Sei e Flmo verso l'unificazione

Il prossimo 7 settembre i due sindacati Flmo e Sei terranno contemporaneamente i rispettivi congressi straordinari per avviare il processo della loro fusione e dar vita ad un nuovo sindacato interprofessionale (Sip). L’operazione si presenta piuttosto complessa, soprattutto perché non sarà la semplice somma di due apparati, ma comporterà la creazione di un’organizzazione completamente nuova, nella quale i due apparati confluiranno ma dovranno rimodellarsi in un un’unica struttura, aperta a tutti i settori economici ed a tutti i gruppi professionali, nonché all’integrazione anche dei sindacati Fcta e Unia. Poi, nel 2004, i congressi ordinari di Sei e Flmo (anticipati in primavera) approveranno statuti e regolamenti ed eleggeranno gli organi direttivi del Sip. L’intero processo si concluderà nel 2008, con il primo congresso ordinario del nuovo sindacato. Quella di settembre sarà dunque una tappa fondamentale, a partire dalla quale non sarà più ragionevolmente possibile tornare indietro. Ciò vuol dire che se un dibattito deve esserci prima delle decisioni, questo va fatto adesso. La discussione è perciò già aperta; e tutti i soci dei due sindacati vi possono prendere parte. In queste pagine vogliamo quindi dare ai lettori qualche elemento che possa aiutarli ad orientarsi. La nuova mobilità professionale Con l’apertura dei mercati e la diffusione delle nuove tecnologie, sono sorte nell’economia nuove condizioni di concorrenza, per affrontare le quali occorre, tra l’altro, una maggiore flessibilità dei lavoratori. Fa parte di questa flessibilità la mobilità professionale, che ha portato un certo scompiglio nei tradizionali confini che separano i diversi rami d’attività. I vecchi schemi – e in particolare i vecchi inquadramenti sindacali per federazioni di categoria – sono saltati e non corrispondono più alla realtà. Se un sindacato vuole mantenere potere contrattuale, deve riuscire a tenersi gli iscritti anche quando cambiano posto di lavoro, specializzazione e persino professione e ramo d’attività; ed a seguirne e tutelarne gli interessi anche verso padroni nuovi, o più numerosi, o che non rispettano o disdicono i contratti collettivi e adottano condizioni di lavoro nuove. Un sindacato moderno, insomma, deve dotarsi di strutture agili, in grado di abbracciare tutti i gruppi professionali e di garantire la continuità dell’assistenza sindacale. Deve inoltre essere più presente sul territorio; e sviluppare una politica contrattuale che estenda i contratti collettivi di lavoro e li coordini in modo ottimale. Tutto questo sarebbe però soltanto la risposta a problemi già attuali, mentre il nuovo sindacato deve anche saper guardare al futuro, creare prospettive di espansione e rafforzamento, ridisegnare il proprio ruolo nell’economia e nella società e conquistare più peso politico. In altre parole, se il vecchio sindacato si fondava sulla forza della massa in un determinato settore economico, quello nuovo deve invece imporsi in numerosi e diversi rami d’attività, soprattutto in quelli del terziario, e puntare sull’unione di tutti i settori per avere più forza contrattuale ed imporre nuovi orientamenti alla politica sociale. Ecco, il Sip dovrebbe realizzare questo nuovo modello di sindacato, a conclusione di un’operazione pianificata, lunga e complessa, che trova resistenza soprattutto nell’attaccamento alle tradizioni di un sindacalismo inteso come prestazione assistenziale. Il processo è stato avviato nel 1996, con la creazione di una «casa sindacale» comune in alcune regioni o sezioni. In concreto, si è trattato di mettere sotto un unico tetto i servizi dei segretariati locali delle due federazioni, ma anche altre strutture sindacali che operano nell’impresa o nella regione. Fanno parte di questa spinta iniziale verso l’unificazione delle strutture anche alcuni progetti tecnici a livello nazionale, come la realizzazione di un’infrastruttura informatica comune e la pubblicazione di giornali comuni quali «area», «Work» e «L’Événement syndical». Uno spazio comune per i soci Le case sindacali, quanto più possibile numerose e vicine ai soci, saranno il fulcro della vita sindacale del Sip. Rappresenteranno l’ufficio di riferimento per i soci e il loro punto di contatto con l’organizzazione in tutti i compiti sindacali, come la preparazione delle campagne sindacali. La casa sindacale non è tuttavia un’unità organizzativa, ma soltanto la sede in cui viene svolto il lavoro sindacale. La bozza del progetto Sip parla di quattro elementi su cui si basa l’organizzazione del nuovo sindacato: le regioni, i settori, il segretariato centrale, l’organizzazione centrale dei servizi. Le regioni possono essere articolate in sezioni. Il loro compito principale è quello di creare e gestire le case sindacali (segretariati) sul proprio territorio. Le dimensioni e l’articolazione di ogni regione vengono definite in base alle zone di più intensa attività economica e sindacale. Per il momento, sono previste 12 regioni che coprono tutto il territorio elvetico: Berna; Bienne/Seeland/Soletta; Svizzera nord-occidentale; Argovia; Zurigo/Sciaffusa; Svizzera orientale; Svizzera centrale; Ticino; Vallese; Vaud/Friburgo; Ginevra; Arc Jurassien. Da notare che le attuali regioni del Sei e della Flmo non coincidono, per cui sono necessari adattamenti reciproci e diverse modifiche. Le regioni sono autonome, ma naturalmente ad esse e alle case sindacali è garantito il sostegno del segretariato centrale e dei servizi centrali. La tutela degli interessi dei soci, cioè la politica contrattuale, viene decisa come finora dagli organismi sindacali costituiti nell’ambito dei rami d’attività. Tali istanze (conferenza, comitato e direzione del ramo d’attività) definiscono autonomamente le rivendicazioni sindacali, cercano d’imporle nelle trattative contrattuali e concludono i contratti. La novità è costituita dal fatto che rami d’attività simili vengono raggruppati in settori indipendenti, il cui compito principale è il coordinamento della politica contrattuale nei rispettivi rami d’attività. I settori sono guidati ciascuno da un proprio presidente e da una propria direzione eletta dalla rispettiva assemblea dei delegati di settore. Autonomia dei settori Per il momento, i settori previsti sono quattro: l’industria (che comprende i rami della metalmeccanica, dell’orologiera, della chimica e dell’alimentazione), l’artigianato, l’edilizia, i servizi. Ma potranno esserne costituiti di nuovi. Ed anche se, avendo una propria personalità giuridica, i settori agiranno come fossero tanti piccoli sindacati autonomi, i soci di un settore sono contemporaneamente soci del Sip. Ciò significa che ogni socio, anche se cambia professione e, quindi, ramo d’attività o settore, rimane sempre iscritto allo stesso sindacato. Il Sip, insomma, con le sue strutture centrali fungerà da piattaforma di coordinamento delle politiche contrattuali settoriali e di sostegno tecnico-amministrativo ai singoli settori. Ovviamente, a livello centrale i presidenti di settore faranno parte automaticamente del comitato esecutivo nazionale del Sip. Tutto il processo decisionale democratico rimane più o meno quello che già la Flmo e il Sei conoscono, con le conferenze professionali e le assemblee dei delegati che anche nel Sip si terranno a tutti i livelli (per rami e settori, per sezioni e regioni, nonché nazionali), oltre ovviamente al congresso quadriennale. Si tratta, insomma, di una doppia struttura fatta di due organizzazioni parallele: l’una per far circolare le idee e prendere le iniziative, l’altra per assicurare professionalità politico-sindacale ed efficienza amministrativa. L’immagine complessiva che se ne ricava è quella di un sindacato aperto, che oltre a permettere di reclutare persone che lavorano in diversi rami d’attività, si presta anche ad operare con campagne su temi generali, quindi ad essere politicamente molto presente nel paese. Quello che ancora gli manca è un nome (Sip è soltanto una sigla), che sia moderno, espressivo ed incisivo, si adatti alle tre lingue nazionali ed esprima l’identità della nuova organizzazione. Sei ed Flmo hanno lanciato un concorso a tale scopo.

Pubblicato il

14.06.2002 03:00
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