Seriamente verso gli Stati

Franco Cavalli, qualche mese fai lei criticò il Pss di essere un poco addormentato e di mancare anche di una figura guida. Le sembra che in questa campagna elettorale il partito sia sufficientemente sveglio?
Dopo le mie critiche vi è stata la nostra grossa sconfitta a Zurigo che ha portato lo stesso presidente del partito, tra le righe, a darmi ragione. Sicuramente da allora vi sono stati tentativi di cambiare, sono state organizzate molte riunioni con i responsabili dei vari cantoni, si sono fatte varie analisi, si è cercato di darsi una spinta. Dubito però che l'impresa sia riuscita. Il fatto che questa campagna sia dominata dall'Udc dimostra che in fondo qualche cosa non funziona ancora come dovrebbe.
Cosa non permette al Pss di prendere il volo?
Penso ci siano problemi strutturali all'interno del partito che non sono ancora stati risolti e finché non si risolveranno sarà difficile darsi realmente la mossa vincente. Il problema principale è lo scoordinamento tra quello che vogliono fare il Pss centrale, i parlamentari a Berna e quello che fanno i Consiglieri di Stato e i parlamentari nei vari Cantoni: spesso questi attori agiscono in maniera diametralmente opposta sabotando la politica voluta dai vertici del partito. Questa è una grossa palla al piede.
Come toglierla?
Bisogna mettere certe cose sul tavolo e dire che se il partito socialista a livello nazionale fa un certo discorso, occorre che questo stesso discorso venga fatto anche al suo interno, a tutti i livelli.
Se si cambiasse la guida le cose cambierebbero?
Penso che i problemi strutturali siano più importanti del problema della guida.
Ma una buona guida potrebbe cambiare la rotta della nave nella giusta direzione…
Non ne sono sicuro. Pensiamo a Bodenmann, l'ultimo grande presidente che ha anche ottenuto un vasto successo elettorale. Lavorando 20 ore al giorno, utilizzando la sua intelligenza era quasi riuscito a fare dimenticare questi problemi strutturali. Ma una volta che si è ritirato dalla carica i problemi sono riemersi tali e quali a prima del suo arrivo.
L'Udc sta monopolizzando la campagna elettorale soprattutto portando avanti una politica anti-straniero. Ma il Pss non sembra reagire particolarmente. Ad esempio mi chiedo, dov'è finito il documento sull'integrazione presentato dal Pss lo scorso anno?
Il razzismo della campagna Udc è evidente. Penso però che sul tema degli stranieri non basta rispondere con buone intenzioni. Bisogna andare oltre e chiedersi, ciò che il Pss ha ultimamente un po' tralasciato, perché siamo confrontati a questa situazione, perché ci sono i rifugiati, perché nel Terzo Mondo c'è la povertà. Nel Terzo Mondo c'è la povertà soprattutto perché vi é gente che di queste terre approfitta, come faceva Blocher quando era ancora un industriale. Ed è poi la stessa gente, vedi sempre Blocher, che in seguito sfrutta questa povertà per risvegliare la xenofobia, la paura dello straniero, l'astio.
Per tornare alle differenze tra il centro e la base, vi è chi ipotizza un certo spostamento a destra del Ps ticinese rispetto a quello nazionale...
Due studi del fondo nazionale per la ricerca fatti durante le votazioni federali del '99 e del 2003, hanno rilevato che la base elettorale del Ps Ticinese fosse la più a sinistra di tutte le basi Ps svizzere. Una conclusione a mio avviso in parte esagerata. Ma osservando la composizione sociale del Ticino mi sento di dire che la realtà non è così lontana se si fa un parallelo con altre realtà come Berna, Basilea o Zurigo dove la candidata socialista agli Stati ha addirittura proposto il carcere per i 14enni che commettono reati. In Ticino una simile idea è improponibile.
Il divario tra ricchi e poveri aumenta sempre più ma i "nuovi poveri" votano sempre più Udc o, la dove c'è, Lega. Ma allora chi vota Pss?
È un fenomeno chiaro che riguarda diversi paesi e che è accompagnato da un altro, secondo cui più la gente è abbiente più va a votare. Si tratta di fenomeni sempre verificatesi nei momenti di crisi e di trasformazione, si pensi ad esempio alla crisi del '29. C'è una responsabilità della sinistra se la Lega è cresciuta al momento che stava scomparendo il Psa, non è una casualità. Meno pronunciate diventano le posizioni della sinistra, meno le classi sfavorite si sentono rappresentate da un discorso che sta diventando troppo complesso e così di spostano verso destra, attratte da discorsi più semplici, più populisti, che danno l'illusione di fornire sicurezza.
Ma chi vota allora Ps in Ticino?
In Ticino c'è ancora una fetta di elettorato popolare, come emerge frequentando i comizi, ma come nel resto della Svizzera il Ps è sempre più un partito di gente che lavora nel settore pubblico e sociale e di rappresentanti della nuova intelligentia, dei nuovi mestieri.
In un'intervista al settimanale zurighese Die WochenZeitung, lei aveva affermato che non è importante il successo elettorale, ma questo è solo un modo per sapere da che parte tira il vento: ma senza il sostegno popolare non si va lontano.
Certo è anche per questo che mi sono sempre messo a disposizione delle campagne elettorali. Lungi da me i discorsi massimalisti secondo cui le elezioni non contano niente. Ma è altrettanto sbagliato prendere le elezioni come unica misura dell'efficacia di un partito, soprattutto in una realtà come quella Svizzera in cui la politica è ampiamente determinata dalle iniziative, dai referendum, dalla democrazia diretta. Importantissime dunque sono anche le azioni extraparlamentari. 
In quella stessa intervista lei ha ammesso di non avere ottenuto il successo che voleva quando era capogruppo al nazionale. Ma lei che oggi critica l'operato del Ps se la sente di ammettere che quel suo successo mancato in parte è colpa sua?
Da un lato ho sicuramente sopravvalutato le mie forze e sottovalutato il compito, non ho dedicato il tempo sufficiente all'incarico anche perché ero in Ticino e perché avevo una professione che mi occupava gran parte del tempo. Dall'altro lato, ci fu una specie di guerriglia interna condotta dalla destra del partito ed escogitata dall'allora presidente Brunner che mi aveva reso la vita impossibile.

Al duo Marty-Cavalli un po' ci credo

Lei nei sondaggi – ma non solo – risulta essere un personaggio molto popolare. Questa popolarità sarà portatrice di altrettanti voti?
È un quesito difficile. Questi sondaggi parlano non di intenzioni di voto bensì di credibilità. Questo tasso alto di credibilità mi fa molto piacere e nel contempo mi conferma che dire le cose come stanno, non fare troppi compromessi se può costare caro a livello istituzionale – forse questa è proprio una delle ragioni che mi hanno sbarrato il terreno verso il Consiglio federale malgrado fossi tra i favoriti – ma premiare a livello popolare. Detto questo io non ne traggo automaticamente la conclusione di avere un vantaggio elettorale: è un incoraggiamento ma nulla di più. La sfida rimane molto difficile; io certamente non mi considero tra i favoriti: Filippo Lombardi parte invece con un vantaggio elettorale, forte di un sostegno politico ed economico.
Ma lei ci crede al ticket Marty-Cavalli?
Tanto per cominciare occorre sfatare subito un mito: il Ps non ha mai detto di votare Marty-Cavalli bensì di votare Cavalli. Che nella mente di molti elettori socialisti vi sia questo ticket è sicuramente vero.  Io ci credo? Beh, tra me e Marty vi sono sicuramente tanti punti in comune – penso alla politica estera – ma vi sono anche molte divergenze, in particolare sulla politica economica e fiscale. Globalmente penso comunque che per il Ticino questo "duo" sarebbe certamente positivo; non per nulla i giornali della Svizzera tedesca lo hanno definito "dream team", in grado di smuovere le acque, proprio perché ci viene riconosciuta una certa autorevolezza. 
Un po' dunque ci crede?
Ci credo, anche se come detto non ci sono raccomandazioni di voto in tal senso. Ci credo perché questo duo avrebbe più peso a Berna di un qualsiasi altro duo. E ci credo anche perché contrariamente a quel che si vuol far credere, il Ticino non è un cantone di destra: sulla maggior parte dei temi sociali i ticinesi votano infatti "a sinistra". Unica eccezione è il tema degli stranieri dovuta a fattori storico-contingenti, al nostro complesso di inferiorità rispetto alla Lombardia.
La divisione interna al Plr ticinese avrà un suo peso?
All'interno del Plr ci sono grossi nodi che stanno venendo al pettine, ma non tocca a me dire cosa fare per risolvere la situazione. Quello che posso dire è che il Plr prima dell'ondata masoniana era uno degli ultimi partiti liberali radicali in svizzera considerato interclassista, caratteristica che lo ha portato al successo elettorale. L'ondata masoniana lo stava invece trasformando in un partito rappresentante unicamente della destra economica. E se guardiamo altri cantoni dove questo fenomeno è avvenuto completamente ci accorgiamo che il partito radicale si è ridotto a poche briciole; se il Plrt vuole mantenere il suo peso storico sa cosa non deve fare se non vorrà essere semplice portavoce della destra economica.
Ma lei, con tutta la popolarità di cui gode se le si ripresentasse l'occasione di diventare presidente del Pss lei cosa risponderebbe?
In passato ci sono state ben due occasioni in cui avrei potuto diventarlo ma non ho mai accettato, così come non ho mai accettato di mettermi seriamente in lista per il Consiglio di Stato in Ticino perché questo avrebbe richiesto l'abbandono della mia professione.
Adesso però ha un po' più di tempo…
Adesso se ripassasse questo treno farei delle considerazioni diverse, ci penserei bene visto che non ho più quei freni professionali che avevo in passato. Non dico di no ma forse oggi avrei altri limiti, tra cui l'età…
Sentire Mortiz Leuenberger che dice «Lo smantellamento della Posta è un fenomeno ineluttabile» non le ha fatto venire un po' di mal di pancia?
Mi è venuto un grande mal di pancia. Oso ancora sperare, anche se conoscendolo non penso sia così, che si sia espresso in questo modo perché obbligato dal principio di collegialità che vige in Consiglio federale. Con le privatizzazioni in Svizzera siamo già andati troppo oltre. E anche in Europa: le privatizzazioni in campo elettrico o nelle ferrovie hanno portato soltanto disastri. E anche nel settore della telefonia gli apparenti vantaggi sono dovuti unicamente ai progressi tecnologici. Le privatizzazioni non sono mai state fatte per migliorare il servizio ma per ottenere vantaggi economici ai nuovi padroni di questi servizi.
La rinascita del Partito comunista in Ticino può contribuire a svegliare il Ps?
Da una parte mi sono sentito dire che questo cambiamento di nome ha provocato un'ondata di interesse nei giovani. E questo è sicuramente positivo: interessare i giovani alla politica non è compito facile.
Però non era meglio che i giovani si interessassero alla politica grazie al Partito socialista?
Indubbiamente. Però io penso che le suddivisioni interne alla sinistra – socialisti, comunisti ecc – siano ormai datate, legate a momenti storici ben precisi. Sono convinto che tutta la sinistra debba ancora finire di fare i suoi "compiti a casa" ricevuti dopo la caduta del muro di Berlino, dopo l'esplosione della globalizzazione, perché ancora non è ben chiaro dove si vuole andare, quali siano le nuove sfide. È necessario capire nuovamente cosa significhi muoversi verso una società socialista, verso una società migliore. Tutto questo deve essere, a mio avviso, un progetto storico comune di tutta sinistra; per questo penso sia sbagliato oggi chiudersi in compartimenti stagni, dietro antiche etichettature.
Lei che si è stufato del Consiglio nazionale, è sicuro che non si stancherebbe del Consiglio degli Stati qualora venisse eletto?
Quella mia uscita un po' provocatoria era legata alla situazione del momento: mi era stato richiesto di restare ancora un poco al Nazionale mentre dovevo preparare la mia successione e stavo assumendo nuove cariche internazionali.
Ma la politica è una passione e alle passioni non si resiste facilmente…
Certo. È una passione, ma le regole burocratiche operanti nel Consiglio Nazionale non mi permettevano di conciliare passione e dovere professionale. Ora ho meno impegni professionali ed il modo di lavorare degli Stati s'addice maggiormente al mio temperamento politico. Non penso quindi che mi annoierei.

Pubblicato il

12.10.2007 03:00
Fabia Bottani
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