Sono i popoli a fare la storia

Collocato in un periodo di transizione, pagherò con la vita la mia lealtà al popolo. E sono certo che i semi che abbiamo piantato nella coscienza pulita di migliaia e migliaia di cileni non saranno estirpati definitivamente. Siete forti, potranno soggiogarci, ma non si fermano i processi sociali con il crimine e con la forza. La storia è nostra e la fanno i popoli. (…) Viva il Cile! Viva il popolo! Viva i lavoratori!
Salvador Allende, discorso a radio Magallanes 11.9.1973

All’alba dell’11 settembre del 1973 i caccia dei golpisti bombardano il palazzo presidenziale della Moneda, i carri armati escono nelle strade e il presidente Allende paga con la vita la sua lealtà verso il popolo. Non sarebbe stato che l’inizio di una delle più sanguinarie dittature del continente americano.


A poco meno di 40 anni di distanza, i semi piantati nella coscienza di migliaia di cileni sono sbocciati, dando vita a quella che potrebbe essere una fantastica primavera.


Il 27 ottobre del 2020, con un risultato schiacciante, il popolo cileno ha spazzato via la costituzione scritta dal regime di Pinochet. Un risultato inimmaginabile senza lo sciopero generale dei lavoratori e senza le masse mobilitate nelle strade. Con un processo esemplare di lotta collettiva e dal basso che dura ormai da un anno, i cileni hanno dimostrato che la storia continua a essere fatta dai popoli.


Carlos Orlando Gutiérrez Luna, dirigente sindacale dei minatori boliviani, non ha avuto la possibilità di parlarci per l’ultima volta dalle frequenze di una radio, ma non ce n’è stato bisogno. Sappiamo che anche lui ha pagato con la vita la sua lealtà verso il popolo.


«O te ne vai con le elezioni nazionali democratiche o te ne vai con una convulsione sociale». Con queste parole si era rivolto alla presidentessa autoeletta Jeanine Áñez, golpista di estrema destra, qualche mese prima di morire dopo una settimana di agonia in seguito al pestaggio di una squadraccia fascista.


Era il 28 ottobre del 2020. 10 giorni prima il suo partito MAS (Movimiento al Socialismo) trionfava alle elezioni presidenziali, dimostrando che è impossibile estirpare con la forza dei semi piantati così a fondo nella coscienza di un popolo. Come ebbe a dire Fidel Castro: «Nulla potrà arrestare la marcia della storia».


Martedì negli Usa ci sono state le elezioni, e per quanto oggettivamente uno dei due candidati faccia più schifo dell’altro non vi è stata ragione alcuna per fare il tifo.
Non vi è ragione alcuna di festeggiare perché gli elementi marci di un sistema non cambiano con una spilletta repubblicana o democratica.
Gli elementi marci di un sistema possono essere cambiati unicamente con un approccio frontale, capace di intaccarne le contraddizioni di fondo.
Dalle piazze di Dallas a quelle di La Paz, passando per le miniere del Colquiri, non sono i presidenti ma i popoli che fanno la storia.

Pubblicato il

05.11.2020 19:03
Pablo Guscetti
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