Pensioni migliori, questione vitale

Lanciata l’iniziativa per una 13esima Avs, per una vecchiaia dignitosa e più favorevole alle donne

Chi ha lavorato tutta una vita merita una buona pensione. Ma le rendite Avs sono troppo basse e quelle del 2° pilastro (la previdenza professionale) si riducono, mentre gli affitti e i premi delle casse malati aumentano lasciando sempre meno per vivere. Queste, e tante altre buone ragioni, sono alla base dell’iniziativa popolare per una 13esima mensilità Avs che l’Unione sindacale svizzera ha lanciato la settimana scorsa, in un’ampia alleanza di sindacati, partiti politici, associazioni e organizzazioni di giovani, di pensionati, di donne.

Particolarmente grande e scandaloso è il divario nella condizione pensionistica delle donne. Ancora oggi esse percepiscono molto meno degli uomini, poiché oltre un terzo delle pensionate non ha alcuna rendita del 2° pilastro; e quando ce l’ha, è mediamente la metà di quella degli uomini. È il risultato di un percorso di vita caratterizzato da interruzioni professionali, lavoro a tempo parziale e salari inferiori.


Ma per fortuna c’è l’Avs, le cui rendite, al contrario, tendono ad essere analoghe per uomini e donne. L’Avs – ha sottolineato la presidente del sindacato Unia, Vania Alleva – «è una importante istituzione di “parità tra i sessi”». Primo, perché l’Avs favorisce in generale i redditi bassi rispetto a quelli alti, dato che questi ultimi versano i contributi in percentuale sul totale del salario ma ricevono al massimo il doppio della rendita minima (che attualmente è di 1’185 franchi). A profitto soprattutto delle donne, generalmente discriminate sul piano salariale.


Secondo, perché l’Avs tiene conto dei compiti non retribuiti di cura dei figli e di assistenza parentale. E terzo, perché, con un salario minimo necessario per essere assicurati (21.330 fr. annui), il 2° pilastro discrimina sistematicamente i bassi salari, quindi soprattutto quelli femminili. Per queste ragioni – ha sottolineato Alleva – l’Avs «è la più importante istituzione di sicurezza sociale della Svizzera», poiché costituisce «un baluardo contro la povertà in vecchiaia e una potente leva di equilibrio sociale».


È chiaro che «una tredicesima mensilità Avs da sola non basterebbe a rimediare a questa situazione», ha precisato ancora la presidente Alleva. L’iniziativa per una 13esima rendita Avs potrebbe quindi apparire troppo modesta. Ma la sua accettazione «sarebbe un passo importante in direzione di una vera previdenza di vecchiaia che permetta di coprire i bisogni vitali di tutti», a beneficio di coloro che anche da anziani vengono penalizzati, cioè gli occupati nei settori a bassi salari e in particolare le donne. L’iniziativa «è dunque, anche in una prospettiva di genere, una necessità».


A sua volta, il presidente dell’Unione sindacale svizzera, Pierre-Yves Maillard, vede in questa iniziativa popolare uno strumento per «impedire la privatizzazione strisciante della previdenza di vecchiaia», cioè che la politica borghese metta gli interessi della «industria della previdenza» davanti agli interessi dei normali salariati. In concreto – ha spiegato – si vuole sviluppare il 3° pilastro (la previdenza privata) in modo che ognuno pensi a sé stesso, senza la partecipazione dei datori di lavoro, ma con grandi guadagni per banche e assicurazioni.


Utile soprattutto a chi percepisce alti redditi, il 3° pilastro è una forma di previdenza che scarica i suoi costi sulla collettività. È stato infatti concepito soprattutto come strumento per risparmiare sulle imposte. E poi c’è questo perenne tentativo, fin dall’introduzione dell’Avs, di contrapporre i “giovani” ai “vecchi”. «Non ho mai sentito un’argomentazione più stupida» – ha commentato Maillard – «poiché, se tutto va bene, un giovane diventerà un vecchio. I giovani non aspirano a morire prematuramente: preferiscono diventare vecchi. Perciò lottiamo per un sistema efficiente ed equo per gli anziani di domani».


In Svizzera c’è denaro a sufficienza per delle pensioni dignitose. È ovvio – secondo Maillard – che «le astronomiche riserve della Banca nazionale»  dovrebbero servire per un finanziamento supplementare dell’Avs. Vale a dire che i versamenti supplementari della Banca nazionale alla Confederazione dovrebbero andare direttamente all’Avs. La Banca nazionale – ha argomentato il presidente Maillard – «detiene ben più riserve di quante ne autorizzi la Costituzione. Il suo potenziale di distribuzione è dunque  nettamente più alto».


A sostegno dell’iniziativa popolare per una 13esima mensilità Avs si è pronunciata anche la consigliera nazionale socialista Barbara Gysi, vicepresidente del Ps svizzero. Un appoggio «senza riserve», motivato non solo con una necessaria maggiore solidarietà tra redditi bassi e redditi alti e tra uomini e donne, ma anche con il rafforzamento dell’Avs quale «giusta risposta alle numerose pressioni della destra che tendono a privatizzare al massimo la previdenza di vecchiaia».
Per un miglioramento concreto dell’Avs si è pronunciata a nome dei Verdi anche la consigliera nazionale Léonore Porchet. Noi donne – ha detto –  «ci occupiamo e preoccupiamo di bambini e anziani», svolgendo compiti domestici e educativi «senza i quali la società e l’economia non funzionerebbero». Perciò rivendichiamo che «il nostro lavoro di donne, remunerato o no, meriti delle pensioni dignitose». Inoltre, «con una 13esima rendita Avs incoraggiamo l’indipendenza delle generazioni più anziane in uno spirito di solidarietà. E tutti ne guadagnerebbero».
La raccolta delle firme è partita il 5 marzo scorso e dovrà completarsi entro il 3 settembre 2021. In considerazione della incerta evoluzione della crisi dovuta all’epidemia di coronavirus, il comitato promotore segnala che l’iniziativa può essere sottoscritta anche direttamente sul sito Internet.

Pubblicato il

13.03.2020 08:43
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