Quando Lenin scrisse agli operai svizzeri

“Compagni operai svizzeri […] vi inviamo un fraterno saluto e l’espressione della nostra profonda e fraterna riconoscenza per il vostro comportamento fraterno verso gli emigrati. Se i socialpatrioti e gli opportunisti dichiarati, i grütliani svizzeri, sono passati, come i socialpatrioti di tutti i paesi, dal campo del proletariato a quello della borghesia, se costoro vi hanno apertamente invitato a combattere la nociva influenza degli stranieri sul movimento operaio svizzero, […] noi dobbiamo dichiarare che fra gli operai rivoluzionari socialisti svizzeri, […]abbiamo trovato una viva simpatia e che il fraterno contatto con loro ci è stato di grande utilità.”


Incomincia così la “lettera di commiato agli operai svizzeri” redatta nel marzo del 1917 dall’uomo che, agli occhi dei suoi destinatari, doveva apparire come un semplice avvocato quasi cinquantenne attivo in alcuni circoli dell’immigrazione. A fasi alterne, egli aveva ormai vissuto più di sei anni all’interno del nostro paese, senza mai assumere un ruolo appariscente nel movimento operaio elvetico. Per quale motivo dunque la sua partenza dalla Svizzera rappresenta tuttora un fatto d’interesse storico? Per la destinazione d’arrivo.


Vladimir Ilyich Ulyanov, meglio conosciuto come Lenin, lascia Zurigo alcuni giorni dopo aver scritto il suo commiato. Il mese successivo approda a Pietrogrado, dove immediatamente redige le celebri “Tesi d’aprile”, una sorta di base programmatica-rivendicativa per quella che sarà la rivoluzione bolscevica del 1917.
Per la prima volta nasceva uno Stato che, nelle intenzioni, doveva essere dominato dagli “operai” nell’interesse degli “operai”, costituendo de facto una trasformazione radicale di tutte le strutture economiche, politiche, sociali e culturali dell’ordine preesistente. La Rivoluzione d’ottobre è uno degli eventi maggiori della Storia: Secondo lo storico britannico Eric J. Hobsbawm, essa ha avuto ripercussioni addirittura più profonde ed universali di quelle derivanti dalla Rivoluzione francese. Nel nostro piccolo, su quell’onda, nel 1918 ebbe luogo l’unico sciopero generale nella storia della Svizzera.


Questo sconvolgimento che “fece tremare il mondo” aveva ovviamente svariate cause. Fra le principali possiamo senza dubbio annoverare la Grande Guerra.
Fu durante la “Conferenza di Zimmerwald”, tenutasi nel 1915 nel Canton Berna che Lenin denunciò apertamente l’atteggiamento e la pratica politica dei “socialpatrioti”: schierandosi a favore dei crediti di guerra, la maggior parte dei partiti socialdemocratici d’Europa aveva pesantemente contribuito alla messa in atto di un devastante conflitto “imperialista”.


Grazie alle lotte del passato, le condizioni odierne non sono più così disperate come lo sono state per le generazioni che ci hanno preceduto. Una dinamica potente all’interno del sistema resta però immutata. Come rilevato nella lettera agli operai svizzeri, ieri come oggi, dalle trincee delle Ardenne fino alle ferriere Cattaneo e alla Exten: a dividerci non è la nazionalità, ma la classe sociale.

Pubblicato il

18.03.2015 13:57
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