Pensionati alla carica per difendere Avs Plus

«In materia di protezione sociale, come del resto in altri campi, niente è mai definitivo. Le istituzioni possono e devono essere adattate alle condizioni generali che cambiano e all’evoluzione dei bisogni della popolazione. Il compito dei sindacati è di fare in modo che queste modifiche si facciano in uno spirito di progresso sulla via della giustizia sociale».


Sono parole di Jean Clivaz che si possono leggere nel libro pubblicato nel 1980 per il centenario dell’Unione sindacale svizzera. Jean Clivaz era, allora, il segretario dell’Uss con delega alla socialità. A trentaquattro anni di distanza siamo sempre lì, in particolar modo per quanto riguarda l’impegno sindacale in difesa di uno Stato sociale forte ed equo.


La sicurezza sociale ha costituito uno dei temi forti del congresso dell’Uss svoltosi gli scorsi 23 e 24 ottobre a Berna. A stimolare il dibattito ci ha pensato il consigliere federale Alain Berset, invitato al congresso a illustrare in anteprima la riforma “Previdenza vecchiaia 2020” ben cosciente del fatto di non incassare l’unanimità dei consensi, tant’è che prima del suo intervento c’è stata una civilissima, ma pur sempre ferma manifestazione di protesta, con le donne in prima fila a far sapere al ministro che non ne vogliono proprio sapere di vedersi innalzata l’età di pensionamento. Ciò dimostra come i sindacati intendano battersi per difendere le conquiste sociali e colmare le lacune esistenti nel sistema.


Al Consiglio federale va riconosciuta la volontà di procedere a una riforma globale della previdenza vecchiaia, ma al Parlamento va chiesto un deciso miglioramento del progetto che tenga in considerazione il livello attualmente insufficiente delle rendite.


Il mandato costituzionale secondo il quale le rendite del primo e del secondo pilastro devono «rendere possibile l’adeguata continuazione del tenore di vita abituale» non è tuttora adempiuto, e continuerà a non esserlo, perché il Consiglio federale da un lato ignora l’iniziativa Avs Plus volta proprio a rafforzare la previdenza vecchiaia e dall’altro interviene pesantemente sulle rendite della previdenza professionale proponendo una riduzione del tasso di conversione minimo.


Se a tutto ciò aggiungiamo la già citata penalizzazione per le donne, è facile immaginare una forte pressione sindacale sulla classe politica.


Noi pensionati dovremo fare la nostra parte con e nel sindacato. La sicurezza sociale ci tocca in prima persona ed è quindi nel nostro interesse fare in modo che ad essa siano date delle basi solide: a nostro beneficio, certo, ma anche a quello di chi dovrà beneficiarne in futuro.

Pubblicato il

04.12.2014 15:01
Marco Tognola
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