusconi). Era obiettivamente difficile rendere situazioni, fatti, atmosfere di un decennio di politica italiana in sequenze disegnate di 2-3 vignette l’una, ognuna delle quali presenta bozzetti che portano via via alla ribalta Confalonieri, Dell’Utri, Craxi, Di Pietro, Prodi, D’Alema, Bossi, Fini e molti altri ai quali la figura di Berlusconi fa da collante. Per riuscire nell’impresa è occorsa tutta l’abilità e la verve umoristica dell’autore toscano che ha saputo cogliere i momenti più importanti e significativi della vita dell’attuale presidente del consiglio della vicina repubblica in flash fulminanti ed irresistibili. Il suo disegno grottesco ed essenziale, in appoggio ai testi, si rivela poi strumento determinante per un’immediata identificazione dei vari protagonisti. Ma chi è realmente questo Marcello che firma tutte le strisce di “BerluStory“? Uno pseudonimo, un nom de plume, un’equipe di più persone? No, si tratta semplicemente del suo nome di battesimo, che all’anagrafe della città di Siena, dove lui è nato nel giugno del 1950, corrisponde a Marcello Toninelli, conosciuto ed apprezzato autore e disegnatore umoristico nonché sceneggiatore, in passato, di personaggi quali Zagor, Il piccolo Ranger, Dylan Dog, Nick Raider (tutti della Sergio Bonelli Editore), Lazarus Ledd (per la Star Comics), la serie Agenzia Scacciamostri (per il settimanale Il Giornalino). Conosco Toninelli da una vita e non ho potuto fare a meno di porgli alcune domande, mentre mi complimentavo con lui, su questa sua “BerluStory“. Innanzi tutto com’era nata l’idea di questa trasposizione a fumetti della vita del Cavaliere? «Il successo vero», mi dice, «per me è arrivato con la parodia umoristica di Dante, la Divina Commedia a fumetti, seguita a ruota da quella dell’Iliade, dell’Odissea, dell’Eneide, della Gerulasemme Liberata, mostri sacri che nessuno aveva mai osato affrontare in questo modo e che il pubblico ha gradito. Il fatto di realizzare “BerluStory” è stata quasi una conseguenza logica del mio modo d’intendere la politica e l’espressione del mio dissenso nei suoi confronti. Non so se la mia fatica sarà utile alla causa, di sicuro in essa ho trasfuso tutto il mio impegno professionale oltreché politico». Da qualsiasi parte la si giudichi, penso sia giusto riconoscere all’opera una linea espressiva che non sconfina mai nel cattivo gusto, sia pure nell’esasperazione propria del linguaggio satirico e rendo partecipe Toninelli di questo mio punto di vista. Mentre abbozza e sorride, mi risponde: «Ho cercato di analizzare in maniera sostanzialmente completa il personaggio. Da tutti i lati: quello personale, quello caratteriale, quello delle scelte di vita, quello professionale e affaristico, quello delle amicizie pericolose e, naturalmente, quello politico. Non vorrei essere trascinato in un dibattito ma nel mio lavoro ho tentato di sintetizzare certi suoi aspetti che ritengo fra i più deteriori della sua personalità quali la sete di potere, il narcisismo spinto all’estremo, la sua sfrenata (e innata) voglia di protagonismo». È una posizione netta e decisa, la sua, che non lascia molto spazio ad altre considerazioni e che d’altronde è perfettamente in linea con le proprie ideologie di autore d’assalto, caustico, velenoso e pungente. Non per nulla ha trovato nel filone dell’umorismo e della satira impegnata la realizzazione artistica che meglio gli si confà, abbandonando filoni avventurosi che gli avrebbero procurato sì maggiori guadagni ma che non gli avrebbero mai permesso una discesa in campo così coinvolgente e totale con quelle strisce di satira dura ed esiziale che lui da sempre ha sentito irresistibilmente a fior di pelle. Mi piace chiudere con un’ultima sua battuta, forse un po’ carica e surreale ma non disgiunta da una certa realtà politica italiana che mal digerisce la satira e le critiche al proprio operato: «spero di non ricevere troppe denunce per questa mia “BerluStory” e che gli uomini del Nas (Nucleo Anti Satirico) non me la sequestrino seduta stante. Gente, affrettatevi a leggerla».

Pubblicato il

13.02.2004 03:30
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