Per Rocco Cattaneo, 3.600 franchi mensili lordi sono "troppi”

Insieme a Matteo Centonze (Ecsa), il capo della City Carburoil tenta di affossare il Ccl nazionale per il personale degli shop

Uno stipendio di 3.600 franchi lordi al mese è appena sufficiente per vivere in Ticino. Non la pensano così la famiglia Centonze e Cattaneo, rispettivamente Ecsa e City Carburoil, che hanno fondato un’associazione per evitare che quel salario minimo entri in vigore.

«Fronteggiare il Ccl nazionale dei negozi delle stazioni di servizio in Svizzera». Chiaro e diretto lo scopo dell’Associazione ticinese dei gestori delle stazioni di servizio. Impedire l’obbligo di pagare stipendi di 3.600 franchi lordi mensili in Ticino, scaturiti dal recente accordo tra partner sociali a livello nazionale. L’associazione ticinese è composta da diciassette membri, che insieme gestiscono circa la metà delle stazioni di servizio presenti nel cantone. L’altra metà dei gestori ticinesi non vi ha aderito, intuitivamente perché già paga stipendi in linea con il Ccl previsto.


A guidare la truppa cantonale di chi paga meno, ci sono due famiglie che hanno costruito la loro fortuna economica sul petrolio. La famiglia Centonze del gruppo Ecsa e la famiglia Cattaneo della City Carburoil beneficiano da decine di anni di rappresentanze esclusive di grandi gruppi quali la British Petroleum (Ecsa) e Agip-Eni (City).
La City carburoil, oltre alle sue 18 stazioni di servizio, è nota per il ruolo politico del suo amministratore delegato, Rocco Cattaneo, fino all’altro ieri presidente del Partito liberale radicale ticinese. Un partito da sempre contrario all’intervento statale nel libero mercato e grande sponsor “del partenariato sociale e contratti collettivi” quali regolatore di potenziali conflitti. Ma un conto sono i proclami politici, un altro “i danée”.
I Centonze e i Cattaneo insieme gestiscono quasi la metà delle 95 stazioni di servizio dell’associazione ticinese. Gli altri membri contano poco, salvo la Piccadilly, la cui portata però è fortemente ridimensionata dopo che la Shell le ha disdetto il contratto preferendole la Migrolino.
Senza i Cattaneo dunque, l’associazione ticinese non avrebbe nessuna legittimità. La famiglia dell’ex presidente liberale ha però una posizione curiosa, che la maldicenza popolare declinerebbe a un’altra forza politica cantonale. I Cattaneo sono al medesimo tempo contrari e favorevoli al Ccl nazionale.


Lorenza Cattaneo Colombo (sorella di Rocco e presidente di City) fa parte sia del comitato direttivo dell’associazione cantonale sia di quello dell’associazione nazionale. In quest’ultima veste, ha seguito i cinque anni di trattative nazionali sul Ccl. Solo all’ultima riunione, quando l’associazione nazionale ha approvato il Ccl dei 3.600 franchi, era assente “per malattia”. Nell’altra veste invece, quella del comitato cantonale, taceva o acconsentiva al ricorso contro il Ccl nazionale per farlo saltare. Da noi contattati, sia Rocco Cattaneo sia la sorella non hanno voluto chiarire la loro posizione.


Chi invece parla (poco) con la stampa è Matteo Centonze, quarta generazione alla guida dell’impresa Emanuele Centonze Sa (Ecsa), il cui fondatore nel 1925 diventò depositario e rappresentante della BP. Oggi nel cantone Ecsa possiede 23 stazioni di servizio e un’altra decina in Svizzera romanda. In questo ambito, Matteo Centonze ha promosso nel marzo dello scorso anno la creazione dell’associazione ticinese stazioni di servizio (Atss) di cui è presidente. «Il signor Centonze ha creato l’associazione con l’unico scopo di affondare il ccl. Lo abbiamo invitato a partecipare, ma non ha mai voluto venire» ha dichiarato alla Rsi Ueli Bamert, direttore dell’associazione padronale nazionale, piuttosto seccato per il ricorso inoltrato alla Seco dall’associazione ticinese che rischia di vanificare cinque anni di trattative.
Quel che non va giù a una parte dei benzinai ticinesi è il salario minimo di 3.600 franchi per il personale senza diploma, considerato un importo troppo elevato, «fuori dalla realtà», ha detto al Blick il suo presidente Matteo Centonze.


Chiunque abiti in Ticino sa che 3.600 lordi mensili sono una cifra appena sufficiente per vivere in Ticino. In un recente intervista al domenicale il caffè, Emanuele Centonze (padre di Matteo) sulla preferenza nelle assunzioni per i ticinesi, affermava: «L’abbiamo sempre data e continueremo a darla. Ma, per poter garantire i posti anche ai residenti, devo poter assumere le persone che hanno la formazione e le competenze giuste». Forse si dovrebbe garantire una paga per sopravvivere ai residenti, se non si vuole escluderli semplicemente.
Centonze e gli associati un’idea di salario ideale per i loro dipendenti ce l’hanno. È la stessa della commissione paritetica della vendita patrocinata dal consigliere di Stato Christian Vitta. Ossia 3.100 franchi per chi ha meno di dieci dipendenti. Un importo bloccato per tre anni, a partire da se e quando dovesse entrare in vigore il Ccl. Scaduta la durata del Ccl, dovrebbe “salire” a 3.200 per altri quattro anni, equivalente allo stipendio minimo per chi ha più di dieci dipendenti.


L’associazione guidata da Centonze, dopo aver comunicato la sua opposizione al ccl nazionale, ha chiesto al Dipartimento finanze ed economia di aderire a quello della vendita cantonale. Il capo del Dfe Vitta si è dichiarato possibilista, precisando che la priorità è raggiungere il quorum dei titolari della vendita.


L’interesse dell’associazione presieduta da Centonze verso la nuova legge cantonale della vendita è duplice. Oltre al salario miserevole garantito per anni, il Governo cantonale promette loro un orario d’apertura senza interruzione. Quando nel 2013 si votò sull’iniziativa Luscher volta a consentire l’apertura 24 ore su 24 dei negozi annessi alle stazioni di servizio, i sindacati rendevano attenti sui rischi contenuti nella vaga definizione di «strade principali con traffico intenso». I favorevoli infatti insistevano nel dire che le aperture di 24 ore avrebbero riguardato quasi solo le autostrade, mentre sminuivano la portata delle “strade a traffico intenso”. Poi a votazione vinta, ogni cantone ha stilato la sua lista di strade a traffico intenso. Il governo ticinese nel messaggio di legge specifico scrive di prediligere «un’interpretazione ampia», stilando una lista di trenta strade dove i negozi dei benzinai potranno essere sempre aperti. Per dare un’idea dell’ampia interpretazione governativa, citiamo i tratti di strade cantonali: “Chiasso-Lamone”, “Lamone-Rivera”, e “Rivera-Cadenazzo”. Poi si sale fino ad Airolo. Esclusi i tratti tipo Loco-Spruga nella splendida Valle Onsernone, c’è tutta le rete stradale cantonale.

 

Pubblicato il

08.02.2017 20:48
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