Ora si guarda al futuro

Il primo Congresso ordinario del sindacato Unia s'è svolto alla fine della scorsa settimana in pieno tracollo dei mercati finanziari. Il contrasto non poteva essere più flagrante. Mentre da un lato i guru del libero mercato si leccavano le ferite, dall'altro il sindacato poteva pur amaramente constatare di aver sempre avuto ragione: la vera ricchezza la producono coloro che vivono del loro lavoro, non quelli che giocano con i soldi degli altri. La cosa dev'essere finita di traverso alla redazione della Neue Zürcher Zeitung, un tempo foglio del più intelligente liberalismo riformista, quello a cui vanno molti meriti per la costruzione della Svizzera moderna, oggi però cassa di risonanza degli ultraliberisti in affanno. Per tracciare un quadro di Unia a quattro anni dalla sua nascita il giornale zurighese ha parlato di "gigante rosso col bilancio in rosso". Un giudizio per lo meno forzato, ma che ben spiega quanto bisogno ci sia di esorcizzare uno dei soggetti sociali più decisi e coerenti nel denunciare le derive del moderno capitalismo d'assalto.
Sarebbe certamente sbagliato sostenere che in questi quattro anni Unia non abbia fatto errori e non si sia mai trovata in difficoltà. Tuttavia proprio il Congresso di Lugano ha dimostrato tutta la vitalità del sindacato e la sua voglia di battersi e di dibattere. Non solo. Lugano ha anche segnato la fine delle norme transitorie che regolavano i primi quattro anni di vita di Unia e che servivano a garantire una buona integrazione fra le diverse anime che si erano fuse nel nuovo soggetto. Che questo fatto sia passato praticamente inosservato la dice lunga anche sulla riuscita del progetto di aggregazione e di costruzione del nuovo sindacato.
Ora il passato è dunque definitivamente alle spalle. Unia ha un'identità propria e ben marcata per quanto plurale, come le articolate discussioni del Congresso hanno dimostrato. Si tratta di guardare al futuro. Che per l'organizzazione in quanto tale si presenta sotto buoni auspici: a Lugano si è visto un sindacato moderno, dinamico, chiaramente proiettato nel ventunesimo secolo, con una base in cui molte e molti giovani delle più diverse estrazioni etniche, sociali e culturali vogliono farsi avanti. Il rinnovamento della struttura sindacale, un compito prioritario per Unia nel prossimo quadriennio, può quindi farsi sotto i migliori auspici – anche se non pochi delegati avrebbero preferito che questo rinnovamento fosse avviato con maggior decisione già dal Congresso di Lugano.
Meno buoni sono invece gli auspici per il mondo del lavoro. I prossimi quattro anni si prospettano non meno duri per le salariate e i salariati di quelli che ci siamo appena lasciati alle spalle. Sarà un banco di prova impegnativo anche per le nuove leve del sindacato.

Pubblicato il

17.10.2008 00:30
Gianfranco Helbling
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