Qualche “piccola” modifica

Più blocheriana del suo nemico Blocher. Eveline Widmer-Schlumpf giudica «completamente positivi» i cambiamenti apportati al diritto d'asilo dal suo predecessore nella funzione di ministro di giustizia e polizia. Ma lei vuole andare oltre: vuole che le leggi sull'asilo e sugli stranieri siano più restrittive di come Blocher era riuscito a farle modificare dal Parlamento. Un progetto di riforma, ancora in fase di elaborazione ma già pronto per la procedura di consultazione, rivela dove e come la ministra vuole intervenire.

A metà settembre la consigliera federale aveva annunciato la sua intenzione di procedere ad un nuovo giro di vite nel diritto d'asilo, e di stare pianificando un inasprimento delle relative norme. Allora, con la motivazione che occorre evitare spese amministrative eccessive, la ministra aveva detto di «voler eliminare la possibilità» che le domande d'asilo vengano presentate anche all'estero, presso le ambasciate svizzere. Queste dovrebbero respingere le domande d'asilo, le quali verrebbero quindi prese in considerazione soltanto se presentate in Svizzera. Ma adesso si scopre che l'inasprimento è ancora più forte di quanto allora prospettato.
Con l'obiettivo di «diminuire l'attrattività della Svizzera», la progettata revisione della legge sull'asilo prevede che la diserzione e il rifiuto di prestare servizio militare non costituiscano un motivo sufficiente per ricevere l'asilo in Svizzera. Tutt'al più possono sperare in un'accoglienza provvisoria nel caso non sia proprio possibile rimandarli indietro. Tale proposta fa riferimento ad una precedente decisione di principio della Commissione di ricorso in materia d'asilo (oggi Tribunale amministrativo federale), secondo la quale i disertori e i renitenti al servizio militare in fuga dall'Eritrea – che da anni conduce una guerra con l'Etiopia – vanno riconosciuti come rifugiati, poiché la punizione per tale rifiuto sarebbe «sproporzionatamente rigorosa» (leggi: torture) e motivata politicamente.
Ma secondo Widmer-Schlumpf, se la Svizzera dà loro asilo finirebbe per diventare troppo attrattiva anche per i disertori provenienti da altri stati. Anche Blocher, quando era ministro di giustizia e polizia, aveva pianificato una simile modifica della legge in rapporto alla situazione dei rifugiati provenienti dall'Eritrea, attirandosi le critiche delll'Organizzazione svizzera d'aiuto ai rifugiati (Osar). E pensare che adesso Blocher attacca la consigliera federale rimproverandole di non reagire con energia. Widmer-Schlumpf ha replicato: «L'accusa è ingiustificata. Il signor Blocher sa esattamente che la legge è ancora la stessa di quando c'era lui al governo».
Soprattutto, però, la ministra ha reagito facendo capire che intende andare oltre il rigore con i disertori. Prevede infatti anche di infliggere una multa ai rifugiati che dovessero partecipare a manifestazioni o criticare il proprio governo in internet con il solo scopo di creare motivi per ricevere l'asilo in Svizzera. E non basta. Nella legge sugli stranieri intende limitare le eccezioni ai rimpatri, cioè la concessione dell'accoglienza provvisoria. Attualmente, chi non può essere espulso, perché non è tecnicamente possibile o perché è contrario al diritto o perché non lo si può pretendere, viene accolto provvisoriamente.
In futuro, però, l'interessato deve provare perché non si possa pretendere il suo rimpatrio, se non vi sono circostanze contrarie pubblicamente note come una guerra civile in atto. Deve cioè dimostrare – e non più, come finora, «rendere credibile» – che nel suo paese manca l'accesso a medicinali necessari alla sopravvivenza, o una rete di relazioni parentali. Inoltre, le persone accolte provvisoriamente potrebbero essere vincolate a risiedere in un luogo definito dai rispettivi cantoni. Per evitare una concentrazione nelle zone urbane, verrebbe quindi soppressa la libertà di scelta del luogo di residenza all'interno del cantone.
Infine, i rifugiati le cui domande d'asilo, in base agli accordi di Dublino, vanno esaminate da un altro paese, potranno essere messi in prigione in vista del trasferimento.
Lo scopo di questo inasprimento della legge dovrebbe essere quello di ridurre l'attrattività della Svizzera e contenere l'aumento delle domande d'asilo, che verrebbero evase in modo più efficiente.
Ma rimane il dubbio che al di là di una risposta a qualche problemuccio, questa nuova revisione non chiarisca affatto quale orientamento la politica d'asilo svizzera debba avere. In che direzione si può andare, contando solo su rigore e confusione?

Mancano le strutture, questo è il problema

L'allarmismo in fatto di stranieri, rifugiati e richiedenti l'asilo, è sempre di moda. Ed anche questa volta certa stampa non ha perso tempo a diffondere i dati che servono alla ministra di giustizia e polizia per giustificare il nuovo inasprimento del diritto d'asilo. Le domande presentate all'estero presso le ambasciate da 980 nel 2004 sono diventate 2'652 nel 2007. Inoltre, alla fine del 2008 il totale delle domande presentate dovrebbe superare chiaramente le 10 mila unità. Anzi, la signora Widmer-Schlumpf ha detto di aspettarsene 13 mila. Ma questa è una tendenza generalizzata a livello europeo. Nei Paesi Bassi e in Norvegia si calcola un incremento delle domande d'asilo del 75 per cento.
Per la Svizzera il problema è essenzialmente di capacità delle strutture. Christoph Blocher aveva imposto un limite alla dotazione di personale ed alle strutture per una capacità d'accoglienza di massimo 10 mila persone. Più realisticamente, la consigliera federale grigionese ha riconosciuto che non è possibile limitare le domande d'asilo a 10 mila all'anno, perché la situazione può evolvere rapidamente. In definitiva, dal 2000 il numero delle domande d'asilo ha oscillato tra le 10 mila e le 27 mila all'anno. Attualmente, i centri d'accoglienza sono affollati ed i cantoni chiedono un ampliamento di tali strutture. Ma per la ministra «è difficile rispondere ai bisogni in fatto di alloggio e di personale in un termine ragionevole».

Pubblicato il

10.10.2008 02:00
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