Spazio Morel, una realtà non omologata

Svolta il Lac, inforca via Adamini, e fai cento metri: dopo il grande polo culturale di Lugano, che segue un percorso istituzionale, te ne ritrovi un altro a misura di giovane fatto di sperimentazioni, pochi mezzi, ma tanta creatività. Anche questa è cultura e la si produce allo Spazio Morel, là dove sorgeva una storica autoconcessionaria della città, che da trenta anni ha cessato la sua attività. Ora quel luogo da due mesi è tornato a vivere sotto una nuova veste, pullulando di idee, musica, arte, giovani. A tempo determinato però: questa esperienza è destinata a terminare con la demolizione degli edifici dove sorgerà un complesso immobiliare di lusso. Ma oggi è ancora oggi, ed è festa.

 

Nel 2013 scrivevamo “Addio Lugano bella, addio alla Lugano underground” annunciando che l’atelier del Lorem Kollektiv di Pregassona, dove in tanti avevano tirato l’alba, ascoltando musica di qualità fuori dai circuiti commerciali, chiudeva a causa di uno sfratto. Uno spazio che aveva scritto un pezzo di storia luganese tutto a un tratto non c’era più e con esso scompariva un contenitore culturale che aveva soddisfatto il bisogno di molte persone, non solo dei giovanissimi, di stare assieme in maniera non consumistica, ma condividendo momenti di scambio in una piattaforma di creatività culturale e sociale. Punto di riferimento per chi era insoddisfatto dell’omologazione del divertimento; un’alternativa che nelle grandi città, del resto, è già la norma: Zurigo insegna.


D’accordo, non siamo Zurigo, ma qualcosa di diverso anche a Lugano per i ragazzi potrebbe pur esserci... Oggi c’è. Provate a svoltare l’angolo del Lac e a salire lungo la strada verso Loreto, incontrerete dei giovani entusiasti che hanno voglia di fare, creare, confrontarsi, dare. E dare, hanno dato, se dall’apertura, lo scorso 25 febbraio, sono state ben mille le persone che si sono tesserate (5 franchi) alla loro associazione e hanno iniziato a frequentare questo spazio che sembra uscito da un film di Ken Loach. Qui si balla, si suona, si allestiscono mostre, si organizzano performance teatrali, si fanno lavori di grafica.
La mattina di maggio in cui arriviamo noi a visitare lo Spazio Morel c’è addirittura una troupe che sta girando uno sketch della serie “The Frontaliers”.


Che cosa è lo Spazio Morel ce lo spiegano Noah, Filippo, Stefano e Giacomo. «Siamo nati nel 2013 (quando l’atelier di Pregassona chiudeva, ndr) come “Associazione Drunken Sailors” e in questi quattro anni abbiamo fatto il nostro percorso. Abbiamo iniziato con dei piccoli concerti dapprima al Bar Laura, qualche toccata e fuga all’Oops e al Living Room e nel 2014 abbiamo iniziato una collaborazione con il Molino. Lì abbiamo avuto totale libertà nelle scelte organizzative per i concerti con un buon riscontro. Arrivavano molti spettatori e i soldi li abbiamo investiti per proporre nomi sempre più interessanti della scena musicale non solo locale, ma anche internazionale. A un certo punto si è presentata la possibilità in questo spazio in disuso: abbiamo trovato un accordo con la nuova proprietà che ci permette di usufruire dei locali fino all’inizio della demolizione: ci siamo buttati dentro anima e corpo al progetto Morel, espandendo il nostro lavoro anche all’organizzazione di mostre e di altre attività culturali» spiegano i giovani.


Hanno creato uno spazio culturale no-profit, che «accoglie l’arte contemporanea e la musica nelle loro più libere manifestazioni. Morel è un progetto dell’associazione culturale Drunken Sailors che ha sede in un edificio di futuro abbattimento, quindi con limitazione temporale. Per questo nascerà, crescerà e finirà nella sua forma fisica, manifestando le possibilità date dal lavoro del collettivo che lo gestisce, dal supporto e il dialogo con il network ticinese, svizzero e internazionale e dal supporto e il coinvolgimento degli associati e frequentatori» come scrivono nella loro presentazione.


Andateci a dare uno sguardo finché le ruspe non arriveranno a buttare giù tutto. Perché dentro allo Spazio Morel si trovano diversi sottoprogetti: la “Cupola”, distribuzione ed esposizioni di vinili, cd, riviste, second hand e produzioni locali di abbigliamento; “Projektraum”, spazio espositivo per mostre, e infine c’è la “Press-room”: un vero atelier e centro di produzione per le attività artistico-grafiche. «Stampiamo piccole edizioni, poster, magliette. Per esempio abbiamo realizzato il merchandising dell’evento Tessinoise che si è tenuto allo spazio Foce» annota Noah.


Andate finché siete in tempo. In vista un grande progetto immobiliare, anche se i ragazzi ci tengono a sottolineare che non vengono sfrattati e, anzi, se esistono, è proprio perché i nuovi proprietari, «molto aperti», hanno concesso loro gli spazi. Andate. C’è una Lugano che non ci sarà più, ma la buona notizia è quella di una Lugano che preme per uscire e trovare anch’essa la sua legittima cittadinanza.

Pubblicato il

24.05.2017 15:35
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