Quei rifiuti duri da smaltire

Quasi come da copione: rosso (vino) per il presidente del Ps Manuele Bertoli, verde (Rivella) per il presidente dei Verdi Alessandro Boggian. Seduti ad un tavolo, nell’imminenza della presentazione dell’iniziativa contro la costruzione dell’impianto termovalorizzatore dei rifiuti di Giubiasco, i due politici si confrontano sul tema. Da una parte Bertoli, favorevole all’impianto con riserva, dall’altra Boggian, copresidente del comitato che ha promosso l’iniziativa con cui si chiede una moratoria di dieci anni nella costruzione di nuovi impianti per lo smaltimento dei rifiuti. È un confronto in punta di fioretto, non senza qualche affondo. Manuele Bertoli, se l’impianto lo costruissero a Losone, dove lei abita, sarebbe ugualmente favorevole? Manuele Bertoli: Se per Losone, come è stato per Giubiasco, la scheda del Piano direttore avesse indicato tale ubicazione, io non avrei avuto nulla da ridire. Ma allora, a suo tempo, si sarebbe opposto alla scheda del Piano direttore cantonale… Bertoli: Probabilmente no perché abitavo nel Mendrisiotto (ride, ndr). Immagino però che, come per Giubiasco, da sinistra si sarebbe formata una cordata che avrebbe avversato l’impianto e non fatico ad immaginare che la stessa sinistra di Losone avrebbe promosso un referendum, proprio come ha fatto quella di Giubiasco, che ha registrato un risultato negativo. Tutto ciò fa parte delle procedure democratiche che o si accettano o si contestano, con la consapevolezza però che tale era il contesto storico in cui si è scelto Giubiasco come luogo idoneo per la costruzione dell’impianto. E con la coscienza che se si voleva fare diversamente si sarebbe dovuto intervenire allora a livello cantonale. Alessando Boggian, non dovevate svegliarvi un po’ prima? Alessandro Boggian: Noi Verdi abbiamo sempre vegliato su questo tema mentre purtroppo gli altri hanno continuato a dormire fino all’ultimo momento. E con le nostre forze limitate non avevamo molti margini di manovra. Riguardo all’impianto, ritengo che se una bomba ad orologeria viene disinnescata 5 giorni prima o 5 secondi prima, la sostanza non cambia ma l’effetto drammatico sì. Come si sente Boggian a presiedere il Comitato per l’iniziativa “28 inceneritori bastano” assieme al presidente dell’Udc Paolo Clemente Wicht? Non avete molte cose in comune. Boggian: L’unica cosa che ci accomuna è l’altezza (ride, ndr). Ci troviamo invece piuttosto bene. Mi ha sorpreso e fatto piacere che Wicht abbia sposato appieno il discorso ecologista e non importa se per motivi di risparmio. Ma è certo che alla fine di tutta la vicenda, non vi ritroviate in dote un Günther Kiss con la sua Thermoselect? Boggian: Sì, ne sono sicuro al cento per cento. Non per niente una delle conditio sine qua non del nostro stare insieme è che non si subiscano condizionamenti di tal genere. Boggian, la vostra è una coalizione nata per opporsi a qualcosa ma difficilmente, chiusa questa vicenda, riuscirà ad essere propositiva. In fondo la politica dei rifiuti degli ultimi vent’anni è andata avanti a distruggere qualunque soluzione. E nemmeno voi rappresentate un’alternativa… Boggian: Certo che lo siamo. La dimostrazione viene dal canton Zugo che nel 1993 si oppose alla costruzione di un impianto di smaltimento, proprio come oggi sta accadendo in Ticino. E allora come il nostro cantone aveva un 25 per cento di percentuale di riciclaggio. Una parte dei soldi risparmiati dalla mancata costruzione dell’impianto li utilizzò per rilanciare la politica del riciclaggio grazie alla quale oggi Zugo può vantare un buon 70 per cento. Mentre il Ticino è fermo al 35-36 per cento. L’impianto di Giubiasco si sta rivelando un inutile spreco di soldi e va contro lo spirito della Legge sulla protezione dell’ambiente che, all’articolo 30, indica chiaramente come prioritaria la politica del riciclaggio e impone che si evitino produzioni inutili di emissioni inquinanti. Una politica di riciclaggio presuppone un forte intervento da parte dello Stato: Lei crede che Paolo Clemente Wicht sia, in questo senso, un partner affidabile? Boggian: All’inizio di questa “avventura” abbiamo avuto un colloquio chiaro e franco tra noi. Abbiamo innanzitutto posto sull’operazione “impianto rifiuti” dei paletti ben precisi e Wicht ha capito che non solo non erano contro i suoi principi ma addirittura li rafforzavano. Il fatto che tali principi concernano un risparmio dei soldi dei contribuenti (tema peraltro condiviso anche dalla sinistra) e che portino così acqua anche al suo mulino, ha condizionato la sua piena adesione alla nostra tesi. Bertoli, anche da sinistra vi si rimprovera di prendere sottogamba un problema di impatto ambientale d’importanza cantonale tanto da essere tacciati di anti-ecologismo. Bertoli: Non ritengo affatto che la nostra posizione sia anti-ecologica. Al contrario, reputo molto poco ecologico trasportare per tantissimi anni rifiuti facendogli percorrere centinaia di chilometri e ritengo ugualmente molto poco ecologico un discorso del tipo “per ora non facciamo l’impianto, poi domani vedremo”. D’altronde gli stessi Verdi, e tutta la cordata che vi sta dietro, non dicono che l’idea della costruzione sarà abbandonata per sempre, il che significa che alla fine una soluzione al problema non esiste. Inoltre non capisco che interesse abbia la Confederazione a far costruire l’impianto, quando avrebbe potuto in modo elegante dire di no al Ticino semplicemente evitando di cambiare per due volte la legge che permetterà al cantone di avere 50 milioni di sussidio. Boggian: Anche voi socialisti però contestate la sovracapacità dell’impianto di Giubiasco… Bertoli: Lo ribadisco: sul dimensionamento abbiamo forti dubbi ed è per questo che nel dicembre del 2004 ci siamo astenuti in Gran Consiglio. Siamo persuasi che sul dimensionamento si possa ancora intervenire. Un ridimensionamento dell’impianto potrebbe togliere slancio all’iniziativa. O no? Bertoli: Certo, si può dire che l’iniziativa potrebbe indurre le autorità a ridurre le dimensioni dell’impianto per far sì che il Ps si convinca fino in fondo della sua bontà. In Ticino oggi si eliminano circa 130 mila tonnellate di rifiuti solidi urbani che potrebbero scendere, a mio parere, a circa 100 mila se venisse affrontato il problema di Lugano, che non ha imposto alcuna tassa sui rifiuti. Una città sprecona che continua a pesare anche sui conti dell’intero cantone. Come Ps abbiamo presentato un emendamento alla Legge cantonale sulla protezione dell’ambiente ma il Gran consiglio ha dato ragione a Lugano. Voglio dire che – con o senza impianto – chi non vuole risparmiare, non lo fa. E ciò che dà da pensare è che nell’iniziativa d’incentivi finanziari non ce ne sono, ci sono al loro posto solo buoni propositi e buone intenzioni di cui la Legge è già infarcita abbondantemente. Credo che l’ala destra della cordata avesse bisogno di un vestito ecologista per cantonalizzare un problema locale da sfruttare per la propria visibilità. Per questo ha cercato i Verdi che si sono lasciati strumentalizzare senza ricevere in cambio nulla di concreto. Boggian: Il pericolo di essere usati in politica è sempre dietro l’angolo. Ciò che ci ha portati su un terreno comune con l’Udc è che abbiamo dimostrato loro, cifre alla mano, che l’approccio ecologista contro la costruzione dell’impianto e l’incentivazione del riciclaggio, implica un forte risparmio e non si basa su un’ideologia astratta. Bertoli: Ma con quali misure sosterranno la politica del riciclaggio? Le tasse causali non le vogliono e se le avessero accettate sarebbero state introdotte nell’iniziativa. Boggian: Il discorso è aperto. Vorrei ricordare che abbiamo fatto una proposta di modifica costituzionale in forma generica. Sono persuaso che se il popolo dirà no alla costruzione con la motivazione che bisogna incentivare la politica del riciclaggio, la spinta sarà ancora forte per procedere in questa direzione. E l’Udc ha sposato in toto anche questo punto, compromettendosi ufficialmente. Bertoli: Ma un anno fa l’Udc ha votato contro l’emendamento proposto dal Ps che chiedeva che il Cantone intervenisse imponendo a Lugano di far pagare la tassa sui rifiuti. Boggian, è ecologicamente ed eticamente responsabile far smaltire i nostri rifiuti in impianti vecchi di 10 o 20 anni e far respirare le emissioni ai turgoviesi e agli zurighesi piuttosto che ai ticinesi? Boggian: L’Associazione svizzera degli impianti di rifiuti (Asir) ha già pianificato il rinnovo e il potenziamento di diversi impianti e la chiusura di alcuni non più funzionali. Il Consiglio federale ha decretato che le sovracapacità tecniche ammissibili in Svizzera sono del 5 per cento mentre ora ci aggiriamo intorno al 12 per cento. L’Asir ha già programmato il rinnovo e potenziamento di impianti esistenti a partire dal 2010. Bertoli: Perché non concentrate gli sforzi sulla tassa sul sacco a livello cantonale? Sulla quale potremmo trovarci d’accordo, anziché optare per una moratoria che fa slittare ancora una volta il problema ma non lo risolve. Boggian, effettivamente alcuni iniziativisti sono contrari alla tassa sul sacco. Boggian: Non siamo contrari, semplicemente non ne abbiamo ancora discusso. Bertoli: Non ne parlate perché altrimenti litigate. Boggian: La tassa sul sacco in Ticino è ancora tabù, non siamo riusciti a far passare il messaggio, ci siamo scontrati con una avversione populista e alcuni comuni l’hanno applicata in modo poco sociale. Fattori che ci hanno fatto desistere dal riproporla in questo momento. Bertoli: È come se il Ps evitasse di parlare di stranieri perché alcuni da sinistra ritengono sia impopolare. Se la politica si riducesse a ciò sarebbe meglio chiudere bottega. Boggian: Noi riteniamo che insistere ad andare avanti a testa bassa su questa strada sia solo controproducente al momento. Bisogna prima convincere le persone che la tassa sul sacco porta vantaggi economici. L’Udc comincia ad aprirsi anche in questo senso. E su un altro punto concordano con noi: che con l’impianto andrebbero persi molti posti di lavoro nel settore del riciclaggio o comunque non ci sarebbero nuovi investimenti in quell’ambito. Le varie ditte private danno lavoro a circa 200 persone. Bertoli: Ma quei posti non andrebbero perduti, anzi. Anche le persone che lavorano nelle discariche un domani potrebbero essere reimpiegate nell’impianto dall’Acr. Bertoli, non crede che riguardo l’impianto di Giubiasco il Ps sia in qualche modo prigioniero del suo ruolo istituzionale, tanto da provocare ribellioni nella base del partito? Bertoli: È davvero bizzarro constatare come ogni qualvolta che il Ps si esprime su un determinato tema puntualmente si dice che sarebbe prigioniero ora dell’uno ora dell’altro. Non siamo prigionieri di niente e di nessuno. Vorrei ricordare che nel ‘93 quando si votò sui forni a griglia, il comitato cantonale del Ps diede libertà di voto perché una parte del partito riteneva che bisognasse dare spazio alle innovazioni in materia. Poi si scoprì quale tarlo vi stava dietro. Da allora le cose sono cambiate, abbiamo combattuto contro la privatizzazione ed oggi, dopo aver imboccato la strada del pubblico, crediamo che le cose vengano fatte in modo serio, anche se restano alcuni nodi da risolvere. Ed è per questo che in Gran consiglio ci siamo astenuti. La nostra posizione è sempre stata conseguente e lineare. Non abbiamo mai fatto della questione dell’impianto un problema politico di base che era e resta l’aumento del tasso di riciclaggio. Un problema per il quale la moratoria non è né una risposta, né una soluzione. Boggian: Men che meno potremo sperare in una politica del riciclaggio se verrà costruito l’impianto che implicitamente scoraggerà la riduzione della produzione dei rifiuti. Non ci saremmo imbarcati in quest’iniziativa se non fossimo stati più che sicuri che le persone con cui stiamo viaggiando vogliano approdare al potenziamento del riciclaggio.

Pubblicato il

21.10.2005 02:00
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