Sicurezza e libertà individuali

Il 17 maggio si decide se a tutti i cittadini svizzeri, e non solo ai criminali come finora, saranno registrate le impronte digitali in una banca dati gestita dallo Stato. È la novità, e la preoccupazione maggiore, contenuta nell'introduzione del nuovo passaporto biometrico voluto dal governo.  

Sfera individuale sacrificata in nome della sicurezza. «Dall'undici settembre 2001 il controllo delle persone non ha cessato di estendersi, rischiando di rappresentare una pericolosa deriva» ha dichiarato Hanspeter Thür, l'incaricato federale alla protezione dei dati e alla trasparenza.  Gli oppositori al nuovo passaporto biometrico in votazione il prossimo 17 maggio intravvedono un ennesimo sacrificio della privacy in nome della sicurezza. Il nuovo passaporto, il quarto della serie "più sicurezza" degli ultimi otto anni, propone due novità fondamentali. In un microchip, oltre ai dati personali contenuti nei vecchi documenti come nome, altezza e colore di occhi e capelli, saranno registrati anche la firma digitalizzata, la fotografia informatica del volto e due impronte digitali. Se oggi le impronte digitali sono rilevate solo a chi commette un reato, con il nuovo passaporto tutti i cittadini svizzeri sarebbero schedati. Queste informazioni saranno catalogate in una banca dati gestita dalla polizia federale. E qui sorge la preoccupazione maggiore del comitato promotore del referendum. La banca dati è un'esclusiva svizzera, nessun altro paese la vuole introdurre. Il Parlamento dell'Unione Europea ha bocciato una proposta simile.
«Una volta realizzata la banca dati, esiste il forte rischio che essa sia utilizzata per altri fini da quelli proposti inizialmente. E già successo» spiega ad area l'incaricato federale Thür. Si riferisce al caso avvenuto in Germania dove era stata introdotta una banca dati dei camionisti relativa al pagamento del utilizzo delle strade in base al chilometraggio. Al momento della sua introduzione era stato ufficialmente dichiarato che i dati contenuti non sarebbero mai stati utilizzati nell'ambito d'inchieste penali. Qualche mese dopo, un procuratore mentre indagava su un camionista sospettato di aver commesso un delitto, ha cercato di utilizzare la banca dati ai fini dell'inchiesta. Il Tribunale ha negato l'autorizzazione al procuratore dell'uso della banca dati. In seguito però, il parlamento tedesco ha modificato la legge autorizzando ora l'uso dei dati anche nell'ambito penale. «L'esempio tedesco  dimostra come sia possibile usare una banca dati diversamente da quanto postulato inizialmente» conclude Thür. Come dire, una volta che la banca dati esiste, la tentazione di usarla è troppo grande.
Il timore dei contrari al passaporto biometrico è che dei dati raccolti se ne faccia un uso illegale. L'eventuale banca potrebbe diventare obiettivo di craker, i criminali informatici, per fini illeciti. Basti pensare all'eventuale uso della firma digitalizzata da parte di malintenzionati per capire i rischi eventuali.
Nel paese che ha scoperto qualche anno fa di aver uno Stato che ha schedato illegalmente un cittadino su sei (900mila persone su sei milioni di abitanti all'epoca), molti dei contrari al nuovo passaporto non sono affatto rassicurati che sia la polizia federale a gestire la banca dei dati biometrici. Ancora recentemente, la polizia federale è stata al centro di uno scandalo per avere schedato, illegalmente, dei gran consiglieri di Basilea città perché di origine curda.
Gli oppositori al nuovo documento evidenziano inoltre il pericolo dei dati biometrici consegnati alle compagnie aeree in caso di cittadini che effettueranno dei voli transatlantici. Cosa succederà di questi dati personali una volta consegnati a questi gruppi privati, non dà garanzie assolute secondo i contrari.
È lecito domandarsi perché il Consiglio federale ha previsto questo tipo di passaporto a fronte dei pericoli esposti dai contrari. Le ragioni sono soprattutto estere, americane in primo luogo. Dall'attentato alle Torri gemelle, nel mondo si è imposta la filosofia del controllo totale nel nome della sicurezza. Il ragionamento è questo: per poter continuare a godere della libertà, bisogna sacrificarne qualche pezzo.  Su questa convinzione, gli Stati Uniti hanno imposto l'obbligo del passaporto biometrico per entrare nel loro paese. In realtà è ancora possibile entrare con il passaporto semplice, ma è più caro e più burocratico. L'Ue si è subito adeguata, ed ha fissato come data limite per l'introduzione del passaporto biometrico il primo marzo 2010 per tutti i paesi aderenti allo spazio Schengen. La Svizzera si è quindi adeguata, facendo però un passo in più non necessario: la banca dati.  Ma secondo la Consigliera federale Eveline Widmer-Schlumpf, ministro responsabile del Dipartimento di polizia, la banca dati permette un migliore controllo rispetto alla decentralizzazione dei dati perché garantisce il rispetto di regole severe in caso di uso.
Inoltre, fino ad oggi è possibile scegliere quale passaporto avere, biometrico oppure no. Se dovesse passare l'oggetto in votazione, la scelta non s'imporrà più: biometrico per tutti.
Per circolare nell'Ue, è sufficiente la carta d'identità della quale non è prevista, per ora, l'inserimento dei dati biometrici. Secondo la Consigliera federale Widmer-Schlumpf, ministro, se il passaporto biometrico non passerà in votazione, la Svizzera sarebbe in seria difficoltà con gli accordi di Schengen.
I fautori del referendum ritegno questa preoccupazione infondata, perché sarebbe possibile trovare rapidamente un consenso nel paese su una soluzione senza banca dati centralizzata quindi negoziare facilmente con l'Ue una proroga. A votazione ultimata, si vedrà se sarà necesario.

Pubblicato il

01.05.2009 03:00
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